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Il dibattito in Consiglio comunale sulla città unica

i banchi della maggioranza
09 mag 2023

In apertura di dibattito e subito dopo l’intervento del Presidente del Consiglio comunale Giuseppe Mazzuca ha chiesto la parola, motivandola con la necessità di doversi allontanare subito dopo dall’aula, il consigliere comunale Mimmo Frammartino.

“Il tema dell’Area urbana di Cosenza – ha detto Frammartino -ha in passato coinvolto i livelli istituzionali dei comuni di Cosenza, Castrolibero e Rende, già protagonisti della realizzazione di un’area urbana naturale e vissuta nella quotidianità dalle loro popolazioni. La discussione odierna – ha aggiunto il consigliere Frammartino - è un fatto importante che ci avvicina notevolmente alla possibile fusione delle tre realtà amministrative e sociali. Ma questo tentativo non può rimanere, come in passato, chiuso nella sfera politica o giornalistica. Deve diventare, già da subito, patrimonio delle collettività che devono conoscere profondamente i vantaggi che la fusione porterebbe ai nostri territori, in tema di finanziamenti statali e regionali e quindi di sviluppo e lavoro”. Frammartino ha poi invitato l’aula a riflettere sul fatto che il tema della città unica si affronta da oltre vent’anni e tutti i tentativi sono naufragati.

“Ciò si e’ verificato – ha sostenuto - per due motivi fondamentali: una volontà politica altalenante ed il mancato coinvolgimento delle popolazioni nel progetto. Da qui la necessità di lavorare su questi due aspetti che se in passato sono stati un freno, oggi potrebbero divenire il volàno per la costruzione della grande città”. Per Frammartino c’è bisogno che i tre sindaci affianchino alla loro attività consultiva anche atti formali preliminari che siano indicativi della volontà politica dei tre Consigli Comunali, una deliberazione quindi che informi le popolazioni della loro intenzione, atteso che il mandato da essi ricevuto era quello di amministrare la città non quello di fonderla con altre”. Un passaggio che il consigliere comunale ha definito importante. “Chi pensa – ha aggiunto - ad una fusione calata dall’alto è sulla strada giusta per rendersi responsabile dell’ennesimo naufragio del progetto. Se questa volontà esiste, deliberarla sarebbe un segnale forte per i cittadini; se esistono problemi in merito sarebbe un bene che venissero fuori sin da subito perché un Sindaco deve essere espressione della collettività che l’ha votato ma anche del Consiglio comunale. Inoltre è fondamentale che ogni Consiglio Comunale indichi una consultazione popolare cui giungere già con uno Statuto provvisorio e con le risultanze di uno studio di fattibilità su costi e benefici della città unica per i cittadini”. Frammartino ha messo, però, in guardia l’aula sul fatto che “se la necessità di far presto è una realtà, vero è anche che la città unica deve essere il punto di arrivo di un processo che abbia sgombrato il campo da equivoci, che abbia già censito le risorse umane e i servizi oggi erogati dai comuni, e abbia studiato un’ipotesi di organizzazione amministrativa e strutturale della nuova grande città”. Anche questa è stata indicata da Mimmo Frammartino come un’esigenza dalla quale non poter prescindere “perché senza questi presupposti – ha poi aggiunto - i cittadini non potrebbero mai esprimere un giudizio consapevole. I Consigli comunali compirebbero scelte per le quali non hanno mandato elettorale e si arriverebbe ad un referendum popolare confermativo privo di ogni valore morale e sostanziale perché basterebbe la sola volontà di un comune ad annullare il veto degli altri due”.Prima di chiudere il suo intervento il consigliere comunale ha invocato la correzione della legge regionale, “pensata – ha detto - per la fusione di piccoli comun”. La correzione  servirebbe – secondo Frammartino -per i casi in cui i comuni presentino grandi differenze nel numero dei residenti e questo è il caso dell’Area Urbana di Cosenza. Pertanto, chiedere una consultazione popolare preventiva è solo un modo di garantire la rappresentatività di una nuova governance. Non si può volere qualcosa di diverso da questo! E se questo faremo – ha concluso Frammartino -la grande città avrà in Cosenza una città storica di primo livello ed un riferimento politico ed istituzionale, in Rende un centro dinamico che comprende nel suo territorio l’Università della Calabria, in Castrolibero una smart city ecologica e sostenibile con alti livelli di qualità della vita”.

 

Nel corso del dibattito è intervenuto anche il consigliere comunale Giuseppe Ciacco che ha subito sottolineato come “il tema della Città unica è assai serio appartenendo  alla storia e al patrimonio della sinistra calabrese rappresentandone un tratto eminentemente identitario”. Ciacco ha ricordato per tutte una data, quella del 18 settembre 2001. “Era in corso la seduta del Consiglio regionale della Calabria e  nell’aula di Palazzo Campanella, quel pomeriggio,  si alzò l’allora capogruppo del Partito dei Democratici di Sinistra, l’on Nicola Adamo, per illustrare la proposta di legge istitutiva del referendum per la costituzione del grande Comune dell’area urbana. Quella proposta – ha sottolineato il consigliere Ciacco - incrociò dapprima la manifesta ostilità dell’allora maggioranza di governo regionale, guidata da Giuseppe Chiaravalloti, e, negli anni  a seguire, l’insolente indifferenza di alcuni potestà municipali, ferocemente abbarbicati al potere. La storia – ha ribadito con forza Ciacco - non può essere né mistificata, né contrabbandata. E, allora, giù le mani dal tema della Città Unica. Noi diciamo, convintamente, sì alla Città unica, senza se e senza ma, in quanto rappresenta un’opzione strategica del nostro programma di governo, anzi, mettendo in campo azioni coerenti e favorendo processi condivisi e partecipati”. Quindi Ciacco ha ricordato l’avvio concreto, con le municipalità contigue, del procedimento finalizzato all’ Unione dei Comuni per la gestione unitaria di rilevanti servizi. “inderogabile necessità Ciacco ha definito l’apertura, “sin da subito, di una vera e propria fase costituente che abbia come passaggio obbligato  la propedeutica e simultanea consultazione referendaria”. “Per noi – ha aggiunto Giuseppe Ciacco -  le comunità amministrate non sono popoli– bue, ma linfa vitale della sovranità democratica, sfregiata, viceversa, dall’indecente proposta di legge regionale del 24 aprile scorso, rubricata come “Istituzione del nuovo Comune, derivante dalla fusione dei Comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero”. Per Ciacco quella proposta “è figlia di una squallida meschineria politica”, alimentata “da un manipolo di uomini e donne divorato e dilaniato da una rabbia rancorosa e da un livore velenoso”. Perché? – si chiede il consigliere comunale Ciacco-. Perché a quel manipolo di uomini e di donne, il corpo elettorale ha assestato, un montante stordente e sbaragliante, cacciando i mercanti dal tempio, decretando la trionfante vittoria di Franz Caruso e delle forze progressiste e riformiste con lui alleate. Però, i mercanti fuori dal tempio non ci sanno stare – ha sottolineato Giuseppe Ciacco nel suo intervento e per rimettere le mani sulla città si sono rivolti ai propri ascari sodali, pronti a dar loro manforte. Ed ecco, bella e confezionata, quell’indecente proposta di legge che ha una sola e unica ragione ispiratrice, anch’essa, altrettanto, indecente: la traumatica e prematura interruzione della sindacatura di Franz Caruso. Ma dove si è mia visto – ha proseguito Ciacco - che, una mattina, otto consiglieri regionali si alzano e presentano una proposta di legge, con la quale proclamano: “a decorrere dal 1° febbraio 2025 è istituito il nuovo comune derivante dalla fusione dei Comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero. Alla stessa data i Comuni oggetto della fusione sono estinti. I sindaci, le giunte e i consigli comunali   decadono dalle loro funzioni”. In 89 righe  si spazzano  via, con inaudito cinismo,  vessilli emblematici della tradizione libertaria della Calabria antifascista,  repubblicana e democratica. Quando l’agibilità democratica è messa in drammatica sofferenza, gli spiriti democratici debbono reagire, anche, attraverso coraggiosi atti di ribellione. A noi, qui e ora – ha detto ancora Giuseppe Ciacco - compete solo un compito: quello di parlare il linguaggio della chiarezza e della verità. Il compito di difendere, con le unghie e con i denti, i valori democratici, figli della resistenza antifascista. Il compito di difendere la dignità e la sovranità del Consiglio comunale di Cosenza”. Giuseppe Ciacco ha poi espresso stupore e meraviglia per il fatto che “la proposta di legge è assistita dalla clausola dell’urgenza. L’emergenza in Calabria è una e una sola quindi: disarcionare, in men che non si dica, Franz Caruso e la sua coalizione di governo”. E ancora: “quella proposta  di legge è una barbarie politica e giuridica,  perché trascina nel caos cosmico la vita amministrativa delle comunità conurbate, gettando sul lastrico, centinaia di padri di famiglia. Approvata quell’indecente proposta di legge, che fine faranno i lavoratori delle cooperative del Comune di Cosenza? Si abbia il coraggio di dire, chiaro e tondo – ha affermato Ciacco - che fine faranno quei lavoratori? Se ne andranno tutti a casa. Questa è la verità. Che la approvino pure quella legge barbara, indecente. Noi li sbaraglieremo, anche con la Città unica. Il Sindaco della città unica sarà, sempre, quel galantuomo politico, che, ora, per espressa volontà del corpo elettorale, siede su quello scranno. Perché la gente vuole essere governata da sindaci, galantuomini politici”.

“Non degne di replica sono state ritenute le affermazioni di Giuseppe Ciacco da parte del consigliere di minoranza Francesco Caruso, intervenuto subito dopo. “Non sono degne di replica – ha spiegato Francesco Caruso – perché provengono da chi vomita irrefrenabile livore, con insinuazioni e arroganti offese e non ha capito che un atteggiamento intellettualmente onesto sarebbe più utile alla città”. Poi Francesco Caruso ha voltato pagina entrando nella discussione di merito del punto all’ordine del giorno e intervenendo a nome degli 8 consiglieri di minoranza. “Mi dispiace parlare a nome della minoranza, perché questo – ha detto – è il segnale che c’è divergenza e una mancata sintonia. Quindi ha replicato al Presidente del Consiglio Mazzuca che aveva parlato di “sgarbo istituzionale” e a questo proposito, ha sottolineato che “garbo istituzionale avrebbe voluto che ad illustrare il documento della maggioranza e ad esprimere il dissenso dalla proposta di legge regionale fosse stato un consigliere e non il Presidente dell’assemblea in prima persona  che dovrebbe essere nella sua posizione maggiormente garante delle posizioni in campo. I temi della città unica – ha proseguito Francesco Caruso - non dovrebbero registrare bracci di ferro e dissidi. A me alcune argomentazioni sanno di assurdo. La preoccupazione maggiore è che venga detronizzato il Sindaco che detiene il potere. Non possono esserci dei freni rispetto ad un percorso ineludibile e improcrastinabile. E poi bisognerebbe evidenziare i vantaggi prevalenti. Se fino ad oggi un tema così sentito e che comporta un indiscusso insieme di vantaggi per la comunità non è stato concretizzato dalle amministrazioni è per mancanza di maturità rispetto alle attese dei cittadini. Allora ben venga una legge regionale che non deve essere vista come imposta, ma come elemento catalizzatore”. Nel concludere il suo intervento Francesco Caruso ha, infine,parlato della possibilità di formulare osservazioni alla proposta di legge, di far pervenire, da parte delle amministrazioni, richieste di integrazioni e migliorie. “Perché bocciare il disegno di legge sic et simpliciter” – si è chiesto Caruso. “Vogliamo dare la parola ai cittadini, maturi e consapevoli, che possono e sanno scegliere. Vogliamo arrivare quanto prima al referendum. Poi ogni azione concreta sarà utile per arrivare alla fusione”.

E’ stata poi la volta della consigliera comunale Antonietta Cozza. “Sarebbe un errore grave e storico trasformare la questione della città unica in un argomento politicamente  divisivo – ha esordito. E, tuttavia, ed obiettivamente – ha aggiunto Cozza - l’iniziativa assunta dai consiglieri regionali del centrodestra, per più ordini di ragioni, ostacola un proficuo confronto.  E allora, forse converrebbe recuperare le ragioni di un comune sentire”. Cozza non ha dubbi: “le fusioni tra comuni interpretano un utile strumento per un efficace governo del territorio. E noi siamo fermamente convinti che la città unica possa, per davvero, costituire  un volàno di sviluppo per i territori di Cosenza, Rende e Castrolibero. Tra l’altro – ha detto ancora Antonietta Cozza - la città unica è già ben presente nell’immaginario collettivo delle popolazioni amministrate. E però, pigiare il piede sull’acceleratore, prefigurando fusioni a freddo, non credo che possa ritenersi un buon viatico. Le scelte verticistiche mortificano lo spirito democratico e inevitabilmente producono tensioni e dissenso. La conurbazione dei tre comuni – ne è convinta Cozza - non può essere calata dall’alto; deve essere, viceversa collocata dentro una cornice di effettiva e partecipata condivisione popolare. I cittadini devo essere protagonisti attivi del processo di fusione. E in questo senso il referendum consultivo acquista un forte significato in termini di dialettica democratica.

Le fusioni vanno condivise e non imposte e devono essere,  necessariamente,  precedute da passaggi intermedi,  attraverso la realizzazione di funzioni associate, che troveranno poi nella fusione il loro sbocco naturale. E, allora, radicalizzare le posizioni non serve. La seduta odierna può essere l’occasione propizia per avviare un confronto sereno e pacato. La città unica va fatta. Ormai si tratta di un processo irreversibile. Però va fatto con i tempi giusti e con le modalità appropriate. Ciascuno di noi è chiamato ad assumere comportamenti responsabili e coerenti”. Da Antonietta Cozza è venuto un invito esplicito a rallentare e ragionare. “Tra l’altro – ha fatto notare - la città unica è un punto saliente del nostro programma. E, quindi, per noi sarebbe impossibile remare contro. Penso che non si possa costruire la città unica innalzando reciproche barricate. Sarebbe il modo più sbagliato. I processi vanno, sapientemente, governati”. E poi chiude citando Peppino Impastato di cui proprio oggi, 9 maggio, ricorre il 45° anniversario della scomparsa. “Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”.

A seguire, l’intervento di Francesco Spadafora che ha subito sottolineato come il tema della città unica abbia nelle ultime settimane acceso e non poco il dibattito politico. “Occorrerebbe – ha rimarcato Spadafora – evidenziare che l’istituzione della città unica rappresenta un’opportunità interessante e fondamentale e la stessa potrebbe essere la più grande fusione di città in Italia. Finalmente si può dare un inizio fattivo ai processi di integrazione dei servizi”. Spadafora non ha mancato di far notare che “i territori sono già nei fatti, per cui non vedo l’utilità di predisporre uno studio di fattibilità. Unire i tre comuni in una sola città consentirebbe una migliore gestione dei servizi, ingenti risparmi e quindi la crescita economica e sociale per tutta l’area. Il partito che rappresento (Fratelli d’Italia) è dell’avviso che nella proposta debbano essere inserite anche altre comunità cittadine, come Zumpano o Montalto. Siamo convinti che realizzare una grande realtà urbana con 200 mila abitanti possa portare ulteriori benefici. Ecco perché riteniamo che la proposta possa essere modificata in tal senso, così come sarebbe opportuno mettere da parte i campanilismi che hanno danneggiato i territori. La città unica – ha aggiunto Francesco Spadafora - si rende necessaria anche per colmare lo spopolamento che continua ad interessare la città di Cosenza. E poi – ha aggiunto – l’accorpamento consentirà di diminuire i costi della politica. L’auspicio è che la proposta avanzata dai consiglieri regionali possa essere affrontata con responsabilità e coscienza da tutti gli attori dell’iter procedurale. Tengo, infine, a sottolineare – ha concluso Spadafora - che la nostra parte politica non vuole sottrarre niente a nessuno, men che meno scalzare il Sindaco dal suo ruolo conferitogli democraticamente. L’obiettivo è quello di realizzare, dopo anni di dibattito, questo grande progetto che spero possa coinvolgere altre realtà cittadine. E poi, la data indicata nella proposta di legge, quella del febbraio 2025, non è  perentoria, ma se mai si parte, mai si arriva. Qui c’è in ballo il futuro di un vasto territorio che non può restare indietro. Non si può perdere il treno della città unica. Siamo aperti al confronto costruttivo. Approvata la legge, punteremo sul referendum”.

E’ stata poi la volta del consigliere Francesco Graziadio. “La città unica è  un sogno per tutti i cosentini e si è atteso troppo tempo, perché andava fatta 10 anni fa. La politica – ha detto ancora Graziadio - non può non prendere atto di qualcosa che è nel cuore dei cosentini. Chi risiede a Rende o a Castrolibero viene a Cosenza per lavoro, per fare acquisti, per andare a teatro e i flussi di traffico certificano una conurbazione di fatto. Di questo dobbiamo prendere atto. Ecco perché – ha aggiunto Francesco Graziadio – bisogna far correre le gambe su cui camminano le idee. E poi nel programma del Sindaco si parla chiaramente di città unica. Ci abbiamo lavorato a piccoli passi. Poi è arrivata la proposta”. Una iniziativa che il consigliere Graziadio non ha esitato a definire “brutale, muscolare, strumentale e mossa dal bisogno di farsi notare”, bollando la Regione come “ente sovracomunale chiuso e lontano dai cittadini”. “Tante – ha aggiunto – le cose condivisibili dette da Francesco Caruso e da Francesco Spadafora, ma l’iniziativa burocratica dei consiglieri regionali tradisce nella sua fretta la totale assenza di una visione alla Empio Malara, architetto, urbanista, ma anche un visionario politico, anarchico e socialista che voleva Cosenza capitale regionale”. Per il consigliere Francesco Cito, intervenuto subito dopo, “finalmente si parla di città unica ed  inizia un percorso di unificazione. I comuni già vivono la città unica nelle scuole, nei servizi sanitari per la loro contiguità territoriale”. Per Cito notevoli sono i vantaggi, ad esempio per la riduzione dei tributi. La fusione sarà sancita dal referendum popolare consultivo. Questa realizzazione deve prescindere dal colore politico. Si è detto di tutto: dal mancato confronto alla fusione a freddo. Nei prossimi incontri in commissione saranno coinvolti tutti i soggetti interessati: gli amministratori, i sindacati, gli ordini professionali, le associazioni di categoria e la società civile. E’ importante superare i campanilismi pensando ai benefici. Ci vuole un atto di coraggio e crederci”.

Ad intervenire, subito dopo, il consigliere comunale Francesco Turco. “La giornata di oggi è importante – ha affermato Turco - perché permette di fare chiarezza su un tema assai importante che si sta portando avanti con approssimazione. La proposta di legge regionale ha – secondo Turco - numerosissime lacune. A me risulta assai singolare che a proporre questo affettato processo di fusione sia chi ha governato la nostra città per oltre un decennio, senza preoccuparsi di costruire la Città unica, ad esempio, attraverso l’unione dei servizi, la programmazione culturale unitaria e tanti altri processi che avrebbero potuto creare basi solide per la fusion”. Con convinzione il consigliere Turco ha affermato che “tutto ciò abbia solo interessi elettorali”. Il consigliere di maggioranza ha respinto ogni insinuazione di attaccamento alle poltrone, come affermato dall’opposizione. “Molti di noi – ha precisato - siedono tra questi banchi per la prima volta, lo fanno con rispetto e con passione, con garbo, e lo fanno camminando ogni giorno per la città di cui conoscono i problemi e ascoltano le istanze di chi la abita e di chi la frequenta. Al contrario di quanti oggi si ergono a paladini della città unica – ha aggiunto il consigliere Turco - non rivestiamo come loro da moltissimi anni il ruolo di consiglieri comunali o di amministratori a vario titolo, ma il nostro agire politico ha un unico intento che è quello di risollevare la città dalle secche in cui è stata portata da chi l’ha governata fino a 16 mesi fa”. Turco giudica “assurdo che in questi giorni si stia spingendo nella direzione della città unica senza una logica, senza costruire basi solide e senza il coinvolgimento dei cittadini, al fine di arrivarvi, non con l’improvvisazione di chi la propone, ma in maniera trasparente e sensata”. Per Turco la presa di posizione di chi ha avanzato la proposta di legge è “una vera  e propria prova di forza da parte di chi, ancora dopo 16 mesi, non ha digerito una sconfitta elettorale che ha sancito un avvicendamento politico democratico e fisiologico. A differenza di chi, prima di noi, ha governato Cosenza, in questi mesi abbiamo lavorato nella direzione di costruire ponti con le città di Rende e Castrolibero al fine di far nascere progetti e servizi comuni che sono propedeutici alla città unica. Abbiamo finalmente definito la localizzazione del nuovo ospedale (ci chiediamo perché la regione non faccia la propria parte) in una zona baricentrica rispetto ai tre comuni, abbiamo recuperato fondi che stavano per andar persi ( ci chiediamo come l’ex sindaco possa dire che abbiamo un centro storico bellissimo che va solo rigenerato, quando proprio lui è stato artefice del suo declino mentre noi, grazie a Cis e Agenda Urbana lo stiamo facendo finalmente rinascere) e avviato una serie di opere attraverso il PNRR che ci fanno guardare al futuro con fiducia. Ciò che abbiamo a cuore – ha sottolineato con forza Francesco Turco -è portare a termine con determinazione e forza quanto in questi mesi abbiamo messo in campo. I nostri concittadini devono essere coscienti che una città unica nata all’improvviso con questi  metodi è molto probabile faccia andare in fumo tutto quello che stiamo mettendo in campo. Non vogliamo che tutto ciò vada perso, convinti come siamo che le opere avviate non possano essere gestite in maniera approssimativa ma con un Comune guidato autorevolmente e con un orizzonte temporale che consenta il completamento dei lavori”.

Nel successivo intervento la consigliera comunale Bianca Rende si è detta preliminarmente sfiduciata dal tenore del dibattito e del documento proposto. “Abbiamo deciso di sostenere al secondo turno il Sindaco Franz Caruso, con una convinta apertura verso il progetto della città unica. Oggi dal tono del dibattito, degli interventi e del documento proposto dal Presidente Mazzuca, che ci richiama alla responsabilità e all’impegno, non mi sono ritrovata in quel che mi attendevo. Soprattutto il documento non è quello che mi sarei aspettata. Non lo è perché – ha sottolineato Rende -parte da alcune premesse di cui non condivido nulla e arriva a conclusioni che, invece, condivido. Nelle premesse, il documento evidenzia i vantaggi evidenti della città unica come i servizi più efficienti e l’aumento della rappresentatività politica di una città e di un’area urbana. Non ci dice, però – ha osservato Bianca Rende - che oggi tutta l’area urbana presenta una carenza di servizi clamorosa (un esempio su Cosenza è l’economato chiuso e un altro esempio sono i tempi di attesa biblici per le carte d’identità). Non solo non vengono mai citati i vantaggi, ma addirittura vengono vengono enfattizzati i limiti e i rischi. La legge regionale è da rispedire al mittente con sdegno. Condivido il giudizio del Presidente Mazzuca quando ha parlato di sgarbo istituzionale. La proposta è sbagliata nel merito e nel metodo ed impone un processo calato dall’alto, ma anche noi dobbiamo essere credibili e dimostrare di volerla davvero. La città unica è  un caposaldo nel programma del Sindaco e del centro sinistra. Vorremmo, inoltre, che la legge spiegasse – ha aggiunto Rende – come fare ad aderire ad una unione nella situazione in cui siamo. Non è ipotizzabile prima della copertura del debito. Il piano di rientro varato dal Comune è un piano almeno decennale. Se la premessa è vera, contraddice enormemente quello che andiamo affermando. E’ importante essere più concreti e partire dall’audizione dei cittadini, attraverso l’affidamento di un sondaggio che serva a cogliere il sentiment popolare. La legge – ha sostenuto ancora Bianca Rende - è viziata dalla velocità con la quale  alcuni processi vengono tracciati, ma nulla ci impedisce di affidare all’Unical o ad altri istituti di ricerca il compito di dire ai cittadini quali sono le conseguenze e gli scenari della città unica. Non si prende in considerazione, inoltre, che molti cittadini potrebbero condividere che si allarghino i confini di questa città unica. Non si può, ad esempio, ignorare la volontà di Montalto di aderire, non si può trascurare la delusione delle Serre cosentine di essere lasciati fuori”. Bianca Rende nutre l’aspettativa che vengano evidenziati i vantaggi e che si proponga un programma alternativo definendo confini più ampi e che si stabilisca un termine credibile per la consultazione”. Subito dopo ha annunciato il suo voto positivo al documento proposto dalla maggioranza, ma Rende ha rimarcato la divisione tra premesse e conclusioni dello stesso documento.

Abbiamo bisogno della città unica per alzare l’asticella del nostro impegno”. In chiusura di intervento Bianca Rende, avendo notato in sala la presenza del Vice Presidente del Consiglio regionale Franco Iacucci, lo ha invitato a farsi parte attiva per elaborare una controproposta di legge che vada a contrapporsi a quella presentata dai consiglieri regionali di maggioranza e che riassuma il meglio del dibattito tenutosi oggi nel Consiglio comunale di Cosenza.

 

Nell’intervento successivo Caterina Savastano ha parlato di “discussione che riguarda uno dei temi più dibattuti ed oggettivamente controversi per la vita delle nostre comunità che ha impegnato, nel passato, generazioni di amministratori, sociologi, urbanisti e studiosi dei fenomeni conurbativi. D’altra parte – ha aggiunto Caterina Savastano – l’assenza di una comune analisi sugli esiti decisivi di una effettiva conurbazione non solo materiale (peraltro realizzatasi naturalmente) ha contribuito a ritardare le azioni amministrative necessarie. Il terreno politico-amministrativo su  cui oggi siamo chiamati a confrontarci – ha detto ancora la consigliera Savastano – alla luce del mutato quadro legislativo, propone un panorama inedito e pertanto complesso che induce a considerare imprescindibile il coinvolgimento di tutti i soggetti destinatari ed in primis dei cittadini, nonché l’attivazione di tutti i raccordi istituzionali necessari a completare la volontà politica e a disegnare una visione strategica nel processo di integrazione. In tale ambito – ha proseguito Savastano – l’assenza di un piano di fattibilità della fusione, strumento principale per valutare l’opportunità ed il dimensionamento del processo aggregativo, rende di fatto il dibattito prodotto dall’iniziativa regionale del tutto monco. Il presupposto fondamentale è che le scelte da operare sul territorio siano sempre più chiare e definite. Tale definizione e trasparenza deve essere certamente legata direttamente alla partecipazione delle forze politiche e della collettività, come soggetti attivi e non essere, invece, il risultato di una decisione di parte, spesso arbitraria e parziale”. Caterina Savastano ha, infine, espresso il convincimento “che molte delle possibilità operative consentite da questo quadro normativo (legge Delrio e successive) dipenderà dai tempi e dai modi con cui i Comuni sapranno e potranno conquistarsi il nuovo campo operativo, impegnando politicamente le singole amministrazioni nella lotta contro gli squilibri e le contraddizioni ce continuano a caratterizzare i nostri territori e l’intero comprensorio, vanificando le legittime aspirazioni di sempre”.

 

Per Aldo Trecroci, intervenuto a seguire “nella discussione è emerso chiaramente che da parte di tutti c’è unanimità nel ritenere che  la città unica sia un’opportunità importante per i comuni, anche in virtù di una serie di aspetti positivi riconosciuti”. Trecroci si è poi domandato: “a che serve il referendum fatto in queste condizioni?” e si è dato una risposta: “il problema fondamentale è che un referendum posto in questo momento nel quale la città unica è un contenitore privo di contenuto, diventerebbe esercizio retorico. La necessità che emerge dal documento presentato dalla maggioranza è quella di andare a definire i contenuti e le criticità e come queste ultime si risolvono.

Ho apprezzato – ha aggiunto il consigliere Trecroci – lo spirito di autocritica dell’opposizone.  In 10 anni non è stato fatto nulla. C’è stata una sordità delle istituzioni. Nel documento non c’è alcuna volontà di frenare la città unica. L’iter richiederà un notevole sforzo e soluzioni tecniche che devono essere concordate. E’ un po’ come la modifica della Costituzione che è stata condivisa. Il processo di fusione dei tre comuni deve essere condiviso. Al contrario della collega Bianca Rende, io sostengo il documento nella sua interezza, sia nelle premesse che nelle conclusioni”.

Per Alessandra Bresciani che ha seguito l’intervento di Trecroci, “è il metodo che cambia il risultato. Mi sembra strano – ha detto Bresciani - che chi si occupa da tanto della macchina amministrativa propone un arco temporale di un anno per arrivare allo scioglimento dei consigli. E’ come se si partorisse un gigante con i piedi di argilla. La minoranza mi trova, invece, d’accordo su quello che ha anticipato e cioè allargare i confini per arrivare alla città metropolitana con un numero di abitanti superiore a 250 mila. Dobbiamo far le cose bene dall’inizio. Il futuro di più comunità è nelle nostre mani e dobbiamo fare le cose per bene”.

Il consigliere Gianfranco Tinto non si è poi volutamente soffermato sulla proposta dal punto di vista tecnico, ma si è detto “meravigliato dall’atteggiamento dei consiglieri di maggioranza della Regione. “Conoscono i problemi del Comune, ma anche di Rende e Castrolibero. E’ stata partorita una proposta che a quanto pare non sta bene a nessuno, neanche ai consiglieri di minoranza. E’ emerso dal dibattito che questa proposta non sia meritevole di ricezione. Questo consiglio è convintamente d’accordo sulla città unica, ma non su questa proposta che è sbagliata sia nel modo che nel metodo”. E Tinto ha rivolto un ultimo appello ai consiglieri di minoranza in Consiglio comunale: “fate ritirare la proposta o studiamone una insieme, con tutti i crismi, coinvolgendo tutti”.

In sede di dichiarazioni di voto è intervenuto il consigliere Francesco Gigliotti che ha parlato a nome dei gruppi consiliari “De Cicco Sindaco” e “Cosenza Libera”.

“Siamo favorevoli alla città unica, ma con i tempi giusti, non in tempi rapidi”. Ed ha confermato le parole del Presidente del Consiglio Mazzuca con il quale si è recato a Catanzaro alla cittadella regionale ad incontrare il Presidente della Regione Occhiuto “che – ha detto Gigliotti – aveva espresso la volontà di confrontarsi con i Sindaci”.

Nel successivo intervento, sempre in sede di dichiarazioni di voto, il consigliere comunale Michelangelo Spataro ha dato lettura di alcuni passaggi di un documento del settore assistenza giuridica della Regione. “Sono in pochi a conoscerlo – ha detto Spataro-. Sono i cittadini che debbono decidere. Il referendum è previsto nella costituzione. E la proposta dei consiglieri regionali è in linea sia con il dettato costituzionale che con la legge nazionale. Il Referendum consultivo è obbligatorio.

Sarete convocati nelle sedi istituzionali preposte per far valere le vostre ragioni”

Ha poi preso la parola il consigliere Antonello Costanzo per le sue dichiarazioni di voto: Costanzo ha affermato di “provare un senso di imbarazzo nel dover affrontare un argomento importante non deciso dagli enti locali interessati ma imposto dall'alto come esigenza vitale dei territori. Un senso di imbarazzo – ha aggiunto - che si trasforma in vergogna perché, oggi, dobbiamo discutere non di una eventualità remota o futura, ma di un’imposizione politica voluta da chi, terminata ogni sorta di spot propagandistico, non si occupa delle reali esigenze del territorio che governa, ma cerca di imporre argomentazioni elettoralistiche per affermare la propria volontà di potere senza alcun rispetto verso chi, con il proprio voto libero e democratico ha bocciato una classe politica. Sono mesi, da quando si è insediata la giunta regionale che – ha detto ancora il consigliere Costanzo - si sente parlare solo di questa fusione a freddo fra i comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero come se fossero questi gli unici reali problemi ed esigenze dei territori oggetto della proposta di legge regionale.

È giusto e doveroso che tutti i nostri concittadini vengano messi a conoscenza che questo rifiuto che si solleva unanime dalla nostra maggioranza non è dovuto ad un attaccamento alla poltrona, per come qualche esponente della minoranza ha voluto far credere, ma è un atto di responsabilità e di difesa degli interessi dei cittadini, perché constatiamo che non c'è nessun fondamento in ciò che stanno legiferando. Propongono la fusione tra Cosenza, Rende e Castrolibero perché a Rende c’è l’Università e a Cosenza l’Ospedale. Purtroppo, non è uno scherzo, questa è una delle motivazioni riportate nella relazione di presentazione della stessa legge di fusione. Alla Regione Calabria – ha sottolineato con forza Costanzo - abbiamo tanti politici che, come Giulio Cesare ha imposto la restaurazione di Roma, debbono imporre il loro volere politico sulla testa delle persone che vivono in questi territori.

Inoltre, nella proposta di legge non è allegata una relazione Tecnico-Finanziaria, ma una semplice indicazione riguardante i soli costi referendari, anche questi privi di qualsiasi analisi, fissando una copertura massima di 100.000 euro, mentre facendo un conteggio molto veloce con gli stessi dati riportati, è quasi certo che si creerà un disavanzo di almeno 267.000 euro. Ma che importa, a Cosenza siamo stati abituati a disavanzi di milioni di euro, figuriamoci se chi ha portato la città capoluogo al disastro finanziario può essere spaventato da queste briciole. E’, inoltre, evidente – ha proseguito il consigliere Antonello Costanzo nelle dichiarazioni di voto - che ai cittadini di Rende e Castrolibero non viene chiesto se vogliono accollarsi quota parte dei debiti che le Giunte Occhiuto hanno lasciato sulle spalle dei cosentini.

Sembra chiaro che alla base della legge regionale non c’è uno studio reale e che questa imposizione è solo di natura politica, per senso di rivalsa politica pur di non accettare una sconfitta democraticamente sancita dai cittadini cosentini. Queste argomentazioni sono sufficienti per affermare un no deciso a queste fusioni a freddo fatte senza il coinvolgimento dei cittadini interessati perché si sta parlando del loro futuro. E preghiamo il fratello del Senatore Occhiuto di occuparsi delle reali problematiche che affliggono Cosenza e i territori dell’hinterland cosentino, per come già le Amministrazione di Cosenza, Rende e Castrolibero stanno facendo, per giungere alla condivisione dei servizi essenziali da dare ai cittadini, come il servizio di trasporto pubblico, la raccolta dei rifiuti, la distribuzione dell’acqua potabile ecc. Così come chiediamo di dare risposte precise sulle questioni aperte e ignorate, come la costruzione del nuovo plesso ospedaliero, perché è irriguardoso verso la popolazione cosentina e dell’intera provincia di Cosenza che dopo 11 mesi dall’approvazione in consiglio comunale della localizzazione del sito, non sia stato ancora avviato l’iter burocratico necessario per la costruzione del nuovo plesso ospedaliero, nonostante i fondi siano pronti e disponibili.

Preghiamo inoltre il fratello del senatore Occhiuto – ha aggiunto ancora Costanzo - di dare risposte sulla questione idrica nel cosentino e far capire a noi amministratori, come a tutti i cittadini cosentini, che fine hanno fatto e come sono stati spesi i venti milioni di euro del “Cantiere Abatemarco” finanziati dalla vecchia giunta Oliverio e dispersi nei meandri di questa nuova giunta regionale, fondi che, mai come oggi, risultano fondamentali per l’ammodernamento delle reti idriche.

Gli chiediamo ancora di dire ai cosentini come sono stati spesi i circa sei milioni di euro di ingegnerizzazione della rete idrica interna della città, con un cantiere aperto nell’anno 2018 e che ancora oggi non si sa che fine farà. Di certo Cosenza e i cosentini non hanno avuto alcun beneficio. E lo esortiamo anche a dare risposte ai cosentini sulla fine che hanno fatto i fondi della metropolitana leggera”.

Nell’intervento successivo, Giuseppe D’Ippolito ha detto candidamente di non essere rimasto entusiasta del dibattito “che è stato ravvivato – ha puntualizzato  dall’intervento del Sindaco” al quale D’Ippolito ha indirizzato i suoi complimenti.  Poi ha precisato che “la proposta di legge va letta e che è opportuno guardare bene il testo e comprenderne la finalità. A me pare – ha proseguito il consigliere D’Ippolito - che dal dibattito emerga un unico problema: la fine della legislatura. Quella data indicata ha creato più patemi ed ansie e su questo si potrà trovare una convergenza, non credo sia un problema. Dobbiamo guardare oltre il testo normativo. Con il referendum i cittadini sceglieranno il nome, La parola spetta ai cittadini, non spetta a noi fermare e rallentare il processo. L’unico atto che avete messo in piedi riguarda i trasporti. Altro non si è visto. Credo che il nostro compito – ha aggiunto D’Ippolito -sia quello di ascoltare i cittadini. Dobbiamo aspirare a qualcosa di più. Cosenza deve aspirare a una città metropolitana. Ci sono certo delle difficoltà normative, ma quello deve essere l’obiettivo”. Infine, il consigliere di Fratelli d’Italia aveva manifestato l’opportunità di pervenire ad una versione che contemperasse i due documenti, quello proposto dalla maggioranza e la risoluzione proposta dalla minoranza. Alla fine i due testi sono stati posti in votazione separatamente e con gli esiti già riferiti.

A seguire l’intervento del consigliere Ivan Commodaro che per prima cosa ha sottolineato la necessità di inquadrare al meglio l'oggetto della discussione.

“Penso – ha detto - che nessuno dei consiglieri comunali delle tre municipalità coinvolte, sia contro il processo di unificazione fra Cosenza, Rende e Castrolibero.

 La conurbazione è già stata realizzata nei fatti: attraversando in auto le tre città nessuno noterà il passaggio da un comune all'altro e sono tanti i cosentini che lavorano a Rende o Castrolibero o portano i figli a scuola in un comune diverso da quello di residenza senza però avere la percezione di andare in un altro comune.

Così mentre nei cittadini c'è questo sentimento diffuso, nei fatti in tutti questi anni in cui si è parlato di area urbana, non è stato messo un solo servizio in comune.

Non abbiamo una raccolta rifiuti congiunta, non abbiamo un sistema dei trasporti congiunto. Questo punto necessita forse un supplemento di riflessione perché proprio sui trasporti, a mio giudizio, si è persa una delle maggiori occasioni di unificare le città. Era la fine degli anni '90 quando i Comuni di Cosenza e Rende vararono il BinBus, un biglietto unico che potesse far raggiungere ai cittadini l'università della Calabria da Cosenza con un solo ticket. Doveva essere il preludio di un servizio trasporti unico e invece tutto si è fermato lì. Non solo – prosegue ancora Ivan Commodaro - abbiamo avuto la grande occasione di realizzare la metropolitana leggera di cui adesso si sono perse le tracce per i capricci di qualcuno.

Anche su questo la Regione dovrebbe dirci una parola chiara.

I sindaci di Cosenza e Rende hanno detto a chiare lettere, e lo hanno scritto in un documento, che l'opera deve essere realizzata, magari in una nuova visione, magari con tecnologie certamente più all'avanguardia di quelle del progetto originario, ma l'esigenza di una mobilità veloce fra le tre città, e che magari arrivi anche a collegarsi con la tratta ferroviaria che porta fino a Catanzaro, è una esigenza imprescindibile.

Ecco a me piacerebbe che la Regione si concentrasse su questi progetti anzichè forzare la mano alla popolazione presentando una proposta di legge sulla fusione che sembra spuntata nella notte come  i funghi” Diverse le domande che a questo proposito si è posto il consigliere Commodaro. Con chi si sono confrontati i consiglieri regionali firmatari della fusione? In base a quali studi di fattibilità tecnico/economica chiederemo un consenso ai cittadini? Quali saranno le conseguenze economiche di un processo simile? Come tuteleremo le comunità più piccole come Castrolibero che rischiano di essere annesse contro la loro volontà?

 Noi crediamo fermamente nel processo di fusione, ma questo deve essere frutto di un dibattito serrato con i cittadini, non può essere una imposizione dall'alto.

I processi di fusione devono necessariamente passare per una fase   di coinvolgimento dei cittadini e degli stakeholder”. Commodaro ha poi toccato un altro aspetto non meno importante. “Noi siamo impegnati in un difficilissimo processo di risanamento dei conti comunali dopo la drammatica situazione in cui dieci anni di governo di centrodestra della città hanno ridotto Palazzo dei Bruzi. Anche i colleghi di Rende stanno lavorando duramente per uscire da una situazione di predissesto delle casse comunali. Siamo sicuri che sia proprio questo il momento giusto per procedere alla fusione? Cosa succederà da un punto di vista finanziario ad esempio alle transazioni avviate dall'organismo di liquidazione, cosa succederà più in generale ai conti della nuova grande città? La nostra proposta è molto semplice, ovvero quella di recuperare lo spirito originario della legge Del Rio e quindi procedere in maniera spedita ma a piccoli passi verso la messa in comune dei servizi, l'armonizzazione dei bilanci dei tre comuni e poi infine la nascita di un nuovo soggetto istituzionale i cui confini, peraltro, devono essere oggetto di discussione”.

Ultimo intervento, in sede di dichiarazioni di voto, quello del capogruppo del PD in Consiglio comunale Francesco Alimena. “Ad oggi sono circa 120 le fusioni tra comuni che sono state realizzate nel nostro Paese. Tutti gli studi che hanno affrontato l’argomento sono arrivati alla conclusione che le fusioni tra Comuni sono sempre la soluzione ottimale per l'efficiente ed efficace sviluppo economico e sociale di un territorio.A livello finanziario – ha sostenuto Alimena - i comuni che si fondono ottengono un contributo straordinario pari al 60% del trasferimento statale del 2010 (l’ultimo anno prima delle contrazioni legate alla crisi economica). Ottengono un contributo regionale in base a quanto previsto nelle singole regioni. Hanno la possibilità di contrarre mutui e finanziamenti in deroga al patto di stabilità. Possono assumere in deroga ai parametri di legge. Hanno priorità e premialità nella partecipazione ai bandi europei, statali e regionali. Acquisiscono maggior peso politico. Possono agire sulla riorganizzazione del personale ottenendo migliori a maggiori servizi per il cittadino. La Corte dei Conti ha ripetutamente evidenziato – ha aggiunto il capogruppo del PD - che le fusioni creano risparmi per lo Stato ed al contempo generano servizi aggiuntivi. Ebbene, niente di tutto questo, per come evidenziato dal Coordinamento nazionale per la fusione dei comuni, si rinviene nella proposta di legge regionale d'iniziativa dei consiglieri di centrodestra cosentini. La quale contiene solo assiomi ripetuti automaticamente. Non una interlocuzione ma un muro. Si tratta, infatti – ha precisato Francesco Alimena - di una iniziativa della Regione Calabria e non dei nostri territori. I processi di fusione devono necessariamente passare per una fase di coinvolgimento dei cittadini e degli stakeholder, va sviluppato un accurato studio di fattibilità che permetta ai cittadini di esprimersi, nel referendum consultivo, in piena consapevolezza. L'intero programma elettorale Cosenza 2050 del Sindaco Franz Caruso- ha ricordato Alimena - si informa sul principio della condivisione dal basso. Compreso il processo di realizzazione del Comune Unico. Le fusioni, straordinario strumento di razionalizzazione e di crescita economica dei territori, vanno condivise, non imposte. Pena il fallimento del processo di fusione stesso. Ed è facile affermarlo anche senza la certezza di essere sostenuti dall'autorevolezza tragica dei profeti di sventura. La stessa legge Delrio, se ben approfondita, ci fornisce efficaci strumenti per evitare forzature. La legge regionale approvata per le uniche fusioni fatte di recente in Calabria, Corigliano Rossano e Casali del Manco – ha ricordato ancora il consigliere Alimena - è stata approvata a valle del pronunciamento sulla approvazione del progetto di fusione da parte dai consigli comunali coinvolti. Lo stesso referendum consultivo si è svolto dopo il pronunciamento favorevole da parte dei consigli comunali. Le modalità ed il percorso della fusione non possono non essere previste dalla legge regionale. E questa proposta presentata – ha aggiunto Alimena - è molto lacunosa. Anzi, è soprattutto omissiva perché non affronta il “come” condurre la fusione nel caso, tra i comuni partecipi, ve ne sia uno in dissesto. Come si può rimuovere il fatto che gli effetti del dissesto di Cosenza possano essere caricati tutti sul nuovo Comune?  C'è da stare attenti, intanto perché si configurano ipotesi di danno erariale ma anche perché questo aspetto potrebbe essere un ostacolo di impedimento alla fusione e comunque oggetto di assoggettamento al parere della Corte dei Conti.E poi, non si può, comunque, condurre, un processo di fusione solo dal punto di vista burocratico. Il processo deve partire dal basso, attraverso una concertazione sociale e tra i comuni e la Regione. È giusto, che prima di tutto, sin da subito, la Regione assicuri certezza sugli investimenti già programmati e previsti per quelle opere ritenute strategiche al fine di garantire la unità fisico-territoriale della area urbana cosentina. Noi abbiamo il diritto di sapere che fine hanno fatto i fondi per la costruzione della Metrotramvia. Questa opera è essa stessa la città unica. È l'emblema della fusione, ma allo stato sembra che la Regione non la voglia più realizzare.  Stessa cosa per il Nuovo Ospedale. Si ha la sensazione che la Regione stia sollecitando una contrapposizione, che non ha ragione di esistere, tra il progetto del Nuovo Ospedale a Vaglio Lise e la istituenda facoltà di medicina ad Arcavacata. Perché- si è chiesto Francesco Alimena - non si rispetta l'esito dello studio di fattibilità commissionato e finanziato dalla stessa Regione con ben 700.000 euro? A parte il finanziamento INAIL è vero o non è vero che il CIPE ha già finanziato nel "PATTO PER LA CALABRIA" ben 240 milioni di euro per il Nuovo Ospedale di Vaglio Lise? Che fine hanno fatto? Non vorrei che la presentazione di questa proposta di legge così come è fatta, sia stata immaginata come un diversivo per distrarre l'attenzione dei cittadini e degli enti locali proprio da queste questioni. Partiamo allora, prima di definire ogni codicillo della legge di fusione, dal fare chiarezza su queste questioni. È dal 2014 che il Partito Democratico di Cosenza e i Giovani Democratici del Circolo Aldrovandi hanno iniziato un dialogo sull'idea di comune unico con i loro omologhi di Cosenza, Rende e Castrolibero. Addiruttura, la direzione provinciale costituì un gruppo incaricato di ideare una campagna di informazione e promozione tra i giovani delle diverse città coinvolte che desse l’opportunità di raccontare i vantaggi del comune unico in base alla legge Delrio, una legge che il nostro partito ha promosso per riordinare, tra le altre cose, la complessa materia dell'unione e fusione tra comuni. Abbiamo immaginato un processo che parte dal basso, coinvolgendo tutti gli attori ma partendo dai cittadini prima che dalle istituzioni, così da arrivare al referendum cittadino convinti e consapevoli della nostra scelta. Il sindaco di Cosenza di allora Occhiuto, come sua consuetudine, optò per proporre pubblicamente un'annessione unilaterale senza prima concertarsi coi suoi omologhi, provocando la reazione dell’orgoglio campanilistico.

Oggi vediamo riproporsi da parte della Regione Calabria, sempre a guida Occhiuto, il medesimo schema. Pertanto ci incarichiamo di proporre un’altra via: riprendere le fila di quel discorso e farci carico di illustrare ai nostri genitori, ai nostri parenti, amici ed elettori come vediamo e vogliamo che sia un processo partecipato che parte dal basso, che ci rende veramente protagonisti della scelta sul futuro della nostra area urbana e che apra al confronto come è nelle nostre corde di cittadini democratici”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Autore: Giuseppe Di Donna