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Cattiva tv imperante, ma "un altro schermo è possibile"

30 nov 2004
(30/11) (UfficioStampa) - Esperti a confronto, ieri sera alla Città dei Ragazzi, su come fare una tv migliore, soprattutto quella per i ragazzi.
Il dibattito su “Uno schermo diverso è possibile” ha concluso la giornata di festeggiamenti per il primo compleanno della struttura, che ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti in tutta Italia ed anche ieri si è guadagnata ammirazione ed inviti ai giovani frequentatori perché portino i loro video (uno è stato proiettato in apertura) nei programmi Rai che si occupano dei giovanissimi.
C’erano Gianfranco Noferi, direttore di Rai Sat Ragazzi; Stefano Scialotti, regista; Mussi Bollini, Produttore esecutivo della fascia ragazzi di Rai 3; Giovannella Greco, docente di Sociologia delle comunicazioni di massa all’Unical. Ha coordinato Maria Francesca Corigliano, vicesindaco ed assessore alla Scuola.
”La tv deve –ha detto Noferi- essere un luogo dove i bambini si riconoscano quale parte integrante. Ecco perché sono molto utili laboratori audiovisivi che insegnano ai giovani l’uso delle tecnologie mediali, come quello della Città dei Ragazzi, dove il bambino da consumatore passivo impara a diventare padrone del mezzo.”
Scialotti ha proposto di replicare l’esperienza cosentina facendo diventare la Città dei Ragazzi capofila di una collaborazione tra più Comuni.
Mussi Bollini ha parlato della difficoltà di fare programmi di qualità in un mondo televisivo dove ad imperare è l’indice di ascolto e dove il 56% dei bambini dai 4 ai 7 anni guarda la televisione preferibilmente dalle 20,30 in poi e non nel pomeriggio. “Ciò nonostante non demordiamo ed il nostro Screen Saver, trasmissione “salvaschermo” autoprodotta dai ragazzi, va felicemente avanti”.
Giovannella Greco si è soffermata sulla necessità di creare una nuova figura, quella dell’educatore ai media. “ Come crescono le nuove generazioni in uno scenario caratterizzato dalla pervasività dei media? E come educare i ragazzi in questo scenario?” Su questi problemi sta lavorando Media Education, un movimento internazionale, attivo da trent’anni e più di recente arrivato anche in Italia, dove collabora con la scuola e l’università.
Dunque, dalla tv, dalla cattiva tv, ci si deve anche difendere e “un ruolo di primo piano –ha concluso Maria Francesca Corigliano- oggi come ieri spetta alla famiglia che deve essere vicina ai ragazzi ed attenta a quanto guardano in tv così come si sta attenti all’alimentazione”.