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Il Sindaco Eva Catizone ha diffuso il testo di una lettera aperta sulle vicende che stanno animando in questi giorni il dibattito sulla costituzione della società pubblica "Cosenza acque"

25 giu 2003
Perché non possiamo non dirci riformisti e di sinistra? Cosa lo impedisce? Perché uno dei temi più affascinanti e più significativi della nostra storia e della civile convivenza che deve regnare sovrana in democrazia, come il diritto al libero pensiero, alla parola, alla parità di accesso, deve nella società del terzo millennio restare soffocato? La triste vicenda o, se si preferisce, la pantomima andata in scena lunedì sera in Consiglio Provinciale riaccende, e non poteva essere diversamente, la vexata questio della libertà di manifestazione del pensiero e dei metodi non sempre ortodossi e democratici per impedirla. Quel che è accaduto in Consiglio Provinciale è l'esatta reviviscenza di metodi che appartengono al passato, ad un Medioevo della politica buio e retrogrado. E' il remake del rogo o della persecuzione. E' grave che tutto questo accada con un'Amministrazione, che si professa riformista e di sinistra, a far da spettatrice ed a consentire che i cavilli regolamentari abbiano la meglio ed ingessino la libertà di parola. I regolamenti, se si ha la capacità di compiere gesti politici di sostanza e non solo di supina acquiescenza alle forme, possono aver connaturata una loro flessibilità che, invece, in questa circostanza nessuno ha voluto avere. Non è possibile che un'Amministrazione come quella provinciale, che dice di portare avanti la "politica dell'ascolto" e che sposa senza esitazioni la causa dei diritti umani, alla prova dei fatti si arrampichi irrimediabilmente sugli specchi e non consenta, facendo valere alla lettera le disposizioni regolamentari, che un assessore prenda la parola e spieghi le ragioni di un dissenso rispetto ad una problematica di ampio respiro su un bene prezioso per tutti i cittadini, quale è l'acqua. Perché anche il dissentire è un diritto che deve essere tutelato. Se fossi stata nei panni dell'assessore al quale è stato contestato il diritto di parola, sarei orgogliosa di non aver parlato. Se, invece, fossi stata nei panni di chi quel diritto ha negato, anche con il ricorso ai cavilli regolamentari, me ne sarei profondamente vergognata. Eva Catizone Sindaco di Cosenza.