Home Page » Canali » Archivi » Notizie » Archivio Comunicati Stampa » Archivio Comunicati Stampa 2002

Presentato in comune il libro "L'Orda" di Gian Antonio Stella

17 dic 2002
/A E' stato presentato ieri a Palazzo dei Bruzi, nell'ambito degli Incontri con l'autore organizzati dall'Assessorato alla diffusione del libro, il volume "L'Orda, quando gli albanesi eravamo noi" di Gian Antonio Stella. Il testo, edito da Rizzoli, è stato presentato dalla professoressa Ada Cavazzani dell'Università della Calabria, e illustrato dall'autore alla presenza del Sindaco Eva Catizone e dell'Assessore Maria Francesca Corigliano. Gian Antonio Stella è stato introdotto dall'Assessore Maria Francesca Corigliano. "Stella smonta gli stereotipi di cui si nutre la xenofobia - ha detto Maria Francesca Corigliano - per questo motivo, nel giorno della memoria, organizzeremo la presentazione del suo libro agli studenti delle scuole medie superiori". Il Sindaco Eva Catizone ha dato il benvenuto al giornalista del Corriere della Sera "tra le penne più significative del giornalismo italiano e tra le più attente alle cose che accadono in Calabria. Il suo libro, che raccontando il passato ci aiuta a capire meglio il presente, è di grande valore per la nostra Amministrazione. Da tempo, infatti, Cosenza, dove il Comune organizza anche corsi gratuiti di lingua araba, si interroga sul valore delle contaminazioni, portando avanti la diversità come valore positivo. Anche in una piccola realtà come la nostra si possono attuare politiche di mutua tolleranza e solidarietà, puntando più che alla integrazione alla compatibilità". "L'Orda è un libro di denuncia - ha commentato Ada Cavazzani - è concentrato sulle ombre e sulle vergogne e, per i dati che contiene, è utilissimo per chi studia e chi fa ricerche su un argomento che è stato quasi oggetto di oblìo, di rimozione collettiva. Ho usato spesso - ha detto la professoressa Cavazzani - il film "Il cammino della speranza" di Pietro Germi per iniziare alcuni miei corsi. Narra dei clandestini italiani che passavano il confine con la Francia, un argomento sconosciuto ai più. Succedeva appena cento anni fa, ma succede ancora oggi e noi siamo ciechi. Questo libro è utilissimo per spiegare come nascono i pregiudizi e che ruolo hanno i media e la letteratura in questo processo e fa bene l'Amministrazione Comunale a pensare di presentarlo nelle scuole". Gian Antonio Stella inizia ricordando l'importanza storica rappresentata dalle donne nel processo di emigrazione. "Con le donne l'immigrato cambia, non è più uno spiantato. E i figli, che cominciano a frequentare le scuole e a vivere la società di accoglienza, alla fine tirano dentro i padri. Bisognerebbe ricordarlo ad alcuni sindaci del nord che continuano a dire che gli immigrati non devono portare con se la famiglia. L'emigrazione italiana è stata positiva - ha proseguito Stella - ma lo diciamo oggi, a un secolo di distanza e dopo esserci raccontati per anni solo un pezzo di questa storia. L'emigrazione è quasi assente nella letteratura, mentre manca del tutto nei libri di storia. Ce ne siamo vergognati. Non ci siamo mai raccontati cosa facevamo con le nostre donne, oppure dei nostri figli. I racconti delle loro sofferenze sono strazianti ed erano tra gli argomenti usati dai razzisti del tempo per dipingere gli italiani come animali, sporchi, puzzolenti e privi di civiltà. Un altro stereotipo legati agli emigranti era quello dell'italiano anarchico terrorista. Già nel 1920, ottant'anni prima di Bin Laden, il centro finanziario d'America, Wall Street fu squassato da un'esplosione spaventosa. Un fanatico italiano, Mike Boda (Mario Buda), fece saltare in aria un carretto davanti alla banca Morgan & Stanley che nel 2001 sarebbe stata colpita di nuovo dall'attentato alle Torri Gemelle. Si contarono allora 33 morti e 200 feriti, in quello che fu, fino alla strage di Oklahoma City, il più sanguinoso attentato di tutti i tempi negli Stati Uniti". Stella si spinge, nel suo racconto, ai primi anni '70, "l'altroieri, quando in Svizzera i nostri connazionali erano costretti a nascondere i bambini facendoli vivere come Anna Frank. Il rischio, quando venivano scoperti, era l'espulsione. Chi non poteva tornare in Calabria o in Sicilia, e furono in tanti, era costretto a lasciare i propri figli nell'orfanotrofio italiano più vicino al confine. Sono storie come tante - ha concluso Gian Antonio Stella - che bisogna conoscere per evitare di essere vittima delle odierne truffe legate agli extracomunitari. Una di queste è quella della clandestinità. Ci sono due tipi di clandestini: uno è Bernardo Provenzano e i mafiosi, l'altra è quella di chi entra clandestino col sogno di uscire al più presto dalla clandestinità". (17.12.2002) a name=n2002121705