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Il 6 dicembre "La vittoria di Samotracia" in piazza Valdesi

05 dic 2008



Dall'Assessorato alle Attività economiche e produttive arriva l'annuncio della collocazione, domattina, della statua dell'artista milanese Maria Cristina Carlini "La vittoria di Samotracia" in piazza Valdesi.

Questo quanto scrivono gli architetti Luigi Lavorato e Simona Leone, curatori della collocazione:

"Collocare un'opera è quasi come immaginare, piantando un albero o costruendo un nuovo edificio, il modo in cui il mattino seguente i raggi del sole andranno a ridisegnare quello scorcio, e come durante il giorno, man mano che la luce riempie gli spazi ed accende i colori, questi saranno o meno confacenti a quel contesto e a quell'equilibrio antico.

Ci sono porzioni di città che per forma e storia rappresentano punti di raccordo e di armonia, "porte" che configurano e dettano il passaggio, fisico e culturale, tra due quinte distinte di città. Piazza dei Valdesi rappresenta la porta della Cosenza antica, e tutti i dualismi che racchiude ed esprime, fanno da causa al progetto della nuova collocazione di un'opera d'arte nella città.

Già ricca delle donazioni della Fondazione Carlo Bilotti, Cosenza si è impreziosita con l'invidiabile museo all'aperto, sul quale la città nuova ha creato il proprio percorso artistico e culturale, passeggiando tra De Chirico e Palladino. La "porta" dei Valdesi rappresenta il naturale prosieguo della camminata artistica all'aperto, diventando così, con l'opera di Maria Cristina Carlini, un altro spazio cittadino "contaminato" dall'arte contemporanea.


Lo spazio considerato è una piccola piazza triangolare verde, obbligata dalle due vie principali del centro storico, una che segue l'andamento del fiume Crati, chiamato Cratos dai greci per la sua forza, e Corso Telesio, via principale che segna tutto il tragitto tra i simboli storici della città fino al colle. Quinta del triangolo è la testata del costruito del Centro Storico, che detta l'asse principale dello sviluppo del progetto, definendo il cono prospettico che investe l'osservatore.


"L'occhio percorre sempre le vie che gli sono state predisposte nell'opera" (Paul Klee)

È proprio il disegno di "vie" all'interno dello spazio considerato che frattura e controlla, come il fiume per la città, lo sviluppo dei movimenti della terra... legante indiscusso tra l'opera e la sua collocazione. Il verde si muove e si spezza sotto la pressione simbolica dell'opera d'arte contemporanea, mettendo quasi in crisi lo stato delle cose, frattura il terreno e definisce superfici e volumi, che nascono quasi a fatica da esso e ne diventano parte solida e rigorosa.

La semplicità formale e materica dei volumi, creati ed alienati dal contesto, definisce il rapporto biunivoco tra opera ed osservatore, enfatizzando la plasticità, la complessità e la dimensione imponente dell'opera, perché "l'arte è la creazione di una magia suggestiva che accoglie insieme l'oggetto e il soggetto" (I luoghi dell'arte- Vol. 5, Charles Baudelaire).

L'intersezione tra il verde ed i volumi del basamento e delle sedute, generano volutamente un piano orizzontale che raccorda visivamente le direttrici prospettiche verso l'opera, aprendo anche fisicamente, con un percorso interno, la fruizione della "pressione simbolica dell'opera d'arte" all'osservatore, dando la possibilità di sostare davanti la scultura, come in un museo, per goderne appieno. La fruizione è diretta.

Un legame-frattura contenuto in uno spazio definito e controllato che cambia anche l'attuale logica di godimento delle altre opere all'aperto della città, qualificando un piccolo angolo urbano.


"Lo scopo più nobile dell'uomo... il bisogno di perfezionarsi, di espandersi, di trovare cose nuove. Di capire, di vivere sempre meglio, di conquistare spazi nuovi, di fare esperienze nuove. Di liberarsi dalla monotonia, di andare avanti, di progredire. Di continuare a muoversi..." (Philip K. Dick)"