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Anche per "Madama Butterfly" tutto esaurito al "Rendano". L'opera di Puccini nella visione del regista Vincenzo Grisostomi Travaglini

il regista vincenzo grisostomi con il cast di mada
17 dic 2014

Ancora un sold out per il Teatro “Rendano” di Cosenza dopo il successo della prima opera in cartellone, “Il Barbiere di Siviglia” di Gioachino Rossini.
Anche per il secondo titolo operistico, “Madama Butterfly” di Giacomo Puccini, quarto appuntamento della stagione lirico-sinfonica del teatro di tradizione cosentino, il botteghino di Piazza XV Marzo ha fatto il pieno, in vista della “prima” in programma venerdì 19 dicembre, alle ore 20,30, mentre domenica 21 dicembre, alle ore 17,00, è prevista la replica in pomeridiana.
Il regista marchigiano Vincenzo Grisostomi Travaglini, che firma questo nuovo allestimento del melodramma pucciniano, autoprodotto dal “Rendano”, sta dando gli ultimi ritocchi alle scene e al disegno luci, dispensando gli ultimi consigli ai cantanti, tra i quali spicca il soprano Cinzia Forte, nel ruolo della protagonista Cio-Cio-San.Direttore d'Orchestra è Alberto Hold-Garrido, bacchetta danese, di origine spagnola , per diverso tempo direttore dello stabile del Teatro dell’Opera di Stoccolma, che guiderà l'Orchestra del Teatro "Alfonso Rendano". Attorno al soprano Cinzia Forte , negli altri ruoli, ruotano i giovani cantanti che il “Rendano” ha reclutato sulla base dell’esito del Concorso Internazionale “Maria Quintieri”, bandito dall’Associazione musicale “Maurizio Quintieri”, sostenuto dalla Fondazione Carical e conclusosi nello scorso mese di ottobre proprio con l’assegnazione dei ruoli della “Butterfly”: Shin Sunghee (Suzuki), Angelo Fiore (Pinkerton), Valdis Jansons ( Sharpless) e Nao Mashio (Goro).
Completano il cast la cosentina Annalisa Sprovieri nel ruolo di Kate Pinkerton e Antonio Barbagallo che sarà invece Yamadori.Il Coro “Francesco Cilea” sarà diretto dal maestro Bruno Tirotta. Le scene sono di Tiziana Fiorillo, i costumi di Fabrizio Onali.
Il regista Vincenzo Grisostomi Travaglini vanta una lunga collaborazione con il Teatro “Rendano”, dalla fine degli anni ’80, quando fece parte della giuria del Concorso “Giacomantonio” per giovani cantanti. Ma del “Rendano” è stato anche consulente artistico per diverse stagioni, curando personalmente anche la regia di molti allestimenti tra i quali una “Traviata”, nel ’95 e un “Rigoletto”, nel ‘96.
Solidissima e per certi versi anche aristocratica la sua formazione registica, avendo avuto tra i maestri nomi della statura di Giancarlo Menotti, Franco Zeffirelli e, addirittura, Luchino Visconti.
Quando gli si chiede di sapere che impronta ha dato alla “Butterfly” concepita per il “Rendano” e se l’allestimento presenta qualche tratto innovativo, parte da molto lontano ed esalta il lavoro di squadra che c’è stato nella preparazione.

“Oggi si parla spesso di innovazione, di prodotti “personalizzati” – dice Grisostomi Travaglini - A volte si abusa di questi termini, nel senso che l’opera lirica è una forma d’arte del tutto particolare rispetto alle altre. E’ l’unica ad aver bisogno, per essere fruita dal pubblico, di una mediazione, che è quella incarnata da tutti gli interpreti, intendendo riferirmi al direttore d’orchestra, al regista, ai solisti, all’orchestra, al coro e a tutto il personale che vi lavora. Tutto questo è già un’attualizzazione di per sé, perché cogliere gli umori, le sensibilità che stanno dietro ad una qualsiasi iniziativa, gesto, sguardo o canto che sia, fa sì che ogni produzione sia a sé stante, diversa, attuale. Certamente – prosegue Grisostomi - c’è poi da parte del regista, che lavora sempre in stretta collaborazione con il direttore d’orchestra, un’impronta che deve nascere all’interno di quella che è stata a sua volta la genesi dell’opera, per comprendere tutto quello che ci può essere dietro, alla base e alla fonte di ciò che ha contribuito ad accendere in Puccini quella scintilla emotiva che per lui era essenziale, per creare e comporre. La “Butterfly” è in qualche modo un dipinto musicale allineato con le esperienze di tutti quei compositori come Ravel, Debussy, Saint Saens e Puccini stesso, attratti dagli echi dell’Oriente. Di questo orientalismo Puccini si interessò e si informò in maniera precisissima, determinando l’accensione della sua poetica nei confronti di un amore impossibile e ideale e che, dopo essere stato cercato, per colpa di incompatibilità e di disattenzione da parte di qualcuno, si perde. E questa frattura la trasferisce nel rapporto Occidente-Oriente, nell’Orchestra così come nel libretto e nell’insieme, quindi nell’interpretazione.
Tirare fuori tutto questo è già una scelta ed è la strada che abbiamo percorso”.
Nell’arco della sua carriera, Vincenzo Grisostomi Travaglini ha sempre privilegiato la promozione dei giovani interpreti e ne va fiero. “I giovani sono il futuro- dice con convinzione -. Così come in un certo periodo sono stato io ad essere privilegiato da altri, come dai miei maestri Menotti, Zeffirelli e Visconti, è giusto che i giovani traggano spunto da questi insegnamenti che non si possono disperdere e che si devono,invece,trasmettere. Sono venuto tanti anni fa a Cosenza per il concorso Giacomantonio, come membro della giuria e ricordo con piacere i giovani cantanti che uscirono da quel concorso, tra tutti Alessandro Cosentino e Cinzia De Mola. Esperienze che ho vissuto e che non sono state dimenticate. Anche per questa ragione , una volta richiamato dal “Rendano”, non ho voluto rinunciare, nonostante i molti impegni, ad essere qui per questa occasione, in un momento in cui vediamo che il teatro rinasce e viene restituito alla sua città. Il fatto che questa “Butterfly” scaturisca da un concorso legato ai giovani mi ha ulteriormente stimolato. Dal concorso non è uscita Cio-Cio-San, ma per gli altri giovani è stata quasi un’occasione in più, nel senso che avere insieme con loro una Cio-Cio-San come Cinzia Forte diventa un punto di riferimento e a sua volta un insegnamento per quello che si deve fare e per quello che si deve evitare. Bisogna sempre prestare molta attenzione allo specchio deformato dell’imitazione! Questo fa parte delle cose che non si devono fare. Quando salgono sul palcoscenico, i giovani devono essere sempre loro stessi e vivere il personaggio. Ci vuole tempo, ma hanno tutti risposto con entusiasmo e partecipazione. E’ stato un lavoro molto piacevole e di un gruppo estremamente affiatato”.
 

Autore: Giuseppe Di Donna