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La ‘scrittura sincera' di Luigi Michele Perri omaggiata dalla Commissione Cultura

premiazione perri
09 mag 2014

Fuori dal comune la riunione della Commissione consiliare cultura, presieduta da Claudio Nigro, che, proseguendo il filone dell’omaggio a personalità del territorio che si distinguono per la loro attività ed il loro impegno professionale con evidenti ricadute sulla comunità, ha ospitato il giornalista e scrittore Luigi Michele Perri. Un riconoscimento al quale lo stesso ha assegnato un valore importante, significativo, una ricchezza che gli deriva, come ha detto, “dalla qualità della fonte”, aggiungendo “sono queste situazioni che promuovono, incoraggiano, spronano”. Un messaggio di non poco conto da parte di chi – e lo ha ben evidenziato l’intervento del consigliere relatore Domenico Frammartino – offre da anni tante occasioni di riflessione, ha fissato in tanti libri il suo pensiero ed il frutto della sua ricerca, che instancabilmente prosegue il suo impegno a favore dei giovani, e lì lo sguardo dell’ospite si illumina dicendoci che è un confronto che lo gratifica molto.
È stata fuori dal comune questa commissione cultura perché – ha sottolineato la vicepresidente dell’organismo consiliare, Maria Lucente - ha trasferito intatta anche una dimensione emotiva, complice il sentimento di amicizia che ha spinto nel salone delle adunanze consiliari tante persone venute a condividere il riconoscimento all’amico ‘Gino’. Ad alcune di loro – il professore Franco Crispini, già preside della Facoltà di lettere e filosofia dell’UniCal; Giuseppe Gallo, primo cittadino di Rogliano, dove sono le radici di Perri; Angela Gatto, presidente dell’Associazione culturale di matrice cattolica “Convegno di Cultura Maria Cristina di Savoia - il piacere di testimoniarla quell’amicizia e di riconoscere a Luigi Perri, in un contesto istituzionale, il merito di una scrittura “sincera”, la definisce così la Gatto, che “sa trasformare il più banale ciottolo in pietra preziosa”. E su tutto il valore di un uomo di cultura, difficile da ingabbiare in una categoria (Crispini gli riconosce la capacità di aver fuso le sue diverse doti ma “non cerchiamogli modelli”, avverte) perché tanta e tale è la sua curiosità, amplificata dall’esigenza di comunicare, da riuscire ogni volta, attraverso i suoi scritti, e in forma diversa, a donarci con raffinata abilità narrativa uno spaccato di storia, della nostra storia.
Giornalista, scrittore, saggista, romanziere? Il profilo dell’ospite, tracciato da Frammartino, dà conto di questa poliedricità, ed avendo come punto di partenza l’impegno ultratrentennale in RAI, cita il suo coordinamento regionale del premio letterario “La Giara”, promosso dalla stessa RAI (Crispini ne è presidente di giuria), nato per dare spazio a giovani potenziali talenti; tocca le corde del cuore ricordando “Giornalisti a sedici anni”, sulle esperienze giovanili alle soglie del ’68, testo che venne adottato in due sessioni d’esami in due licei della nostra città; e poi quella curiosità indomita che, con l’amico Bruno Castagna, gli ha fatto scoprire “Il calabrese che ha fatto grande Bob Dylan” e continua ad accompagnare la sua attività di ricerca, oggi concentrata su Alvaro; il Perri saggista rimanda invece d’istinto a “Come nasce una mafia”, che richiamò l’attenzione dell’indimenticato giudice Antonino Caponnetto. Frammartino sembra aprire lo scrigno dei ricordi più preziosi per Luigi Perri, e lui li rivive e condivide nel suo ringraziamento finale, parlano degli anni del Movimento studentesco, da lui stesso organizzato, che “ebbe il merito di produrre l’istanza generazionale dell’istituzione dell’Università della Calabria, accaparrandosi il sostegno di Guarasci, che pure stava dall’altra parte”. L’emozione diventa evidente quando parla del giudice Caponnetto che, attraverso il movimento La Rete, chiese di essere intervistato da Luigi Perri, unico giornalista calabrese a farlo per esplicito volere del magistrato. “E’ un grande onore, che consegno ai miei figli insieme ad un altro, altrettanto grande, di aver commemorato, su richiesta della famiglia, il questore Migliorini”. E torna anche prepotente il ricordo di un’amicizia, quella con Crispini, cominciata sul diverbio: presentando un mio libro, mi definì ‘nietzscheano’. Ma quando mai! Semmai il mio è l’elogio della normalità”.

Autore: Annarita Callari