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Il sindaco Mario Occhiuto in visita alla Casa circondariale di via Popilia in occasione dello spettacolo "Ne vale la pena" organizzato dall'Amministrazione comunale per i detenuti

Sindaco Occhiuto visita i detenuti
16 apr 2014

Lo spettacolo ha il significativo titolo di “Ne vale la pena” e rappresenta non soltanto sketch e gag messi in musica ma soprattutto una ventata d’aria fresca, la libertà della parola che riesce a superare i confini delle sbarre entrando nel luogo delle restrizioni per eccellenza, il carcere. Da questo luogo, però, anche grazie a laboratori e a iniziative come quella promossa dall’Amministrazione comunale che si è svolta stamattina nel teatro della Casa circondariale di Cosenza, deve ripartire la fase del riscatto personale, il punto di partenza di un inizio che, ancor prima della libertà fisica, permetta di restituire la dignità umana a chi nella propria esistenza è inciampato nella giustizia.
Il sindaco Mario Occhiuto, guidato dal direttore della struttura, Filiberto Benevento, e accompagnato da una delegazione di palazzo dei Bruzi (gli assessori Rosaria Succurro, Manfredo Piazza, Massimo Lo Gullo, Nicola Mayerà e i consiglieri Pierluigi Caputo, Francesco De Cicco, Maria Lucente e Claudio Nigro), ha approfittato dell’odierno spettacolo per fare la sua prima visita istituzionale ai detenuti di via Popilia.
“Nessuno ha il diritto di giudicare gli altri – ha esordito Occhiuto nel suo saluto alla platea gremita di ospiti reclusi per reati minori – Là fuori esistono prigionie gravi come quella che fa dipendere dalla superbia, dall’arroganza, dal pensare di essere superiori. Si può anche momentaneamente perdere la libertà, ma ciò che nessuno può togliervi è il credere in voi stessi, la convinzione che c’è sempre una nuova possibilità. So che avete bisogno di forza, ma la forza si può accrescere pure quando proprio chi ne ha maggiore necessità prova ad esempio a darne a chi ama”. Ed alle loro famiglie, alle mogli, ai figli e agli stessi detenuti, il sindaco Occhiuto ha augurato una buona Pasqua accomodandosi in sala per assistere a un’ora e mezza di esilarante cabaret.
I bravissimi Emanuele Gagliardi ed Eugenio Turboli, alias ‘I calabroni’, con un copione di teatro-canzone incentrato sugli stereotipi che riguardano i meridionali, l’autostrada Salerno-Reggio Calabria, i dialetti calabresi che dal Pollino all’Aspromonte sembrano a tratti lingue giapponesi, a tratti cinesi, a tratti tunisine eccetera, e con la caricatura di un piccolo imbroglione che si atteggia a incallito ‘ndranghetista (tutto zigzagato al ritmo della fisarmonica), hanno strappato risate e applausi.
Una mattinata speciale per i detenuti, un fuori-programma molto apprezzato che avrà il suo seguito in iniziative simili oltre che nella donazione di palloni, casacche e del calcetto balilla che nei prossimi giorni il Comune farà pervenire loro per allietare ore lunghe e monotone.
 

Autore: Iole Perito