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La Commissione cultura premia Massimo Scaglione. Il regista: "La Calabria rimane il mio scrigno che custodisce un grande tesoro"

26 giu 2013

Una Commissione cultura insolitamente informale che, in una dimensione narrativa e ricca di aneddoti, ha trasferito ai presenti – consiglieri comunali e pubblico – il fascinoso mondo del cinema.
Il cicerone-affabulatore, ospite della Commissione che ha segnato l’ennesima tappa del suo percorso dedicato al riconoscimento dei talenti di ‘casa nostra’, nel mondo dell’arte e delle professioni in genere, è stato il regista di origine acrese Massimo Scaglione.
Dopo gli impeccabili onori di casa del presidente Claudio Nigro, alla consigliere Maria Lucente il piacere di introdurre l’ospite e da lì i lavori della Commissione hanno preso la piega detta in premessa, traducendosi in una piacevole interlocuzione tra artista e politico, fatta di ricordi e amicizie comuni, di una profonda conoscenza del tessuto culturale della nostra città e della Calabria in generale. Quella Calabria dalla quale Massimo Scaglione confessa di non essersi mai staccato, di non volersi staccare. “Sono partito ma sono sempre rimasto qui. La Calabria è il mio scrigno, dal quale attingo il mio tesoro”. Di questo tesoro il regista non è affatto geloso, al contrario con tanta generosità lo restituisce al grande pubblico nei suoi lavori cinematografici, a voler dire ‘godetene tutti di questo spettacolo naturale che è la Calabria’. Così è stato ad esempio nell’ultimo film, “La donna del sarto”, girato sul Tirreno cosentino, da Praia a Fiumefreddo. La pellicola - che ha come protagonista Rosetta (Maria Grazia Cucinotta), “un personaggio, ci dice il regista-sceneggiatore e produttore Scaglione, che incarna tutto l’eroismo delle donne del Sud - ha avuto uno straordinario successo in Canada, dove ha partecipato al “Festival du Films du Monde” di Montreal, mentre ora si appresta a viaggiare verso il Sud America, per prendere parte al Festival del cinema di Fortaleza, e poi finalmente l’approdo nelle sale italiane.
Ma Massimo Scaglione ama anche guardarsi indietro e “soprattutto – dice – non dimentica le persone a cui dire grazie”. Cominciando da Umile Montimurro e Vincenzo Ziccarelli, due figure emblematiche della storia della cultura e del teatro nella nostra regione, il primo andato via troppo presto. Da loro comincia l’amore per il teatro di un diciassettenne, studente tumultuoso, che preferisce imparare sul campo. Così succede che, dopo un percorso non completato all’Accademia di Belle Arti, è da un tecnico del Teatro dell’Opera che capisce ‘come funziona’ quella macchina magica. “La mia università sono stati personaggi del calibro di Franco Rosi, Alberto Moravia, Ruggero Guarini, Lina Wertmuller”. Di quest’ultima Scaglione è stato assistente. “Un genio assoluto – racconta. Con lei ho capito il mondo del cinema”. A questa forma d’arte – fatta di tanti momenti tra i quali preferisce l’atto creativo iniziale che è la scrittura e quello finale che è il montaggio (e a questo proposito cita il cosentino Fabio Nunziata, “grande montatore”) - Scaglione attribuisce il ruolo di “emancipare, allargare le menti, centrare un momento ma non replicandolo”.
Nel suo prossimo progetto cinematografico, che partirà in primavera, c’è ancora una volta la Calabria, anzi proprio Cosenza, dove “ricostruirà una parte di Brooklyn, grattacielo compreso”. È un fiume in piena Massimo Scaglione e non è con poco stupore che riconosce ad una espressione della politica come una Commissione consiliare “il merito di essersi assunto un impegno che non si assume nessuno, riconoscendo che la cultura è il distintivo di una nazione”. Al termine dell’incontro - dopo un breve intervento del consigliere Domenico Frammartino il quale evidenzia “l’orgoglio dell’appartenenza sempre presente in tutto il racconto di Scaglione” affermando che “fa bene alla Calabria quando un regista ritorna e la rende protagonista del suo lavoro” – la Commissione cultura consegna la targa ricordo a Massimo Scaglione, un’altra di quelle eccellenze alle quali riconoscere onore e merito.
 

Autore: Annarita Callari