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Nessuna strumentalizzazione della toponomastica cittadina

26 mag 2009

Non c’è alcuna strumentalizzazione della toponomastica cittadina. Lo chiarisce l’Ufficio Toponomastica comunale in seguito alle dichiarazioni del Presidente Provinciale di An Gabriele Limido.

Dieci anni fa, una Commissione comunale di esperti, storici e ricercatori, fu incaricata di eliminare quelle brutte definizioni che per decenni avevano caratterizzato molti luoghi della città. Chi non ricorda i diversi lotti di via Popilia? O le strade di Via Panebianco distinte soltanto da un numero? Per non parlare delle zone nuove, come Bosco De Nicola e Città 2000, distinte solo con i numeri.

Al termine di un intenso lavoro la Commissione individuò, senza alcun principio di parte, oltre 500 toponimi. L’elenco, per il quale è stata ottenuta l’autorizzazione della Prefettura, sentito il parere della Delegazione di Storia Patria, è ancora vigente.

La Commissione, in accordo con gli Uffici comunali, lavorò ad un piano quadro della toponomastica cittadina, seguendo principi poi accettati in tutta Italia, per i quali i nominativi sono accorpati secondo categorie omogenee, storici, politici, presidenti, ecc. . Sandro Pertini, ad esempio, insieme agli altri Presidenti della Repubblica, è ricordato nella zona di Città 2000. Mentre dinanzi all’acquedotto del Merone è stato ricordato Michele Bianchi.

Riguardo alla Piazza Spirito Santo, si precisa che il monumento ai bambini uccisi nel bombardamento della II guerra mondiale sarà custodito davanti alla scuola elementare, dove alcuni di loro persero la vita sotto le bombe. In merito alla preoccupazione della mancata ipotesi di intitolare la piazza alle vittime innocenti del conflitto mondiale, si ricorda che l’Amministrazione comunale, da oltre due anni, ha dedicato a tutte le vittime civili di guerra una piazza importante, lungo il fiume Crati dinanzi alla Casa delle Culture.

Solo per casi eccezionali, com’è accaduto in occasione dei tragici fatti dell’11 settembre 2001, è prevista la richiesta alla Prefettura che esenta l’Amministrazione comunale dal seguire la regola generale che prescrive un’attesa di dieci anni dalla scomparsa. E’ accaduto nel caso di Sergio Cosmai, dei giudici Falcone e Borsellino e, per ultimo, del Sindaco Giacomo Mancini.

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