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Convegno a Palazzo dei Bruzi: Politica economica e Governo Berlusconi

26 mag 2009

Il tavolo del Convegno

"La guerra in Iraq rappresenta una parte non irrilevante delle speranze di questo Governo". Ha esordito così, ieri sera a Palazzo dei Bruzi, l’economista Nicola Rossi, deputato dell’Ulivo, già consigliere economico di Palazzo Chigi quando Presidente era Massimo D’Alema, a Cosenza su invito del Dipartimento di Economia e Statistica dell’Unical e del Comune capoluogo.

La guerra è entrata di prepotenza nell’incontro incentrato su "Politica economica del Governo Berlusconi", fin dalle parole di apertura del moderatore prof. Giovanni Anania, economista dell’Unical, che ne ha sottolineato le negative conseguenze non solo per la popolazione irachena ma per i diritti dei cittadini di tutti i Paesi.

E subito dopo Anania, è stata il sindaco Eva Catizone a farvi riferimento ribadendo la forte caratterizzazione economica del conflitto.

Il sindaco si è quindi soffermato su tre aspetti dell’attuale politica economica italiana: Finanziaria, devolution, sviluppo del Mezzogiorno.

"E’ in atto il tentativo di scaricare sui sindaci le promesse elettorali mancate. Con i tagli decretati dal Governo ai danni degli enti locali sarà difficile mantenere intatti il livello del passato dei servizi ai cittadini. E, intanto, con la devolution si vorrebbe codificare la disparità territoriale all’interno del paese attraverso un progetto che mira fin dalle fondamenta l’unità nazionale. Questo Governo –ha concluso Eva Catizone- non prende in considerazione i problemi del Mezzogiorno, che certamente non si risolvono con opere infrastrutturale assurde e immaginifiche come il ponte sullo Stretto. Bisogna, piuttosto, rilanciare la concertazione e innescare politiche di sviluppo territoriale puntando all’innovazione dal basso, a partire dal rilancio delle municipalità".

Quindi, l’intervento di Nicola Rossi, il quale evidenzia subito, nel Governo Berlusconi, "elementi di metodo analoghi nella politica economica e in quella internazionale riguardante la guerra, entrambe caratterizzate da un atteggiamento ondivago".

Rossi disillude quanti, e fra questi il Governo, pensa che la guerra porterà ripresa. "La guerra costerà agli Stati uniti 80 miliardi di dollari in due anni e questo non potrà che ripercuotersi sul deficit pubblico statunitense e a cascata sui tassi d’interesse e sui mercati internazionali."

"Il Governo Berlusconi –secondo l’on. Rossi- sta operando con una politica economica per approssimazioni successive. Ha sbagliato nel 2001 varando i provvedimenti dei "cento giorni" e nel 2002, rendendosi conto che la situazione di bilancio è seria, compie una serie di manovre a ripetizione per bloccare il disastro della finanza pubblica. Ma tutto questo non ha avuto altro effetto che moltiplicare l’incertezza generale e isolare l’Italia dal resto d’Europa. La scelta, poi, di abbandonare la concertazione ha portato ad un aumento degli scioperi e della conflittualità. Forse una difesa ad oltranza dell’unità sindacale sarebbe stata opportuna."

E la Finanziaria? "C’è stata –è vero- una revisione del carico fiscale per alcune fasce di reddito, ma essa è controbilanciata da scelte negative nei confronti degli enti locali, soprattutto dei Comuni, i quali sono costretti a tagliare i servizi. Quindi lo Stato con una mano dà e con l’altra toglie."

Disegnato il quadro non roseo della politica economica italiana, l’on. Rossi ha espresso il convincimento che il Governo sia in attesa "di un evento esterno che cambi lo scenario e permetta cose altrimenti impossibili: per esempio che la guerra produca una ripresa mondiale che trascini anche l’Italia e la tiri fuori dalla situazione in cui è stata cacciata. Ma è una speranza illusoria. Se anche ci fosse ripresa in Europa, noi arrancheremmo dietro perché il Governo si rifiuta di affrontare i nostri gravi problemi strutturali."

Dunque, diagnosi severissima: "Siamo difronte ad una gestione delle finanze di bassissima qualità".

All’intervento di Rossi è seguito un dibattito, introdotto dalle considerazioni di altri due economisti: il prof. Antonio Aquino, del Dipartimento di Economia e Statistica dell’Unical e il prof. Domenico Cersosimo, nella qualità di assessore alle Politiche di sviluppo del Comune di Cosenza.

Aquino si è detto d’accordo con Rossi, ma ha ricordato che la situazione di politica finanziaria italiana e l’inefficacia dei provvedimenti per il Mezzogiorno hanno origini precedenti al Governo Berlusconi, cui vanno addebitate molte colpe ma non tutte. Secono Aquino, dal Mezzogiorno non devono però partire solo critiche ma anche proposte coraggiose come quella del decentramento contrattuale.

Secondo Cersosimo, con il Governo Berlusconi si assiste ad un ritorno al passato, a politiche economiche di stampo neo-doroteo. "Sembra di essere negli anni ‘80 quando si parlava solo di grandi infrastrutture e incentivi. Si parla poco, invece, del Mezzogiorno com’è oggi, quello dove accanto alle cose che non vanno bene, se ne affiancano sempre più spesso di positive. Le Università ed il centrosinistra debbono lavorare e scommettere di più sul nuovo Mezzogiorno."

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