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Nel bilancio del Comune la Città che progredisce

25 mag 2009
La relazione sull'assestamento al bilancio 2000 conferma che l'attuazione del programma del sindaco procede speditamente - Ad ogni spesa corrisponde un proficuo investimento per un migliore futuro di Cosenza e dei cosentini. Pubblichiamo la relazione sull'assestamento al bilancio di previsione 2000, che l'assessore alle Finanze dr. Vincenzo Arango ha presentato ieri alla Commissione consiliare al Bilancio, in vista della riunione del Consiglio comunale di fine mese. Il dibattito sulla relazione avrà inizio lunedì. La pubblicazione del documento consentirà ad ogni cittadino di avere informazioni dirette sui conti del Comune e su quanto si sta facendo per la città. L'Amministrazione comunale di Cosenza. UFONT COLOR="#0000ff"P ASSESTAMENTO AL BILANCIO DI PREVISIONE ANNO 2000 /UMolte cose inesatte sono state affermate nelle scorse settimane relativamente ai conti del Comune. L'Amministrazione comunale ha cercato a più riprese di rispondere esaurientemente per chiarire ogni equivoco. Non sempre è riuscita nel proprio obiettivo. Pertanto, l'assestamento di bilancio viene ora colto quale occasione ottimale per fornire ai consiglieri e alla città tutta una relazione esplicativa di alcune problematiche oggetto di discussione. Riportare il dibattito nella sede più naturale, qual è quella consiliare, è il modo più corretto di affrontare la questione non solo dal punto di vista istituzionale, ma anche per consentire un confronto senza intermediari interessati e pregiudizievolmente ostili. L'Amministrazione è impegnata a dissipare ogni dubbio. E' giusto iniziare dalla Commissione Bilancio, alla quale rimettiamo, unitamente agli elaborati contabili, questa relazione che, in largo anticipo rispetto alla data fissata per il Consiglio comunale, potrà essere utile supporto di confronto e di chiarimento. I consiglieri in questi giorni che separano dalla seduta consiliare di fine mese potranno accedere ad ogni ulteriore atto che vorranno approfondire. ANTICIPAZIONI DI TESORERIA Lo Stato in situazioni particolari di Icontrazione/I delle entrate ricorre al Idebito fluttuante/I che si sostanzia con l'emissione di Buoni Ordinari del Tesoro. In concreto allorquando non esiste concordanza di tempo fra Ientrate accertate/I e Ientrate riscosse/I per cui si può disarmonizzare il parallelismo che intercorre fra i due momenti contabili, il Ministero del Tesoro ricorre appunto agli strumenti operativi sopra accennati per superare momentanee situazioni di esigenze di cassa. Parimenti per i Comuni esistono gli strumenti di legge per far fronte a situazioni analoghe di momentaneo sbilanciamento fra entrate accertate e entrate riscosse. Il tutto riferito a "sopravvenienze" scaturite da circostanze non prevedibili da parte degli Enti Locali in quanto provenienti dall'esterno sia per la non rapida somministrazione da parte dello Stato dei prestabiliti trasferimenti o per la ritardata riscossione dei ruoli emessi sia per l'insorgere di fatti "Icontingibili e urgenti"/I determinati all'attualità dalla nuova normativa riferita agli agenti della riscossione dei tributi che ha determinato, in più governi locali, una momentanea contrazione delle entrate. In situazioni del genere gli Enti Locali per far fronte alle spese programmate in Bilancio e non accostate alle relative entrate, si ancorano all'Ordinamento finanziario e contabile di cui al Dlgs n.77 del 25-2-1995 e precisamente all'art.68 che autorizza il ricorso all'anticipazione di Tesoreria anche con i principi contenuti nel Sistema di Tesoreria Unica introdotto dalla legge n.720/84 modificato per gli Enti Locali dal Dlgs n.279 del 7-8-1997. L'anticipazione si estingue con il graduale introito del "numerario" per i trasferimenti erariali di cui sopra e con gli interventi collaterali di pertinenza della Tesoreria Provinciale dello Stato. Gli accrediti a favore degli enti locali che affluiscono alla "Contabilità Speciale" esistente presso la stessa Tesoreria dello Stato, vengono di poi trasferiti all'istituto bancario che gestisce il Servizio di Tesoreria dei Comuni L'anticipazione di cassa di che trattasi assume linearità sotto ogni riflesso atteso che sia la legge n.366 dell'11-6-1996 che le più recenti n.342 e 127 del 1997, seppur modificando buona parte del ripetuto Ordinamento contabile n.77 hanno, lasciato immutato il disposto di cui al ripetuto art.68 in quanto rappresenta un passaggio obbligato per assicurare la continuità amministrativa dei Comuni e degli Enti Locali in genere. Nei dettagli il Iquantum /Idell'operazione dev'essere entro il limite massimo dei 3/12 delle entrate accertate nel penultimo anno precedente, afferenti ai primi tre Titoli di entrata del Bilancio di Comuni e Province che riguardano nell'ordine: Entrate Tributarie, Entrate per trasferimenti correnti dello Stato, Entrate extratributarie. In tale contesto "l'anticipazione di Tesoreria" è Uun atto dovuto/U che i Comuni pongono in essere per far fronte ad un insieme di interventi di carattere generale espletati per delega dello Stato e che con il federalismo contabile verso cui la normativa si dirige verranno ulteriormente ampliati. Infatti, questa procedura è stata attivata da tutte le Amministrazioni che si sono succedute nel tempo. Si precisa che, comunque, pur essendo stata attivata la procedura di anticipazione, alla data odierna nessuna somma è stata richiesta al tesoriere quale anticipazione di cassa. CONSORZIO VALLE CRATI-SMALTIMENTO ACQUE REFLUE Sono legittime le rimostranze del Comune rispetto alle pretese ingiustificate del Consorzio Valle Crati. Tuteleremo fino in fondo i diritti dei cittadini del capoluogo, che non possono pagare anche per quelli del circondario sulla base di servizi quantificati in maniera del tutto arbitraria. Lo Statuto del Consorzio Valle Crati e la relativa Convenzione, deliberata dall'Assemblea per il trasferimento ed il trattamento dei reflui presso l'impianto consortile, sottolinea nelle premesse "Uche sul Consorzio gravano tutti i costi di gestione e di manutenzione necessari al funzionamento dell'impianto." /UTale vincolante determinazione attribuisce, se mai ce ne fosse bisogno, ulteriore validità a quanto posto in evidenza da questa Amministrazione Comunale, con note del 25 novembre 1998 e 7 gennaio 1999, dirette al Consorzio Valle Crati e cioè la forte incidenza del costo del servizio di smaltimento delle acque reflue, ancorato a presupposti di utilizzazioni virtuali e non reali, che gravano in misura esorbitante a carico del bilancio del Comune Da ciò scaturiscono le legittime rimostranze con le quali appunto nel mese di novembre 1998 si poneva in evidenza che il contributo di esercizio di cui alla lettera b) dell'art.10 dello Statuto non poteva gravare, peraltro in difformità con quanto precisato dalla sopra citata Convenzione, fortemente sperequata, a carico del Comune di Cosenza in misura percentualmente così elevata. Il Consorzio Valle Crati con foglio Un.1955 del 29-12-99/U precisava altresì che tale iniquo criterio era stato scelto da una Commissione ristretta, con intenti certamente indicativi e che comunque non poteva determinare la modifica dello Statuto in quanto com'è noto tale prerogativa appartiene esclusivamente all'Assemblea dei Comuni partecipanti. L'art. 4 della ripetuta Convenzione, Consorzio Comuni, così recita " La consegna dei liquami si intende effettuata nei punti di innesto delle reti fognanti comunali nei collettori consortili. La quantità di liquame consegnato verrà misurata attraverso appositi misuratori atti a consentire il calcolo e la registrazione dei volumi immessi e i cui dati avranno valore Udi registrazione contabile" /UL'esplicito ultimo termine veniva disatteso dal Consorzio il quale procedeva invece a sostanziare la relativa fatturazione con criteri del tutto sganciati da quanto disposto dal menzionato Art.4, che in concreto penalizzano fortemente la collettività cosentina. L'adesione di soli cinque Comuni agli impianti consortili del conferimento delle acque reflue non può quindi determinare il trasferimento del costo di gestione, di direzione tecnica, di acquisto di pezzi di ricambio delle spese del personale, degli oneri riflessi dell'intero Consorzio unicamente su di essi, ma deve di contro essere ripartito su tutti i Comuni consorziati perché espressamente indicato nella succitata Convenzione. I Comuni consorziati, che non hanno inteso avvalersi del servizio acque reflue , accettando tutti gli obblighi statutari fra cui i costi ed i benefici collegati, sono comunque obbligati ad accollarsi la quota parte degli oneri di esercizio che di poi rappresentano il costo più elevato della conduzione aziendale del comparto operativo in parola. Ne consegue che il risultato contabile del costo complessivo richiesto dal Consorzio al Comune di Cosenza, fortemente sperequato rispetto al servizio reso, impone, così come ripetutamente sottolineato, un ulteriore decurtazione anche per quanto concerne le spese di gestione e di direzione aziendale che al momento sono state invece iniquamente poste a carico dei soli Comuni di Cosenza 73%,Rende 20%,Castrolibero 1,5% e Marano Marchesato e Marano Principato nella misura uguale dell'1% e non di tutti i 25 Comuni consorziati in stretta aderenza ai principi statutari. Il Comune di Cosenza in più occasioni ribadiva con puntuali e incontestabili argomentazioni l' esorbitante pretesa creditoria avanzata dal Consorzio Valle Crati in considerazione appunto del gravoso onere rapportato all'intero movimento di gestione, reiteratamente sollecitato anche con diffida legale. Seguivano altre numerose note del Comune di Cosenza trasmesse al Consorzio per meglio esplicitare la elevata pretesa contributiva determinata in misura Iforfetizzata/I anziché rapportata al reale consumo,così come stabilito dal predetto art.4 della Convenzione.. A seguito delle giuste rimostranze del Comune il Consorzio Valle Crati comunicava l'imminente convocazione di una Commissione tecnica per rideterminare le quote riferite al servizio di depurazione delle acque reflue, le cui risultanze comunque per avere valenza attuativa devono essere condivise ed approvate dai Comuni consorziati. Al momento i Comuni aderenti al Consorzio corrispondono il contributo annuo ordinario uguale per tutti ( per il corrente anno 2000 in ragione di £ 3.110.000 ) e quello di esercizio, suddiviso in due distinte quote : Ula prima/U, precisata alla lettera a) dell'art.10 dello Statuto, consiste nella corresponsione di una quota proporzionale alla popolazione residente in ciascun Comune interessato al 31 dicembre dell'anno precedente (per il corrente anno è stata stabilita dall'assemblea in £ 850 per abitante) che in termini monetari corrisponde per il Comune di Cosenza in £ 63.057.250, Ula seconda quota/U, indicata alla lettera b) del suddetto art 10, la più consistente, viene determinata in ragione dell'effettivo utilizzo degli impianti consortili (contabilizzata in base al deflusso delle Iacque reflue/I registrate dal misuratore posto nel raccordo di entrata della conduttura). Da quanto emerge dalla nota del Consorzio n.1955/98 , il costo per il 1998 per il deflusso delle acque reflue calcolata nella misura percentuale del 73% risulta essere a carico del Comune di Cosenza di £ 3.197.000.000 oltre IVA di legge di circa seicento milioni. Il ritardo nei pagamenti di cui alla recente nota del IConsorzio Valle Crati/I n.849/2000 del 27-6-2000 è stato causato della mancata rideterminazione da parte dello stesso Consorzio della percentuale di cui sopra, al fine appunto di rapportare il costo di esercizio nei giusti parametri collegati al movimento di che trattasi effettuato dai Comuni consorziati. Il Comune di Cosenza sulla scorta delle fatture trasmesse dal Consorzio - basate ,si sottolinea , su presupposti di contributi forfetizzati e non sul conferimento reale delle acque reflue precisato dal ripetuto statuto - ha posto l'accento sulla esosità della richiesta, analizzata in fatto ed in diritto nelle numerose relazioni trasmesse in questi ultimi anni al Consorzio "Valle Crati". Ne consegue che la quota contributiva di cui alla lettera b) del ripetuto art.10 doveva essere commisurata all'effettiva somministrazione nel conduttore del "Valle Crati" delle acque reflue prodotte ( art.4 della Convenzione ) e non in forme differenziate, penalizzanti per i cittadini del capoluogo che di poi sono i veri Iincisi /Inel sopportare tale forma anomala di contributo per il servizio di smaltimento. Le spese di gestione del settore acque reflue, ora impropriamente richieste, dovranno gravare ai sensi della vigente Convenzione, sulla totalità dei Comuni aderenti al Consorzio Valle Crati. Il Comune negli anni '98 e '99 ha già erogato al Consorzio somme per un importo superiore ai 7 miliardi e per l'anno 2000 ha già versato la somma di £ 550.000.000 in due Itranche/I di cui la prima di £ 331.130.125 con mandato n.88/29 e la seconda di £ 218.869.875 con mandato n.88/30. Il Comune non mancherà inoltre di versare per il corrente esercizio l'ulteriore somma iscritta in Bilancio di £ 1.168.869.875, esistente sul corrispondente capitolo di bilancio, allorquando il Consorzio riporterà le richieste di pagamento nei limiti dei raffronti fra costo e beneficio collegato al reale smaltimento delle acque reflue. Giova ricordare che il Consorzio Valle Crati venne a suo tempo costituito in forza dell'art. 25 della legge n.142/90 che nella sua formulazione originaria attribuiva ai Comuni la facoltà di porre in essere tali strutture per la gestione associata di uno o più servizi, secondo le disposizioni dettate per le Aziende Speciali. Ciò con il fine precipuo di ottimizzarli a favore delle realtà locali, con un'equa distribuzione di costi e benefici che al momento per quanto riguarda il Consorzio Valle Crati si presentano fortemente differenziati fra gli stessi Comuni partecipanti. Il Comune ha sempre precisato al "Consorzio Valle Crati" di volere corrispondere il controvalore del reale servizio di acque reflue convogliate nella condotta per come conteggiato dal misuratore posto all'imbocco della stessa. Sia nel rispetto dello Statuto, sia perché questo è l'unico sistema certo per effettuare il calcolo del costo di gestione. UIl fine precipuo è quello di evitare ai cittadini un maggiore onere in quanto per il principio della Itraslazione delle imposte/I sarebbero i destinatari ultimi dell'iniqua richiesta da parte del Consorzio. /UPer i criteri di anomala formulazione avanzati da parte di qualche consigliere dell'opposizione, il Comune pedissequamente avrebbe dovuto aderire alla richiesta del Consorzio e quindi iscrivere a ruolo la maggiore pretesa contributiva. UL'Amministrazione, di contro ha seguito e continuerà a seguire i dettati operativi che disciplinano i criteri di riparto basati su elementi certi codificati dallo Statuto del Consorzio e non su presupposti virtuali di percentuali empiricamente formulati nonchè di costi di gestione e direzione tecnica trasferiti interamente su pochi Comuni e non invece su tutti gli Enti consorziati con criteri di equa ripartizione. /UPer ciò che riguarda la richiesta avanzata dal Consorzio Valle Crati relativa al servizio espletato negli anni 1998-2000 in ordine di deflusso delle acque reflue di L. 8.802.152.272 il Comune in più occasioni si è dimostrato disponibile a corrispondere una diversa contribuzione, per come sopra evidenziato, basata su parametri di calcolo più rispondenti alla realtà. A conferma di ciò ha programmato ed effettuato una serie di incontri con la presidenza dell'Ente consortile, proponendo una ipotesi di definizione amichevole seguendo i criteri in precedenza espressi dallo stesso Presidente del " Valle Crati". Al riguardo si sono alternati riunioni fra i rappresentanti del Comune e del Consorzio appunto per dirimere la controversia affiorata e quindi di concerto siglare l'ipotesi di accordo. Stranamente invece si apprendeva dalla stampa locale che il Consorzio Valle Crati aveva conferito il mandato irrevocabile all'incasso alla " Fisia Italimpianti" con sede nel Comune di Genova, per la riscossione della somma di L. 3.801.345.082. Infatti in data 26 ottobre del c.a. con nota n° 801242, la "Fisia Italimpianti" informava il Comune che il Consorzio Valle Crati con atto notarile del 18 settembre 2000- repertorio n° 48871 - conferiva effettivamente alla stessa Società ligure il predetto mandato. Tale iniziativa appare alquanto strana atteso che è del tutto inesistente il titolo atto a dimostrare la certezza, la liquidità e la esigibilità del credito vantato. Ciò emerge fra l'altro dal fatto che il Consorzio, nelle riunioni di cui sopra, avanzava reiterata richiesta della sottoscrizione da parte del Comune di Cosenza del riconoscimento del debito a proprio favore , a suo tempo contabilizzato in forma Iforfettaria , /Isenza riferimenti certi di supporti contabili. Ovviamente l'Amministrazione non ha aderito, pertanto appare anomala la circostanza che vede al momento il Consorzio conferire ad un terzo il mandato all'incasso di un credito soltanto presunto. Ancora più strana appare la circostanza, emersa ora dagli atti, che il Consorzio, nel periodo precedente all'inizio delle riunioni intercorse con l'Amministrazione Comunale, aveva di già sottoscritto l'atto notarile del mandato irrevocabile per il relativo incasso, senza farne il minimo accenno nel corso degli incontri bilaterali in parola. Tuttavia il Comune è disponibile a riprendere la trattativa con il Consorzio Valle Crati al fine di trovare il giusto equilibrio riferito alla somma da corrispondere per il servizio prestato nel periodo 1998-2000 per il deflusso delle acque reflue in coerenza con le norme dello Statuto e della Convenzione, tenendo conto di quanto già erogato e a conguaglio degli anni precedenti. DEBITI FUORI BILANCIO In più occasioni nonostante gli ampi chiarimenti forniti dall'Amministrazione si continua impropriamente a parlare di "debiti fuori bilancio ". Appare opportuno pertanto delineare i principi normativi, di seguito sintetizzati. Nel comparto della pubblica amministrazione qualsiasi movimento di spesa può avvenire solo e unicamente alla presenza della disponibilità di bilancio sul corrispondente capitolo, ai sensi e per gli effetti del Regolamento di Contabilità Generale dello Stato. Tale principio normativo per quanto riguarda gli Enti Locali è regolato dall'art.35 dell'Ordinamento Contabile e finanziario approvato con Dlgs n.77/95, con le eccezioni di cui al successivo art.37. Riguardo i "debiti fuori bilancio" è di poi subentrato il Dlgs 15-9-1997 n.342 in senso meno restrittivo per sanatorie di provenienza pregressa . Infatti l'art.5 sostituisce in parte i criteri indicati dal predetto Dlgs n.77,precisamente : al punto e) laddove riconosce la legittimità dei debiti fuori bilancio derivanti dagli " acquisti di beni e servizio,in violazione degli obblighi di cui ai commi 1,2,3 del previgente art.35, nei limiti degli accertati e dimostrati utilità ed arricchimento per l'ente nell'ambito dell'espletamento di pubbliche funzioni e servizi di competenza." Ne consegue che con tale presupposto normativo vengono riconosciuti in Itoto/I i debiti fuori bilancio in precedenza maturati. Questo perchè il periodo: -"arricchimento per l'ente nell'ambito dell'espletamento di pubbliche funzioni "-, è ancorato a tutte le spese sostenute senza l'iniziale copertura contabile e che quindi rientrano nell'insieme delle "poste" di specie riconducibili al principio di "legittimità". Il mancato riconoscimento si riferisce invece ad operazioni poste in essere al di fuori di pubbliche funzioni le quali, ove sostanziate, in qualsiasi Ente Locale, o comparto statale, comportano interventi di carattere ben diverso. Infatti l'art.15 dello stesso Dlgs n. 342/97 inserisce un forte deterrente per potere elidere il fenomeno dei Idebiti fuori bilancio/I nel senso che il responsabile del procedimento amministrativo-contabile che ha determinato siffatte situazioni, una volta individuato con atto formale, ai sensi della legge n.241/90,viene comunicato ai creditori per eventuali azioni di rivalsa a carico dello stesso contraente. Inoltre sempre a carico dello stesso responsabile della fase preparatoria ed istruttoria del procedimento, interviene la legge n.29 de 3-2-1993 che prevede l'instaurazione di giudizio sul piano disciplinare per danni patrimoniali nei confronti dell'Ente. Per quanto riguarda il Comune di Cosenza l'attuale Amministrazione, nel rilevare l'esistenza di situazioni debitorie pregresse, le ha riconosciute secondo i dettami di legge in attuazione del principio di continuità amministrativa. Per quanto concerne i pignoramenti di somme disposte dall'Autorità giudiziaria e notificati al "Tesoriere Carime" con l'obbligo del relativo pagamento occorre porre in evidenza che siffatti provvedimenti scaturivano da : a ) sentenze passate in giudicato o sentenze immediatamente esecutive; b ) procedure espropriative o d'occupazione di urgenza per opere di pubblica utilità; Subentravano inoltre provvedimenti della stessa Autorità Giudiziaria senza il concorso di interventi da parte del Comune, provenienti da atti esecutivi notificati direttamente al Tesoriere con l'obbligo pagamento. Pagamenti questi ultimi portati a conoscenza del Comune in un secondo momento dallo stesso Tesoriere per la relativa sistemazione contabile. Gli atti ingiuntivi provenivano in massima parte da richieste di somme da parte di terzi fornitori ai quali il Comune non aveva prestato acquiescenza riguardo al "quantum". Da qui insorgeva il contenzioso che ovviamente poteva comportare maggiori oneri a carico della parte soccombente. Si rimanda all'apposito capitolo per maggiori approfondimenti sui pignoramenti. Qui serve rilevare che nella generalità dei casi i "debiti fuori bilancio" sono stati determinati, per come sopra sottolineato da situazioni contingenti e quindi urgenti nel loro contenuto.U /UTra questi, da quanto si evince dagli atti d'ufficio, rientrano il pagamento di canoni pregressi per locazioni di immobili privati e relative spese condominiali, il pagamento di fatture per acquisizione di beni di utilità generale, determinando in senso lato, un arricchimento per l'Ente come già evidenziato dal Comune nella voluminosa documentazione trasmessa alla Corte dei Conti. Si trattava comunque di atti dovuti, seppure di portata straordinaria per la mancanza nel periodo d'insorgenza della relativa copertura di bilancio. La linearità di tali situazioni emerge anche dalla decisione a suo tempo assunta dallo stesso Organo Consiliare che, con apposite delibere emesse nell'esercizio del controllo sull'attività di gestione, ha riconosciuto la legittimità di ogni operazione di spesa. Per concludere ,emerge da quanto sopra esposto che ogni movimento collegato al comparto dei Idebiti fuori bilancio/I è strettamente collegato all'interesse generale dell'Ente. Eventuali diverse sottolineature (alcuni annoverano stranamente nel comparto dei "debiti fuori bilancio" anche la maggiore contribuzione illegittimamente richiesta dal "Consorzio Valle Crati" per il deflusso delle acque reflue) appaiono puramente strumentali sotto ogni riflesso. PIGNORAMENTI Le somme reclamate da terzi, per un ammontare di circa 10 miliardi, si riferiscono, per la maggior parte, ad indennità di esproprio di suoli destinati alla realizzazione di opere pubbliche risalenti alla fine degli anni '60 e fino agli anni '80 ed inizio '90. I pignoramenti rappresentano somme di pertinenza del Comune che sono state provvisoriamente vincolate in attesa delle controversie giudiziarie in corso. Tali controversie riguardano soprattutto maggiori oneri derivanti da procedure espropriative di suoli che il Comune ha acquisito per la realizzazione di opere pubbliche. Molte delle procedure, però, pur se formalmente ancora in essere, dovevano considerarsi definite o in via di definizione a seguito dell'avvenuto pagamento, di transazioni o sospensione o annullamento di sentenze appellate. La gran parte delle somme originariamente pignorate risulta ora liberata a seguito di provvedimenti giudiziari favorevoli al Comune o di accordi raggiunti con gli interessati. Si tratta di espropri le cui indennità sono state rivalutate a seguito di provvedimenti di legge sopravvenuti e sentenze della Corte Costituzionale. Se il Comune dovesse oggi acquisire quelle aree il loro costo sarebbe notevolmente superiore in quanto il calcolo per l'acquisto, anche ai fini espropriativi, viene determinato in base al valore venale del bene, valore superiore spesso a quello cui il Comune è condannato. Più in particolare: PROCEDURE ESECUTIVE GIA' ESTINTE MA NON CANCELLATE DAL RUOLO 1. Ditta Ares L. 85.000.000 1994 2. Aiello Francesco 4 L. 700.000.000 1988 3. Com Srl L. 1.190.653 4. Comerit L. 190.000.000 1992 5. Coop. Edilizia San Carlo L. 5.020.512 1990 6. Cristarello L.1.400.000.000 1990 7. Eredi Naccarato Angelo L. 285.000.000 1988 8. Soc. Sam e Miriello L. 60.000.000 1994 TOTALE L.2.726.211.165 PROCEDURE ESTINTE PER INTERVENUTO PAGAMENTO NON CANCELLATE DAL RUOLO 1. Fallimento Manfredi L.1.500.000.000* 1968 UL LIprocedura transatta per la somma L.201.000.000/LI/UL TOTALE L.1500.000.000 PROCEDURE SOSPESE PER ORDINE DELL'AUTORITA' GIUDIZIARIA 1. Aiello Ippolito L. 600.000.000 1988 2. Filice Eugenio L.1.662.000.000 1992 3. Perri Luigi L. 90.000.000 1988 4. Berlingieri L.1.380.000.000 1992 TOTALE L.3.732.000.000 TOTALE GENERALE DELLE PROCEDURE ESTINTE O SOSPESEDIR DIR DIR DIR DIR DIR DIR DIR DIR UL.7.958.211.165/DIR /DIR /DIR /DIR /DIR /DIR /DIR /DIR /DIR /USi evidenzia, ancora, che alla data del 31.10.2000 presso il Tesoriere Comunale risultano vincolati importi per pignoramenti pari a L.2.145.674.871 in quanto l'elenco non è stato ancora aggiornato e decurtato delle somme di L.85.000.000 (procedura Ares), L.190.000.000 (procedura Comerit), L.5.020.512 (procedura Cooperativa San Carlo), L.90.000.000 (procedura Perri Luigi 14) per un ammontare complessivo di L.370.020.512. Conseguentemente le somme effettivamente vincolate per pignoramenti assommano ad oggi a L.1.775.654.359, e non ai 10 miliardi di cui si è parlato. MUTUI Lo stock dei mutui al 31.12.99 è di I116 /Imiliardi di cui 96 ancora da estinguere. I mutui contratti nel corso di questa consiliatura ammontano a circa 66 miliardi, inclusi i 10 miliardi che andranno in estinzione a decorrere dal 2001. Alla somma di 116 miliardi occorre ancora aggiungere 10 miliardi circa per mutui da formalizzare. Il loro piano di ammortamento comporta attualmente una rata annua a carico del bilancio dell'Ente di circa 11 miliardi, pari a circa l'8 % dell'entrata corrente e, quindi, al di sotto del limite del 25 % previsto dalla legge. La maggior parte dei mutui è stata destinata alla realizzazione di impianti sportivi, alla costruzione di case per i meno abbienti, alla riqualificazione urbana e alla edilizia scolastica. Il legislatore d'altra parte favorisce l'indebitamento dei Comuni relativo a mutui destinati ad investimenti con incentivi vari tra cui la rinegoziazione. Questo consente a molti Comuni che hanno già raggiunto il plafond massimo di indebitamento l'apertura di nuove linee di credito per favorire la realizzazione di opere che, oltre ad avere una ricaduta positiva sull'occupazione, hanno effetti di miglioramento del territorio e delle infrastrutture cittadine, con incentivazione dello sviluppo economico. L'accensione dei mutui consente di investire per la città e di elevare gli standards di qualità con conseguente attuazione di nuove iniziative socio-economiche. Tutto questo è facilmente verificabile scorrendo la lista delle opere rese possibili dai mutui, già pubblicata da questa Amministrazione in un libro bianco e che qui di seguito si ripete. Si precisa che per diversi mutui risalenti agli anni '80, l'attuale Amministrazione ha riconvertito le originarie destinazioni e ricontrattato i tassi d'interesse, ottenendo consistenti riduzioni. In sintesi, sono 14 per un importo di 11 miliardi e 721 milioni i mutui contratti dal 1969 (soltanto uno) al 1985 (gli altri 13 tutti in questo anno). Tutti questi mutui vennero contratti con la Banca Carime S.p.A. e riguardano: - Edificio scolastico piano di zona n.2 - Asilo nido Località Casali - Fognature via Popilia - Acquisto cassonetti rifiuti - Sovvenzione patrimonio Amaco acquisto autobus - Transazione ed espropriazioni aree - Pagamento parcelle progettisti piani di zona - Completamento piscina coperta Campagnano - Costruzione impianti sportivi di Torricelli I° stralcio - Costruzione impianti sportivi di Torricelli II° stralcio - Costruzione bocciodromo - Sistemazione strade interne cittadine - Impianto illuminazione delle frazioni - Imposta in abbonamento Risale al 1987 un mutuo per la ristrutturazione della Sala del Consiglio comunale, contratto con il Consorzio Credito Opere Pubbliche per 306 milioni circa. Dal 1994 si inizia a contrarre nuovi mutui. I primi riguardano impianti sportivi. Con l'Istituto Credito Sportivo di Roma sono stati contratti, dal '94 al '98, sette mutui per un importo complessivo di 10 miliardi e 785 milioni, serviti per: - Completamento impianti via Popilia - Costruzione 3 campi da tennis a Campagnano - Ristrutturazione complesso sportivo per l'atletica leggera - Completamento stadio San Vito - Completamento bocciodromo comunale - Completamento campo di calcio a Torricelli - Costruzione impianti polivalenti a Serra Spiga Con il Banco di Napoli sono in corso tre mutui per un importo complessivo di 14 miliardi e riguardano: - Acquisto cassonetti - Lavori Vico III San Tommaso - Amaco La parte più consistente dei mutui in corso è stata contratta con la Cassa Depositi e Prestiti. Sono 19, per un importo complessivo di 79 miliardi e mezzo. Riguardano: - Ristrutturazione Cinema Italia - Costruzione impianti ricreativi per lo spettacolo-sala della musica - Viale Parco II lotto - Costruzione Villaggio nomadi a Casali - Costruzione Villaggio nomadi a via degli Stadi - Costruzione campo nomadi a via Reggio Calabria (poi spostato in via degli Stadi) - Costruzione scale mobili nel centro storico - Costruzione parcheggio in piazza Europa - Opere urbanizzazione piano di zona n.1 ED-acquisiz. aree parte II - Opere urbanizzazione piano di zona n.1 E2-acquisiz. aree parte I - Opere urbanizzazione piano di zona n.1 ED-acquisiz. aree parte III - Riqualificazione quartiere via Caloprese, via N. Serra e Torrente Liguori (due mutui) - Maggiori oneri per espropri (tre mutui) - Acquisizione ed urbanizzazione aree - Rinegoziazione mututi - Pagamento maggiori oneri riconosciuti come debiti fuori bilancio Infine, cominceranno ad essere pagate nel 2001 le rate di altri tre mutui contratti con la Cassa Depositi e Prestiti per circa dieci miliardi, che riguardano: - Debiti fuori bilancio riconosciuti - Viadotto di raccordo tra la SS 107 e la SS 19 bis - Costruzione ponte sul Vallone di Rovito. Il totale finale ammonta a 126 miliardi e 406 milioni, con un debito residuo al 31 dicembre 2000 di 100 miliardi e 136 milioni, un importo annuo di pagamento di 12 miliardi. Il contributo annuale statale o regionale è di 909 milioni. Gli interessi per l'anno 2001 ammontano a 5 miliardi 568 milioni, il capitale per l'anno 2001 ammonta a 6 miliardi e 500 milioni circa. ADDIZIONALE IRPEF La legge finanziaria 1998, in attuazione dell'autonomia tributaria degli enti locali, ha previsto la possibilità per i Comuni di istituire l'addizionale all'imposta sul reddito delle persone fisiche. La misura massima è del 5 per mille, scaglionata in tre anni con decorrenza dal 1999. Il Comune di Cosenza ha deliberato tale addizionale nella misura del 2 per mille per l'anno 1999 e di un ulteriore 2 per mille per l'anno 2000. La previsione di tale risorsa si è resa necessaria a seguito del taglio dei trasferimenti statali, che per Cosenza è stato di circa 8 miliardi all'anno. L'addizionale viene pagata solo dai contribuenti che sono tenuti al versamento dell'Irpef, mentre non tocca tutti gli altri contribuenti con reddito minimo che non arrivano a scontare l'imposta principale. L'addizionale risulta approvata per il 99 da circa 2500 Comuni, mentre per il 2000 se ne sono aggiunti molti altri. L'imposta, comunque, a Cosenza copre solo in parte la diminuzione del trasferimento statale. ACQUA Perché parliamo dell'acqua? In questi giorni è riaffiorato il problema della distribuzione in alcune zone della città e del pagamento delle bollette. Riteniamo quindi giusto esprimere alcune considerazioni. In effetti, l'Amministrazione comunale ha sviluppato una serie di iniziative nel settore dell'acqua finalizzate al miglioramento dell'erogazione idrica, nonché opere sulle sorgenti, sulle reti adduttrici e sui serbatoi per incrementare le portate. In particolare, sono stati realizzati: il serbatoio di Colle Mussano che serve tutta la zona a valle del rilevato ferroviario ed alcune aree di Bosco Sottano; due pozzi, sempre a Colle Mussano, con una portata idrica di circa 40 litri al secondo; la ristrutturazione della sorgente e della rete adduttrice dell'acquedotto del Timpafusa, che consente una portata aggiuntiva di circa 60 litri al secondo; la ristrutturazione dell'acquedotto dello Zumpo; interventi di ammodernamento sulla rete idrica cittadina; l'impianto di telecontrollo. Tutte queste opere, che hanno comportato un investimento di oltre 20 miliardi, erano e sono finalizzate al miglioramento del sistema idrico complessivo e quindi anche ad accrescere la dotazione di acqua disponibile per i cosentini in tutte le zone e in particolare in quella centrale che è stata sempre particolarmente disagiata. L' obiettivo sarebbe probabilmente a portata di mano, se la gestione complessiva del sistema fosse di pertinenza di un solo Ente, come peraltro prevede l'attuale legislazione. Invece gli acquedotti più importanti (Abatemarco e Bufalo) ricadono sotto la gestione regionale. Puntualmente, a un miglioramento degli interventi del Comune e, quindi, all'incremento di portate al servizio della città, corrisponde una riduzione di acqua proveniente dagli acquedotti regionali. E' di questi giorni la verifica delle portate di tutti gli acquedotti, sia regionali che comunali, e si è pervenuti a una semplice e drammatica conclusione: gli acquedotti del Comune rispetto agli anni precedenti hanno subito una riduzione percentuale pari a 14,79% , mentre nello stesso periodo, gli acquedotti regionali subiscono una riduzione percentuale pari a 24.02% . Difatti, la riduzione degli acquedotti comunali è passata da 169 l./sec. a 144 l/sec. mentre la riduzione degli acquedotti regionali è passata da 358 l./sec. a 272 l/sec. La spiegazione va ricercata in due ipotesi: o le sorgenti che alimentano gli acquedotti regionali si avviano pericolosamente a una forte riduzione della capacità di erogazione, o c'è una distrazione di portata a favore di altre zone. Relativamente alle bollette idriche, bisogna sottolineare quattro punti fondamentali. 1) Innanzitutto deve rilevarsi l'ordine che, nel settore, questa Amministrazione ha cercato (e ancora sta cercando) di porre, atteso il marasma più completo ereditato da gestioni del passato: ruoli che non si formavano o, nella migliore delle ipotesi, risultati errati (a mero titolo di esempio, si rammenta che nel 1997 questa Amministrazione, è stata costretta a ritirare, rielaborare e rimettere in discussione le bollette errate riferite alle forniture dell'anno 1994), riscossioni che non si effettuavano o che non avevano alcuna scadenza, rendicontazioni imprecise o addirittura assenti ecc. 2) Pur avendo ancora da riscuotere anche le forniture del 1998 e '99, si è preferito porre in riscossione il solo anno '97 per evitare ulteriori aggravi alle famiglie già provate da un anno difficile per la crisi petrolifera verificatasi. 3) Fermo restando che l'acqua è una fornitura, per cui più se ne consuma e più aumenta la bolletta, la rateazione è nei fatti e nella sostanza, atteso che per importi complessivi superiori a 350mila lire è consentito il frazionamento dei pagamenti. 4) Questa Amministrazione ha provveduto ad agevolare, con misure specifiche, i ceti meno abbienti. In caso dovessero verificarsi disfunzioni, l'Amministrazione è sempre pronta ad intervenire. PIAZZE Non sorprenda questo capitolo dedicato alle piazze della città. Dimenticando che uno dei punti del programma del sindaco era riservato alla riqualificazione di questi luoghi così importanti per la vita cittadina, diventati, purtroppo, luoghi di degrado, le piazze sono state oggetto, negli ultimi tempi, di accese discussioni. E' bene dunque chiarire anche questo punto. Le piazze oggetto di attenzione da parte dell'Amministrazione comunale sono: piazza dei Bruzi, piazza Fera, piazza Principe di Piemonte, piazza Matteotti, piazza Cappello, piazza XV marzo, piazza Riforma, piazza Piccola, piazza Duomo. Per piazza Cappello e piazza XV luglio si è scelta la procedura dell'appalto-concorso. Le imprese hanno fatto pervenire oltre alle offerte economiche anche una proposta tecnica ed il tutto è stato valutato da apposite Commissioni di esperti con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Per piazza dei Bruzi, piazza Fera e piazza Riforma, in attuazione della legge sui lavori pubblici che ha introdotto con criteri innovativi il concetto del concorso d'idee, si è sviluppata una gara a livello internazionale. E' una procedura trasparente, che consente un confronto ampio tra esperienze professionali diverse. Una Commissione composta da valenti professionisti ha optato infine per la soluzione risultata, dal punto di vista tecnico, la più rispondente alle esigenze dell'Amministrazione. Per gli interventi su corso Telesio, dopo una accurata selezione, la scelta è caduta su un gruppo di professionisti guidati da un professore universitario esperto in restauro e interventi di salvaguardia ambientali. Piazza Matteotti fa parte di un progetto più complessivo di cui una parte viene realizzata da illustri professionisti locali, mentre per la restante si è deciso di ricorrere ad un concorso internazionale che prevede oltre alla realizzazione dei parcheggi sotterranei anche la sistemazione ed utilizzazione della parte sovrastante. Per Piazza Principe di Piemonte il progetto è stato sviluppato all'interno dell'Ufficio tecnico, che, su indicazione dell'Amministrazione, ha ritenuto di intervenire con opere di riqualificazione di un'area più ampia, situata nel cuore della città. Stessa filosofia sarà seguita per piazza Valdesi. In queste piazze sono previsti anche interventi di tipo artistico con l'apposizione, rispettivamente, di una una fontana e di una scultura. CONSULENTI Una delle novità più significative della riforma della p.a. consiste nella possibilità del ricorso ad incarichi esterni. La materia è ora disciplinata dagli artt. 90 e 110 del nuovo T.U. (n. 267/2000). (che riproduce le norme della 142 e succ. mod. ed integr.) LE IPOTESI CONTEMPLATE SONO TRE: 1) L'art. 90 prevede la possibilità della "…costituzione di uffici alle dirette dipendenze del Sindaco,…della giunta o degli assessori, per l'esercizio delle funzioni di indirizzo e di CONTROLLO loro attribuiti dalla legge, costituiti da dipendenti dell'ente ovvero (salvo dissesto) da COLLABORATORI assunti con contratto a tempo determinato. "…Al personale assunto con CONTRATTO DI LAVORO SUBORDINATO A TEMPO DETERMINATO SI APPLICA IL CONTRATTO COLLETTIVO NAZIONALE DI LAVORO DEL PERSONALE DEGLI ENTI LOCALI. "…Con provvedimento motivato della GIUNTA, al personale di cui SOPRA il trattamento economico ACCESSORIO (non concesso ndr) previsto dai contratti collettivi può essere sostituito da un unico emolumento omnicomprensivo dei compensi PER LAVORO STRAORDINARIO, per la produttività collettiva e per la qualità della prestazione individuale…". 2. La seconda ipotesi è quella prevista dall'art. 110 che riguarda la copertura di posti di organico di RESPONSABILE DEI SERVIZI E DEGLI UFFICI, DI QUALIFICHE DIRIGENZIALI O DI ALTA SPECIALIZZAZIONE mediante contratto a tempo determinato di diritto pubblico o, eccezionalmente, di diritto privato. Per la dirigenza e le alte specializzazioni c'è la possibilità di ricorrere ad incarichi esterni anche al di fuori della dotazione organica, entro il limite del 5% del totale dei posti di organico della dirigenza e dell'area direttiva. (Va qui precisato che SOLO NEGLI ENTI PRIVI DI DIRIGENZA il ricorso a questo tipo di incarichi esterni è SUBORDINATO ALLA MANCANZA DI PROFESSIONALITA' ANALOGHE). Anche in questo caso il rapporto è di lavoro subordinato ed il trattamento economico è equivalente a quello previsto dai vigenti ccccnnll e può essere integrato, con provvedimento della giunta, da una indennità ad personam commisurata alla specifica qualificazione professionale e culturale, anche in considerazione della temporaneità del rapporto e delle condizioni di mercato relative alle specifiche competenze professionali. 3. La terza ipotesi è quella disciplinata dall'ultimo comma dell'art. 110: "Per obbiettivi determinati e con convenzioni a termine, il regolamento può prevedere collaborazioni esterne ad alto contenuto di professionalità". Solo in questa 3° ipotesi si può parlare di CONSULENZA in senso stretto poiché solo in questa ipotesi il rapporto non è di lavoro subordinato ma libero professionale, mirato alla realizzazione dell'"obbiettivo determinato" (si tratta, quindi di locatio operis e non di locatio operarum). Occorre, quindi, fare una netta distinzione tra CONSULENZE E COLLABORAZIONI ESTERNE (E, ALL'INTERNO DI QUESTA SECONDA IPOTESI, TRA COLLABORATORI ALLE DIRETTE DIPENDENZE DEL SINDACO, DELLA GIUNTA O DEGLI ASSESSORI E COLLABORATORI INVESTITI DELLA RESPONSABILITA' DI SERVIZI ED UFFICI PREVISTI IN PIANTA ORGANICA O, AL DI FUORI DI QUESTA, ENTRO IL SUINDICATO LIMITE DEL 5%). Tutti gli incarichi sono stati conferiti nel rispetto di queste norme che, peraltro, sono pedissequamente previste dallo statuto che, ricordo, è stato approvato all'unanimità dal consiglio comunale. Si tratta per la maggior parte dei casi non di consulenze ma di collaborazioni rientranti quasi tutti nella prima delle ipotesi disciplinate dalla legge e, in numero minore, nella seconda ipotesi. Il rapporto di lavoro è sempre a tempo determinato ed il trattamento economico è corrispondente a quello previsti dai ccccnnll. Non sono stati determinati compensi aggiuntivi, anche se previsti dalle norme citate. Molto esigue sono invece le consulenze che, come specificato dalla legge, sono state conferite ad eminenti professionalità, per obbiettivi determinati ed a costi estremamente contenuti se non addirittura gratuiti. Anche in questo caso i rapporti sono a termine. La spesa complessiva è di poco superiore all'1% della spesa corrente e notevolmente inferiore al 3% della spesa totale per il personale dipendente. Il 58,40% circa è destinato agl'incarichi rientranti nella prima ipotesi ( circa lire 1.150.000.000) ; Il 22,85% circa va agl'incarichi della seconda ipotesi ( circa lire 450.000.000) e solo il 18,75% circa alle consulenze ( circa lire 369.000.000); La loro utilità è di straordinario rilievo e dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Ma l'aspetto più importante e non monetizzabile è rappresentato dal loro contributo in direzione del processo di ammodernamento dell'ente e della burocrazia comunale, nei confronti della quale, peraltro, intercorrono rapporti di stretta collaborazione e di reciproco vantaggio professionale e culturale che determina la crescita complessiva dell'ente, il miglioramento delle sue prestazioni e dell'efficacia dei servizi resi al cittadino. Non a caso il loro impiego si svolge quasi sempre in aree del tutto innovative, estranee alle tradizionali attività comunali: la Casa delle Culture, la Biblioteca dei Ragazzi, l'Informazione televisiva, l'Infopoint Europa, la Dispersione scolastica, l'Unesco, il Sito Internet; oppure al teatro Rendano, all'Ufficio stampa, ai Servizi ispettivi e del controllo di gestione, all'Ufficio legale, alla Segreteria del Sindaco e della Giunta, dove il rapporto di lavoro non può non avere natura rigorosamente fiduciaria. L'utilizzo degli esterni è numericamente inferiore alle possibilità consentite dalla legge. Una rapida ricognizione di ciò che avviene nelle altre pp.aa., dallo Stato, alla Regione, agli altri enti locali metterebbe in luce come nel nostro comune di questo strumento se ne fa un uso misurato, responsabile e fortemente produttivo. Diamo un breve sguardo a quanto avviene alla Regione Calabria. La legge regionale 13/'96 prevede 2 consulenti per ogni assessore ed 8 per il Presidente. La legge regionale di accompagnamento al bilancio 2000 prevede che ciascun consigliere possa nominare un proprio segretario, che viene compensato con uno stipendio analogo a quello di un dipendente di settima qualifica, se diplomato, di ottava, se laureato. Più volte l'Amm.ne ha reso pubblici nomi, cifre ed attività rese dai collaboratori ed ha dovuto difenderli da attacchi strumentali ed ingiuriosi di certa stampa che, diretta essa stessa da soggetti che non avrebbero titolo per parlare perché, essi si, versano in palese e permanente stato di incompatibilità alla luce della vigente legge sugli addetti stampa negli enti pubblici. CONCLUSIONI Con la manovra di assestamento l'avanzo di amministrazione viene destinato prioritariamente all'attuazione delle politiche del lavoro. Con tale manovra viene assicurata la copertura finanziaria inerente l'applicazione del contratto decentrato nei confronti del personale dipendente. Si tratta di una cospicua somma che assorbe circa il 60% dell'avanzo stesso. Altra consistente quota viene destinata alle Cooperative sociali per assicurare loro la continuità dei lavori fino alla chiusura dell'esercizio finanziario. Tanto, in attuazione della volontà dell'Amministrazione per le politiche sociali e verso i ceti meno abbienti. (17.11.200) a name=n2000111702