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L'assessore Doris Lo Moro a Cosenza: "Grazie al nostro governo

21 mag 2009
Gli interventi dell’assessore regionale Doris Lo Moro e del Sindaco del capoluogo Salvatore Perugini hanno concluso ieri sera il Consiglio comunale aperto sulla Sanità, che ha approvato infine un documento della maggioranza e del Gruppo Misto con 15 voti favorevoli e 6 astenuti, ma non ha respinto altri due documenti, uno del gruppo Udc (18 astenuti, 2 sì), l’altro a firma Partito socialista (4 sì, 16 astenuti). L’assessore Lo Moro ha difeso l’operato suo e del Dipartimento che ha lavorato negli ultimi due anni e mezzo alla stesura del Piano sanitario regionale. “Non sono soddisfatta neanch’io di come vanno le cose per la sanità calabrese, ma bisogna anche riconoscere che qualcosa è cambiato e che abbiamo imboccato la strada delle scelte”. La Lo Moro ha annunciato che per il nuovo Ospedale di Cosenza sono già disponibili 90 milioni di euro dal Ministero, cui si aggiungeranno i 30 già previsti per la ristrutturazione dell’Annunziata. Ha negato che la quota capitaria per Cosenza sia quella, penalizzante, da più parti indicata ed ha smentito che si stia conducendo una politica ideologicamente contraria al privato, ricordando gli accordi sottoscritti con l’Aiop qualche mese addietro. Per quanto riguarda le assunzioni ha ricordato che la Regione si è data una legge in proposito e che a giorni sarà varato il Piano delle assunzioni. “Per concludere – ha detto- c’è bisogno di una forte ripartenza. Ho vissuto con entusiasmo questi due anni e mezzo. Io penso che nessuno dovrà cancellare quanto è stato fatto, anche se è stato poco ed è stato un dovere per la Calabria.” Il Sindaco Perugini ha rilevato la positività del messaggio dell’assessore Lo Moro alla quale si è associato per raccomandare di smettere la pratica dell’autodenigrazione per prendere atto che le cose stanno evolvendo in meglio ed assumersi le responsabilità del proprio operato ad ogni livello. Particolarmente lieto di apprendere che ci sono già i primi finanziamenti per il nuovo Ospedale, Perugini ha parlato di un percorso che deve guardare al miglioramento della quotidianità ma anche alle grandi ambizioni, non ultima quella di accoppiare al nuovo Ospedale una Facoltà di Medicina. “Diamo merito –ha concluso- a chi fra tante difficoltà un po’ di merito se l’è guadagnato. La Giunta regionale ha fatto cose che si attendevano da anni, ora ci attendiamo le realizzazioni, con il concorso dei vari livelli istituzionali, in autonomia e senza confusioni.” Di seguito il resoconto degli interventi della seconda parte della seduta consiliare. Consigliere regionale Roberto Occhiuto: La Regione non riesce a programmare una gestione oculata delle risorse e questo ricade sulla sanità e sui lavoratori del pubblico e del privato. Questo Governo regionale aveva promesso di far rinascere la sanità, invece ha ucciso la speranza anche negli operatori del settore. Quanto accade mai si era verificato in passato. Si è generato un contenzioso che mai era stato di questa entità. E’ aumentato il debito ed il deficit di fiducia nel sistema è abissale. La situazione che vive oggi l’Ospedale di Cosenza mai si era registrata in passato: eminenti professionisti hanno abbandonato, unità operative complesse non sono coperte. Per il nuovo Ospedale nel Piano si dice chiaramente che ancora i soldi non ci sono, non esiste un piano operativo, si fanno solo proclami, come per l’Ospedale di Rogliano. Coraggiosa la relazione dell’assessore La Valle ma non condivido la celebrazione di questa pseudo riforma di accorpamento delle Asl. Sulla quota capitaria il Consiglio assuma una decisione forte e decisa. Io proposi un emendamento per adeguarla secondo il Piano sanitario vigente, ma fu bocciato in Commissione e in aula anche da esponenti cosentini. Se il centrosinistra propone un Piano coraggioso, non un libro dei sogni, accogliendo alcune modifiche, non avremo pregiudizi. Ma il piano sanitario dell’assessore Lo Moro non vedrà mai la luce anche ad opera di suoi compagni di coalizione. Giuseppe Spadafora (Idm) Credo si debba in questa sede operare un richiamo forte alla politica calabrese che è troppo troppo distratta su problemi seri che riguardano i cittadini e i bambini. Cesare Pelaia-direttore generale Azienda Ospedaliera Cosenza Molte opinioni sono basate su una scarsa informazione. Ci sono troppe notizie riportate in maniera errata. So bene che esistono criticità, ma da questo a descrivere la situazione in termini apocalittici ce ne corre. I numeri parlano: questa Azienda nel 2006 ha erogato prestazioni ambulatoriali in day hospital a un milione di pazienti, sono state ricoverate oltre 40.000 persone. Strutture: molte sono vecchie e fatiscenti. Ma guardiamo a che punto si trovano le strutture nuove già realizzate. L’edificio destinato a Dea ad oggi non è collaudabile, è iniziato un contenzioso civile, contabile e penale. Nel giro di dieci mesi i lavori saranno completati ma ci sono le altre questioni a rallentare. Abbiamo messo mano al pronto soccorso, un’ala è quasi pronta. Obitorio: è l’unico esistente in questa città, è piccolo, non è adeguato, ma è l’unico. Stiamo cercando di migliorarlo per quanto possibile. Padiglione di viale Repubblica: anche qui si è verificata una situazione di lentezza esasperante con una operazione di collaudo prolungatasi per oltre un anno, perché contemporaneamente si è dovuto riaggiustare alcune delle opere per motivi di sicurezza, che viene al primo posto. Comunque, è terminato, sono iniziate le operazioni di trasloco, nel giro di un mese sarà completato. Personale: nel biennio 2004-5 sono andati via 10 primari, nel successivo biennio altri 10. Nel primo però ne sono stati nominati solo 4 nuovi, nel secondo ne abbiamo nominati 8. Il lavoro deve andare avanti. I primari delle unità complesse sono figure fondamentali dal punto di vista sanitario e gestionale. Da quest’anno per la prima volta i primari sono stati coinvolti nella gestione aziendale fissando con loro i budget e gli obiettivi. Per il restante personale si dice molto e molto spesso a sproposito. Ritengo irresponsabile che a volte per colpire me si colpisca tutto l’Ospedale, chi vi lavora e indirettamente i cittadini che vi afferiscono. Questo viene fatto per motivi non nobili e fomenta clima di sfiducia. Al di là di un certo grado di precarietà che esiste ma cercheremo di superare, non abbiamo deficienze di organico tali da costituire crisi. Abbiamo assunto 40 infermieri dopo dieci anni che non si assumeva più. Su una cosa siamo tutti d’accordo: è necessario ora fare passi avanti per una sanità migliore. Franco Sammarco (DS): Chiedo innanzitutto che sia data lettura del documento presentato dall’associazione dei diabetici, perché anch’esso è significativo della situazione sanitaria. Dobbiamo avere maggiore rispetto dei cittadini, che non sono così disattenti o stupidi come qualcuno vorrebbe fare apparire. Avverto una preoccupante continuità, non c’è una differenza tra ieri e oggi, né in meglio né in peggio ed è questo il dato di maggiore preoccupazione, perché conferma un’analisi, un punto di partenza del discorso che mi sta molto a cuore, e cioè che se noi non riusciamo a smuovere gli assetti che alimentano determinati sistemi, se non abbiamo il coraggio di incidere sugli assetti c’è poco da far conto sul principio dell’alternanza e della democrazia. Il piano sanitario calabrese non è originalissimo, in alcune parti ripercorre linee di Piani di altre regioni con altre realtà. Auguriamoci che esso possa invertire la rotta, dire una parola definitiva su una anomalia che per forze di cose deve essere al centro della nostra attenzione. Se non sdoganeremo la sanità da un sistema che l’individua come terreno di coltura di voti, non riusciremo a dare le risposte che i cittadini si aspettano. Io rivedrei la normativa su nomina e revoca dei direttori generali: non è possibile che essi, che andrebbero scelti su criteri oggettivi di managerialità, seguano il flusso politico, con aggravio di spese, ricominciando daccapo ad ogni cambio di Amministrazione. Il diritto alla salute è un diritto costituzionale. Il cittadino vuole capire se gli è garantita la completezza del percorso terapeutico, dal momento del ricovero ad oltre il momento della guarigione, al momento del reinserimento all’interno delle dinamiche sociali. Addirittura mi pare angusto questo dibattito in Consiglio comunale, se limitiamo il diritto alla salute al momento terminale, a quando c’è la patologia, perché invece esso attiene alla vita quotidiana del cittadino. Il vero contributo che può dare un’Amministrazione a questo dibattito è un orientamento ad una politica della salute che privilegi quanti non sono ricchi. La situazione cosentina presenta una serie di anomalie: la più alta densità di strutture pubbliche in Italia e la più alta quota di emigrazione sanitaria. C’è qualcosa che non va a proposito di numeri. Il problema non è di quantità, ma di qualità. La verità è che non può esserci privato di qualità se non c’è pubblico di qualità. La sensazione è che in questo Paese si stia andando ad una sorta di americanizzazione: eliminazione del pubblico, e impossibilità per chi è povero di potersi curare. Sergio Bartoletti (Gruppo Misto) Nove mesi si tenne fa l’ultimo Consiglio sull’argomento: da allora non è cambiato nulla. Eppure, su questi argomenti il centrodestra ha sempre votato con il centrosinistra. Non ci siamo mai tirati indietro di fronte a proposte migliorative sulla sanità, le abbiamo sostenute. Le cose a Cosenza devono cambiare: questo è il messaggio che il Consiglio comunale deve dare all’Assessore Lo Moro. Tre quarti dei malati oncologici di Cosenza prendono la valigia. Non c’è niente da aspettare, nessun Piano sanitario da varare, ci sono decisioni da prendere già nella prossima Giunta. Non c‘è spirito polemico, muro contro muro. Vogliamo solo dire che questa città non può continuare ad essere penalizzata come accaduto negli ultimi anni. Non è corretto verso i cittadini che pagano le tasse come a Catanzaro e a Lamezia. Il documento della maggioranza non può essere votato. Ci dovete dire cosa farete per Cosenza non nei prossimi anni ma nei prossimi quindici giorni, per l’Ospedale, per i dipendenti anche delle cliniche private. dr. Guido(SMR-radiologi) Al centro della sanità ci deve essere il malato. Ieri è stato operato un colpo di spugna sulle strutture semplici. Bisognava prima fare una verifica sulle strutture esistenti. C’è un problema di qualità. Bisogna rivedere il metodo di nomina dei direttori, per i quali si concorre in “quota” ai vari politici. Questo non fa gli interessi dei cittadini. Dr. Santelli (medici di famiglia) Stasera bisognava parlare anche dei medici di base, i medici di famiglia che sono gli unici scelti dai cittadini. Anche nel Piano sanitario si parla poco di questo comparto. Non può cambiare la sanità se non si comincia dall’organizzazione dei servizi. Si parla molto dell’Ospedale. Ma questo da solo non basta se non abbiamo sul territorio i servizi minimi. Manca la visione di quel che cerca il cittadino. cerchiamo di far funzionare l’Ospedale che c’è, ma anche la prevenzione, l’educazione sanitaria, la medicina di base. Michelangelo Spataro (Udeur) Abbiamo il dovere di dare risposte ai cittadini su problemi importanti come il funzionamento del Centro ex Aias. La sanità privata ha un ruolo importante e sopperisce alle deficienze delle strutture pubbliche, garantendo la recettività negata dall’Ospedale. Bisogna fare di più, facendo sì che le strutture private diventino centri d’eccellenza in qualche specialità. In Calabria si è ingenerato un movimento di antipolitica legato alla rivendicazione di giustizia. Avrei preferito che la gente scendesse in piazza per un ragazzo deceduto per essere arrivato tardi sul tavolo operatorio. La sanità non deve avere colore perché riguarda la vita di tutti i cittadini. Assessore regionale alla Sanità Doris Lo Moro Ho seguito da lontano il dibattito che c’è stato in questa città. Il Piano sanitario è frutto di un lavoro di analisi, approfondimento, scelte operate dal Dipartimento e da me personalmente, ma anche del dibattito di politica sanitaria che si è sviluppato negli ultimi anni nella nostra regione. Voglio partire smentendo una voce, che il Piano sia frutto di un copia e incolla. Sono molto legata a questo Piano, conclude l’attività di due anni e mezzo. Si è formato via via nel tempo, nel bene e nel male. Dire che non è frutto originale non è giusto anche per i tanti che vi hanno lavorato. Il Piano sanitario deve essere originale per ogni regione, non ci può essere un modello perchè le nostre regioni sono molto diverse. Questo Piano ha avuto l’ambizione di bruciare alcune tappe. La Calabria ha forti problemi storici nella sanità ma proprio perché la sanità non è fortemente strutturata, possiamo ipotizzare di avere una sanità non pesante come quella di altre regioni. Più di altre la nostra Regione può puntare sull’innovazione. Non è il miglior piano possibile, sconta un deficit che è rappresentato dall’esistente di cui deve tenere conto. Alcune scelte, come gli 11 ospedali di riferimento, rispondono al criterio di prendere atto del numero di asl precedentemente esistenti nel cui ambito c’erano queste strutture. Dobbiamo dire che i 3 miliardi e 300mila euro del 2007 e la somma analoga del 2008 sono parte cospicua del bilancio regionale, ma rappresentano anche un fondo sottostimato. Ci sono criticità stratificate nel tempo dovute a scelte e non scelte del passato. Ma parlare in maniera generica di cattiva sanità è un errore perché comunque il sistema regge e ci sono cittadini che trovano ottime risposte anche nella sanità calabrese. E’ bene che cominciamo con il distinguere le responsabilità per aspettarci da ciascun segmento istituzionale le cose giuste. La mia lettura. Cosa contesterei oggi -e non ho fatto ieri- a chi ci ha preceduto? Aver fatto un Piano sanitario che non contiene alcuna scelta. Io penso che i programmi sono importanti e in Calabria è mancata la progettualità. Sono partita da un Piano sanitario che anche rispetto a Cosenza non aveva fatto delle scelte. Io vi ho molto ascoltato: vi sembra poco la cardiochirurgia a Cosenza? Ci siamo resi conto che era giusto dare le stesse risposte a tutti i cittadini di tutte le zone della Calabria. La prima differenza tra Piano vecchio e nuovo è proprio questa. Altra novità sarà il Polo pediatrico che sarà possibile a Cosenza per una serie di qualità che abbiamo trovato a Cosenza. Dobbiamo fare un discorso organico anche sul nuovo Ospedale. La consapevolezza che oggi mi porta a fare mia questa scelta si basa sulla considerazione che l’Ospedale non è un immobile edilizio. Un Ospedale non funzionale rischia di non essere ospedale. Se si va a Germaneto si capisce subito che c’è un’idea assolutamente alternativa di pensare l’Ospedale. La ristrutturazione dell’Annunziata, assai costosa, non sarà mai in condizione di offrire una risposta confrontabile con un ospedale innovativo. Ecco perché la scelta del nuovo Ospedale, per garantire una sanità all’altezza. Molti dei pensieri e delle critiche formulate in questo Consiglio cono prive di fondamento. Io per prima non sono soddisfatta della sanità in questa regione, neanche di quello che ho fatto. Premesso, dunque, che siamo accomunati da un pensiero critico sulla sanità calabrese, dobbiamo renderci conto che sono tanti i soggetti che devono interagire. A furia di parlare di mala sanità togliamo la fiducia innanzitutto agli operatori sanitari. La mala sanità c’è dappertutto. Dobbiamo interrogarci su come fare per ridurre i rischi ma dobbiamo anche rimanere sereni. Ci siamo trovati di fronte ad una ripartizione di fondi che avveniva senza criteri validi. Noi abbiamo stabilito un criterio ovvio: ripartire dalle quote capitarie. A consuntivo, non è vero che Cosenza è penalizzata: la quota capitaria per Cosenza è di 1.522 euro, la media in regione è di 1.424. In questi due anni e mezzo abbiamo invertito una tendenza e recuperato un incremento sui fondi riservati alla Regione di cui anche Cosenza è stata destinataria. Non si possono sminuire i fatti positivi e amplificare quelli negativi. La sanità è cambiata anche in altre cose. La riabilitazione è progetto sconosciuto se non in qualche struttura privata, per la prima volta abbiamo parlato di rapporto epidemiologico, siamo partiti dalla verifica dello stato di salute dei calabresi, cosa assolutamente innovativa. Altra parola magica che rischia di passare sotto tono è che la Calabria negli ultimi 18 mesi ha capovolto la situazione per il settore della prevenzione. Va riconosciuto alla Regione Calabria che si è messa in condizioni di rispettare l’accordo Stato Regione attuando quattordici progetti, tra cui lo screening oncologico per migliaia e migliaia di donne. Non abbiamo fatto solo programmi ma anche attuato tanto. Siamo appena partiti. Dobbiamo avere consapevolezza della difficoltà del percorso. Ma dobbiamo capire che se ripartiamo sempre da zero facciamo solo danni. I debiti pregressi non possono essere buttati in faccia a chi oggi cerca anche di stare nel patto di stabilità. Ciò nonostante abbiamo ridotto i debiti considerevolmente. Questa è buona amministrazione. Proprio oggi in Giunta abbiamo anche dato una risposta alla questione dell’Istituto Papa Giovanni. Per quanto riguarda la sanità privata, Paolini ci ha sferrato attacchi sgradevoli sulla stampa. Vorrei capire meglio. Il Ministro alla Salute e l’assessore regionale alla Salute hanno la missione di dare risposte pubbliche ai bisogni dei cittadini. Ma non mi sono mai posta ideologicamente contro la sanità privata. Abbiamo concordato con l’Aiop il 30 maggio la soluzione prospettata poi nel Piano. Dove sono i conflitti? Non abbiamo tagliato nulla a nessuno, forse avremmo dovuto farlo, non ne abbiamo ancora la forza. Chi è allora che contrasta le case di cura private? E perché si agitano sempre i dipendenti quando si discute di prerogative imprenditoriali? E’ una cosa che non succede in nessun altro settore. Ci sono disavanzi che pesano sui nostri bilanci. Non abbiamo ancora incassato 125 milioni del 2001. Ma qualcosa è cambiato. Con il Piano di rientro varato in Giunta tutto quello che oggi è argomento di discussione e di contrasto con l’assessore alla Sanità perfino in Giunta, è in realtà messo in gioco per il rilancio della sanità. Oggi c’è la mia volontà politica, domani ci sarà la necessità che rette e tariffe rispettino i parametri nazionali. Ma oggi dobbiamo cominciare a parlare di qualità anche nella sanità privata, specializzandola. La trattativa con le case di cure è di alto spessore e le scelte le abbiamo inserite in questo Piano. Non si taglia sui numeri, si fanno scelte ad evitare doppioni. Nuovo Ospedale: introdurre nel Piano una scelta senza poter dire come e quando mi creava difficoltà. Ma subito ci siamo messi a discutere di come fare. E intanto le cose si sono evolute per il meglio. Due giorni fa abbiamo ottenuto dal Ministero 91 milioni di euro, di cui gran parte possono essere realizzati per il nuovo Ospedale. Si aggiungeranno i 30 milioni destinati alla ristrutturazione del vecchio ospedale che richiederà una spesa minore. Non sono soddisfatta, sono assai in pena anche per l’Annunziata. E però cerco di essere equilibrata anche sulle lettere che mi arrivano. Quando si esce provati dalla sofferenza prevalgono gli aspetti più negativi. I futuri manager avranno un compito difficile, si scontreranno con un correttivo, il referente d’ambito, che istituiremo per la provincia di Cosenza che è troppo vasta. Il percorso comunque è delineato. Per quanto riguarda le assunzioni, la verità è che le assunzioni in deroga non esistono, non sono consentite. Ma abbiamo votato una legge regionale per poter assumere legittimamente. A giorni vareremo il Piano delle assunzioni. I manager dell’azienda ospedaliera e sanitaria hanno fatto avere gli elaborati per le richieste di innovazione tecnologica. Finanzieremo le attrezzature che arriveranno anche sul territorio. Per concludere, c’è bisogno di una forte, entusiasmante ripartenza. Ho vissuto con entusiasmo questi due anni e mezzo. Io penso che nessuno dovrà cancellare quanto è stato fatto, anche se è stato poco ed è stato un dovere per la Calabria. Sindaco Salvatore Perugini: La sala ancora gremita testimonia dell’attenzione sul tema. Possiamo esprimere soddisfazione perché abbiamo avuto modo di confrontare in questa sede opinioni diverse, entrare nel merito di questioni per noi di vitale importanza. Non ho la pretesa di concludere su un argomento che ha in sé un continuo divenire. Dico invece che ogni occasione è utile per ripartire. Nel nostro Paese c’è stata una discussione molto lunga per capire se norme costituzionali avessero contenuto programmatico o carattere precettivo. L’art. 32, che sancisce il diritto alla salute, per molti anni è stato ritenuto programmatico, si è invece di recente stabilito che è di carattere precettivo perché attiene ad un diritto proprio di ciascun cittadino. Si apre quindi un percorso difficile, pieno di ostacoli da superare anche dal punto di vista culturale. La situazione della sanità va affrontata tenendo conto delle nuove esigenze nel frattempo maturate. Ecco perché, nella delega all’assessore, ho messo insieme i settori della sanità e dei servizi sociali, perché si coniugasse la necessità di lavorare in tutti e due i campi, per guardare complessivamente all’evoluzione delle cose. Noi enti locali spesso rivendichiamo dalla Regione il rispetto della delega della gestione. Quando però atti fondamentali di programmazione trovano sbocco nello strumento legislativo, definiamo questi atti come libro dei sogni. Questo non è giusto. Ci tocca una riflessione più ponderata e ammettere che, senza rinunciare mai al diritto dovere di critica, dobbiamo valorizzare alcuni punti stasera emersi. E’ vero che la salute non ha colori politici. Il nostro compito è di dare maggiore impulso alle azioni che ci competono fissando alcune parole d’ordine. Le prime sono fiducia, speranza, entusiasmo che dobbiamo avere fissi nel nostro orientamento politico sociale e civile se vogliamo trasmettere ai cittadini l’idea che pur nelle difficoltà, si può però passare alla fase del rilancio. Non deve più esistere l’autodenigrazione. Dobbiamo partire dalle cose buone che quotidianamente si riescono a fare nel pubblico come nel privato. Viviamo in un sistema di sanità pubblica dove convivono e si integrano la parte pubblica e quella privata. Ci deve essere un equilibrio il cui risultato finale deve essere la libera scelta del cittadino e la fruizione di un’assistenza sanitaria quanto più adeguata alle esigenze ed ai bisogni. Al Governo regionale abbiamo chiesto di mettere in atto strumenti di programmazione che guardassero sia alla quotidianità che a una forte ambizione. Se oggi a Cosenza si parla di nuove cose nell’Annunziata, non possiamo che valorizzare questi dati ed attenderci che gli atti programmatori, divenuti definivi, possano trovare concreta attuazione. A fianco degli atti di programmazione sono necessari gli atti di gestione. Il Piano sanitario regionale una volta diventato legge dovrà trovare il gradimento della popolazione perché contiene elementi di grande novità per la regione e per la nostra città e provincia. Per il nuovo Ospedale abbiamo appreso oggi dall’assessore Lo Moro l’individuazione di parte significativa delle risorse. Credo che non ci resti che proseguire. Voglio chiarire che quando con il Presidente della Provincia e con il direttore Pelaia abbiamo sottoscritto un accordo per il nuovo Ospedale, non è stato atto di arroganza, ma solo un contributo all’apertura di una discussione e di un percorso. L’importante è che non sia una discussione senza fine. Bisogna avere la responsabilità della decisione. Non perdiamoci nei bizantinismi, remiamo tutti verso un unico obiettivo, un’unica grande ambizione. Competenze, professionalità, pubblico e privato: queste le altre parole che ci devono guidare quotidianamente con messaggi positivi che a ciascuno di noi tocca di veicolare. Ho apprezzato l’apertura del magnifico Rettore su questa ambizione della Facoltà di Medicina a Cosenza, che non è una rivendicazione di campanile, ma qualcosa che può far crescere la nostra regione in una provincia che ne rappresenta quasi la metà del territorio. Niente ci può impedire di sognare che insieme al nuovo Ospedale possa esserci anche una nuova Facoltà di Medicina. Dimostreremo coraggio se sapremo affrontare le emergenze della qualità e se sapremo avviare battaglie per il futuro complessivo dei nostri territori. Tutte le iniziative che su questo campo il Consiglio vorrà evidenziare avranno piena ospitalità e saranno accolte come stimolo comune per lasciare traccia vera sui nostri territori di cose non che si debbono fare. I campi sono quelli e li stiamo percorrendo nei vari livelli istituzionali. Diamo merito a chi fra tante difficoltà un po’ di merito se l’è guadagnato. La Giunta regionale ha fatto cose che si attendevano da anni, ora ci attendiamo le realizzazioni, con il concorso dei vari livelli istituzionali, in autonomia e senza confusioni. Fiducia e speranza: abbiamo il dovere di continuare così con l’impegno di chi giornalmente si mette al servizio delle popolazioni che è stato chiamato a governare.