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Domani lo spettacolo sui moti di Reggio Calabria con Lara Chiellino

21 mag 2009
Non ancora trentenne, originaria di Soveria Mannelli, formazione teatrale eterogenea con studi di recitazione all’Accademia d’arte drammatica “Silvio D’Amico” con maestri come Marisa Fabbri, Mario Ferrero e Michele Monetta. Assidua anche la frequentazione di laboratori di teatro con Renato Carpentieri, Antonio Salines e Carlo Quartucci e numerosi gli spettacoli cui ha preso parte. Un bagaglio non da poco per Lara Chiellino, protagonista domani sera, 10 maggio (ore 21,00) nella Sala “Quintieri” del Teatro Rendano, dello spettacolo “Evviva Maria – I moti di Reggio Calabria del 1970”, tratto dal testo di Ulderico Pesce, che ne cura anche la regia, ed inserito nell’ambito di “Senza sipario”, minirassegna teatrale per conoscere tre giovani attrici calabresi. “Il testo “Evviva Maria” – spiega nelle note di regia Ulderico Pesce - racconta la storia dei “Moti di Reggio Calabria del 1970”, un avvenimento tragico e paradossale che rappresenta ancora oggi la più importante rivolta popolare italiana dal dopoguerra a oggi. Il popolo di Reggio Calabria protestò in maniera determinata, costruendo barricate nella città, occupando strade e ferrovie, contro la decisione di nominare capoluogo della Regione Calabria la città di Catanzaro, che contava circa settantamila abitanti, e non quella di Reggio Calabria che ne contava centosettantamila. Molti furono i morti e molti i feriti e quei fatti rappresentano ancora oggi, una ferita aperta per tutto il Mezzogiorno d’Italia. Lo spettacolo – sottolinea ancora Pesce - mira a rintracciare e raccontare i veri motivi di quella ribellione, che affondano le radici in una politica del Governo centrale verso il Sud che ha coltivato solo illusioni e inganni, politica mai realizzata appieno e che si è rivelata con gli anni senza prospettive reali. Un Sud che è stato lasciato nelle mani della malavita che oggi, a Reggio Calabria, come in altre parti del Sud dell’Italia, regna incontrastata. La notte del 26 settembre 1970 – racconta Ulderico Pesce - morirono sull’autostrada del Sole fra Ferentino ed Anagni, alle ore 23,25, in uno scontro con un autotreno, cinque giovani che si recavano a Roma per portare ad un giudice “carte e documenti segreti” che avrebbero fatto capire gli autori reali dell’attentato al treno “La Freccia del Sud”, avvenuto il 22 luglio dello stesso anno, all’altezza di Gioia Tauro, in cui persero la vita sei persone. Entrambi gli episodi furono frettolosamente archiviati dalla Magistratura come “incidenti”, molti invece continuano a pensare, a dire e a scrivere, che quei fatti definiti “incidenti” furono, viceversa, veri e propri “attentati” con cui si mirava a destabilizzare l’ordine sociale e a mettere a tacere ragazzi scomodi che avevano intuito i manovratori reali, o meglio gli strumentalizzatori dei Moti di Reggio Calabria che, approfittando della battaglia dei reggini, miravano a conquistare l’Italia con la forza. Visto che lo Stato italiano ha lasciato nel dimenticatoio questi fatti – puntualizza Pesce - tocca a noi “teatranti”, “pagliacci” per vocazione, ricordare quei morti” L’addetto stampa Giuseppe Di Donna