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Il "Don Giovanni" di Carmelo Bene domani a "Lo schermo di velluto"

21 mag 2009
Prosegue al Teatro Rendano “Lo schermo di velluto – Il cinema di Carmelo Bene”, la retrospettiva dei film che il regista ed attore pugliese girò dal 1968 al 1973 dedicandosi, per una breve parentesi dal teatro, all’arte cinematografica. Il ciclo di film dedicato a Carmelo Bene, curato dal Prof.Marcello Walter Bruno e promosso dal teatro di tradizione cosentino in collaborazione con il circolo di cultura cinematografica “Kinema” ed il corso di laurea in Dams dell’Università della Calabria, presenta domani sera, 9 maggio, alle ore 21,00, il film “Don Giovanni”, diretto, sceneggiato ed interpretato da Bene nel 1970. Il film viene presentato a Cannes nella Quinzaine des Réalisateurs nel maggio 1970 e subito dopo, ad agosto, partecipa alla Mostra del cinema di Venezia. A differenza degli altri film, “Don Giovanni” non ha nessun precedente teatrale. L’unico riferimento (testuale) di partenza è Il più bell’amore di Don Giovanni, novella tratta da Le diaboliche di Jules-Amédéé Barbey d’Aurevilly. Si tratta della storia dell’amore di Don Giovanni verso una bambina religiosissima, figlia di una sua amante. La bambina crede di essere rimasta incinta per il solo fatto di essersi seduta su una poltrona dopo di lui (Don Giovanni). Partendo da questa vicenda, Carmelo Bene attiva un processo di decostruzione del mito di Don Giovanni, crea una dilatazione temporale nella quale Bene-Don Giovanni tenta di restituire a sè stesso la propria femminilità che si materializza nella bambina. Il montaggio, spezzato, frammentato e velocissimo (il film è formato da circa quattromila inquadrature) in Don Giovanni porta l’immagine ad avvolgersi su se stessa, a piegarsi, a dilatarsi e contrarsi tramite soggettive, false soggettive, semisoggettive, continui spostamenti del “punto di vista cinematografico”. La spazialità (esigua) del set (il film è stato girato nell’appartamento di Bene a Roma) viene trasformata dal montaggio il quale attiva anche delle “distorsioni” temporali attraverso continui salti in avanti e indietro, per sovrapposizioni e ripetizioni. Sul piani della visibilità e invisibilità dell’immagine gioca un ruolo importante la presenza quasi intestardita di specchi e di vari riflessi speculari che fanno coesistere e mescolare immagini diverse. Tramite gli specchi si avvia anche il gioco del “doppio” che in Don Giovanni diventa figura speculare, ossia specchio che riflette e “rilancia” l’immagine una seconda volta, la doppia, la ripete. Questo gioco “speculare” dell’immagine arriva al punto da non distinguere più tra l’immagine “reale” e l’immagine riflessa, o meglio si crea un’assoluta equivalenza tra le due immagini. Tra le curiosità del film c’è la voce fuori campo che è quella di John Francis Lane, oggi giornalista delle pagine culturali de “Il Quotidiano della Calabria”. L’addetto stampa Giuseppe Di Donna