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Il Rendano si riappropria del suo pubblico. Successo per il Barbiere di Siviglia andato in scena nell'ambito di "Torniamo all'opera"

una scena del Barbiere di Siviglia  al Rendano
05 dic 2021

Il Teatro Rendano si riappropria del suo pubblico e vince la scommessa di un allestimento, quello del “Barbiere di Siviglia” di Gioachino Rossini, per la regia di Daniele Piscopo, sì minimalista, quanto ad impianto scenico ridotto all'essenziale, ma efficace sotto tanti altri profili. Una messa in scena che alla fine ha trovato tutti d'accordo e che ha celebrato il ritorno del grande pubblico tra i velluti del teatro di tradizione cosentino, rimasto orfano, per diverso tempo, anche a causa della pandemia, delle produzioni operistiche. A rimettere le cose in carreggiata, sotto l'egida e il coordinamento del Comune, l'Associazione “Orfeo Stillo” (con il direttore artistico Luigi Stillo e il direttore organizzativo Giusy Ferrara) che si è assunta l'onere di traghettare il Rendano in questa nuova fase, della quale “Il Barbiere di Siviglia” è stato senza dubbio l'evento di punta ed anche quello più gravoso. A determinarne il successo, sottolineato a più riprese dai convinti battimani e dalle chiamate al proscenio del pubblico, che ha gremito il Rendano in ogni ordine di posto, è stata anche la perfetta sintonia tra cast vocale, regia e direzione d'orchestra, quest'ultima affidata ad una bacchetta di spessore internazionale, il maestro Daniele Agiman, tornato volentieri a dirigere a Cosenza dopo una “Tosca” nel 2008, “Pagliacci” di Leoncavallo e “Maria Olivares” di Domenico Giannetta, nel 2009. Ad Agiman è riuscito il compito di ricavare il meglio dall'Orchestra del Mediterraneo San Francesco di Paola, con la quale ha potuto lavorare in un intenso, ma non lunghissimo periodo di prove. Eppure il risultato è stato sorprendente, fino a sottolineare la crescita esponenziale dei giovani orchestrali che hanno accettato la sfida con entusiasmo e tanto impegno, tra l'altro alle prese con l'opera rossiniana, non certamente scevra da insidie e difficoltà di esecuzione che richiedono, a dispetto di quanto si possa pensare, una precisione fuori dal comune. La compagine orchestrale è risultata ben amalgamata, con dinamiche, timbriche e colori tipicamente rossiniani, grazie anche alla perfetta concertazione. Uno dei valori aggiunti dell'opera è stato anche il cast di voci costituito quasi interamente da giovani in carriera: Anna Doris Capitelli (Rosina) , Gianni Giuga (Figaro) Enrico Iviglia (il Conte D’Almaviva), Matteo D’Apolito (Don Bartolo), Luca Gallo (Don Basilio), Giorgia Teodoro (Berta) e Antonio Fratto (Fiorello). Tutti trentenni ormai lanciati verso la consacrazione, che, dal punto di vista della mise en scène hanno fatto tesoro dei preziosi consigli del regista Daniele Piscopo, fino a poco tempo fa uno di loro, considerati i trascorsi da baritono e quindi perfettamente a suo agio nel dispensare suggerimenti a piene mani. Da tutti i cantanti, a riprova di come abbia funzionato il loro apporto come collettivo, fatte salve le individualità di ciascuno, è arrivata quella energia indispensabile alla riuscita della rappresentazione attraversata da un'autentica voglia di rinascita che ha avuto qualcosa di catartico. Un aspetto che al pubblico non è affatto sfuggito. Così come non è sfuggita l'indovinata commistione realizzata dal regista Daniele Piscopo tra tradizione e innovazione. La prima punteggiata dall'utilizzo di elementi scenici minimal che richiamano gli schemi del teatro classico, e l'altra garantita da un bel gioco di luci, tendente prevalentemente all'utilizzo del blu, che ha richiamato da vicino i cromatismi dei cosìddetti azulejos sivigliani. In quest'ultimo caso, si è avvertita, qui e là l'influenza che Piscopo mutua dalla sua provenienza dal mondo dell'arte, avendo frequentato anche l'Accademia delle belle arti di Carrara e che gli attribuisce una visionarietà del quale tutto l'allestimento risulta imbevuto. Vivaci e dalle coloriture accattivanti i costumi, rispettosi della tradizione, della casa “Fantasiainre” di Stefano Giaroli. Ottimo, come sempre, lo storico Coro Lirico “Cilea”, diretto dal Maestro Bruno Tirotta. La “prima” del “Barbiere” era stata preceduta, il giorno prima, dalla matinée riservata alle scuole, anche questa baciata dal successo al cospetto di studenti provenienti da tutta la regione, in particolare dai Licei Musicali e dalle Scuole medie ad indirizzo musicale. A dirigere l’Orchestra del Mediterraneo era stato, nell’occasione, il giovane maestro Alfredo Salvatore Stillo, fondatore e suo direttore artistico e principale. Anche questo un momento da fissare bene nella memoria, in questo cammino di bel ritorno dell'opera al “Rendano”.