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BoCs Art, al finissage della residenza di ottobre, anche l'omaggio a Picasso nel giorno del suo compleanno con una performance party

BoCs Art
24 ott 2019

Il tema dell’ospitalità continua a caratterizzare le residenze artistiche dei BoCs Art di Cosenza: esperienza di inclusione che lascia entrare in una comunità, fertile terreno di scambio, luoghi di conoscenza dove si sviluppano relazioni, nuovi incontri, amicizie e collaborazioni.
Stanno per concludersi adesso le due settimane che dal 10 al 25 ottobre hanno messo insieme in riva al Crati, grazie alla curatela del professore Giacinto Di Pietrantonio, gli artisti Adelaide Cioni, Gianluca Concialdi, Nando Crippa, Loredana Galante, Gao Lan, Debora Garritani, Iulia Ghita, Gioele Pomante, Saggion-Paganello, Caterina Silva, Enzo Umbaca, Claudio Zorzi.
Domani, venerdì 25 ottobre, dalle 18 alle 21 è in programma il finissage in viale Gerorge Norman Douglas, (lungofiume Crati) che come da rituale sancirà il contatto degli artisti con il territorio attraverso la presentazione delle opere che hanno realizzato nel periodo della loro permanenza a Cosenza.


Essere ospiti di un territorio non conosciuto e da conoscere, entrando in contatto con la sua cultura, usanze e tradizioni. Contemporaneamente ospitare all’interno dei propri studi-abitazioni l’Altro, aprire uno spazio intimo, un luogo vissuto, creando uno scambio reciproco di ospitalità che viene restituito attraverso le opere realizzate, alcune donate alla città di Cosenza, è il risultato dell’intensa esperienza qui trascorsa dell’uno per tutti, tutti per uno che porta al risultato del titolo scelto “Monocedonia”. Un riconoscimento venuto anche da importanti istituzioni nazionali come il FAI (Fondo Ambiente Italiano) che quest’anno per la sua giornata nazionale d’autunno del 13 ottobre, ha scelto i BoCs Art e il BoCs Art Museum come luoghi da visitare a Cosenza. Soprattutto in questa occasione i visitatori hanno potuto parlare con gli artisti osservandoli al lavoro nella creazione di opere iniziate e in progress. Com’è noto, il 23 ottobre scorso la Galleria Nazionale con sede a palazzo Arnone a Cosenza ha proposto agli artisti residenti nei BoCs Art di realizzare un evento artistico perfomativo ispirato alle opere custodite nel Museo. Anche a seguito di tale esperienza, domani ai BoCs Art sarà possibile visionare quelle opere in progress che sono state portate a termine dagli artisti in residenza.
Tecniche e modalità diverse quali pitture, disegni, performance, sculture, installazioni, fotografie, video.

Adelaide Cioni mostra quadri a motivi decorativi di strisce bianche e rosse e disegno ispirato a la Maddalena di Luca Giordano esposta proprio a palazzo Arnone. Un modo per confrontarsi con la natura insuperabile, ripetendone il metodo della replica della diversità.
Gianluca Concialdi li dedica al dio globale Africano, Europeo e Sudamericano Eschù, signore assoluto delle rive dei fiumi. Opere simboliche realizzate in pietra, stoffa e pittura, mezzi e simbolo di cambiamento che vanno dalla pietra trovata davanti all’ingesso del suo bocs e trasformata con il colore rosso del pomodoro e della tinta acrilica sui cui disegnare un cuore nero. Cuore di tenebra del viaggio di conoscenza e del cambiamento rituale di quanto mangiato dall’artista, mostrati attraverso scontrini e ricevute. Piccoli mandala e altari che si relazionano con l’opera fatta di un vecchio lenzuolo dipinto con peperoncino, pomodoro e concentrato Mutti su cui ha disegnato, con spray, uno scorpione, il più antico antropode terrestre, come Eschù, simbolo del pericolo e della paura e contemporaneamente della protezione dai nemici.
Nando Crippa, invece, accoglie i visitatori con due sculture in terracotta dipinta e sedici piccoli quadri e disegni raccordati da una linea di terra, dal metafisico Esserci. Esseri e soggetti allo stesso tempo diversi e simili di rara intensità. Donne, uomini e animali espressione della solitudine intima dell’umanità contemporanea, sospesi in spazi vuoti non originali, ma originari come diceva De Chirico. Luoghi ed esseri dell’assoluto che vanno oltre la contingenza, occupandosi delle espressioni più autentiche della realtà.
Loredana Galante presenta ricami e disegni su vari supporti di frasi mitiche o relazionate, scritte di preghiera e di senso ottenute anche dai workshop con i cittadini in casa di ricamatrici e dall’interazione con gli alunni della III G e della maestra Katia Calvano della scuola elementare Lidia Plastina Pizzuti di via Roma. Opere risultato di elaborazioni investimenti sentimentali, pazienza, paura, relazioni, equilibrio e conoscenza di un intenso scambio con il territorio, testimonianza di rituali famigliari, tradizioni popolari legati alla perdita di qualcosa, qualcuno ed al suo ritrovamento.
Gao Lan con le sue pitture concettuali a olio ha inteso realizzare una poesia visibile, paragonando le tele alle persone con un davanti e un di dietro, ha preso a soggetto della rappresentazione la parte posteriore del quadro, quella trascurata che ci porta a pensare alla parte poco visibile di noi stessi al silenzio e alla necessità di fermarsi a pensare. Dipinte di azzurro, colore allo stesso tempo ricco di poesia, razionalità e malinconia, queste tele ci portano a sentire l’energia che passa dalla moltitudine al singolo individuo.
Debora Garritani espone foto di rara bellezza in cui l’artista propone una riflessione sull’attesa, un tempo sospeso che il tempo del qui e ora dei dispositivi elettronici odierni sembra negarci. L’artista con l’oggetto testimone della macchina da cucire, che ricorre in tutti i suoi lavori qui realizzati, ci porta a riflettere sul tempo come elemento di maturazione dell’esperienza. Il fermarsi a pensare, elaborando attraverso le immagini il tempo lento del pensiero meditativo.
Iulia Ghita con “Piango di notte” propone un grande disegno-ritratto di un bimbo dormiente e tre fotografie di intensa sensibilità segnica e di immagine in cui il bimbo è sempre protagonista. Opere che ci parlano delle nostre paure e tenerezze a partire dalla tenerezza dell’infanzia e della vecchia finanche della nostra mitologia animale con un lupo che lo tiene in bocca. Opere testimonianza della crescita e del ciclo del tempo che va dall’ancestrale animale al germogliare della vita umana.
Gioele Pomante con “Da Grande farò il pittore”, rende omaggio a Pablo Picasso nel giorno del suo compleanno con una performance party. Una “festa dell’arte” che si tiene nel suo bocs, dove mostra una vecchia pagina di giornale del 1971 che festeggia i novant’anni di Picasso, un suo, di Pomante, disegno d'infanzia quale autoritratto logorato di un bambino con il desiderio di diventare da grande un pittore. Tempo, memoria e desiderio sono espressi anche attraverso la sfida pittorica con tre quadri ricopiati dai suoi disegni d'infanzia per concludersi con una torta di compleanno che ricorda ancora oggi, 25 ottobre 2019, il compleanno di Picasso. Torta con su centoquarantotto candeline che saranno spente e soffiate via, azione durante la quale è concesso a tutti di esprimere un desiderio, il desiderio dell’arte.
Saggion-Paganello offrono un video, “Ondivago”, ispirato alla mitologia di Alarico alla sua vita e al suo introvabile tesoro sommerso: il Sacco di Roma, i due fiumi cosentini, il sasso d’oro che il fiume trasforma continuamente, metafora della fine dell’età classica e dell’ondivago e mutante mondo postclassico rivitalizzato dalla discesa dei barbari, essenza della storia di sempre in cui la pressione umana porta a cambiamento e a riscritture di storie, vita e senso.
Caterina Silva è l’Esserci con tre quadri da titolo Correre, a loro volta appartenenti alla serie Autobiografia di un nuovo paesaggio quale tentativo di far parlare lo spazio in cui sono state create le opere. Impiegando la tecnica frottage l’artista mette in opera un modus operandi per far affiorare la materia da sotto la tela stessa senza telaio stesa sul pavimento o su altri piani, creando così una pittura performativa priva di gerarchie di superficie e di senso.
Enzo Umbaca porta a compimento, dopo la Toscana e la Liguria, la terza tappa della sua opera work in-progress come atto politico frutto di un laboratorio di ricamo che si è svolto nella comunità Arbereshe di Lungro (CS). Il gruppo di donne del coro dell’Associazione Officina della musica diretto da Anna Stratigò ha, così, ricamato una serie di strofinacci-souvenir della Calabria risultato di momenti di quotidianità di e con una comunità paradigma di tutte le minoranze etniche che subiscono un decadimento identitario. Con un semplice e antico gesto di creatività quotidiana anche normali e seriali strofinacci sono stati espressivamente potenziati, resi unici e trasformati in opere d’arte.
Claudio Zorzi offre una specie di luogo da “laboratorio scientifico” come istallazione a parete fatta da disegni e dipinti di piccolo formato a penna Bic o a olio. Opere disposte in modo “caotico” a creare una superficie costellazione in cui si aprono una serie di mondi paralleli, dove ognuno ha delle leggi a se stanti, un universo multiverso e pluriverso di varie dimensioni, un cosmo in movimento siderale continuo e caotico. 

Autore: Iole Perito