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Il ritorno a Cosenza del Colonnello Antonino Troia, il carabiniere poeta e paracadutista. Manifestazione al "Rendano" promossa dalla Commissione cultura

il colonnello antonino troia in commissione cultur
10 ott 2014

Un ritorno di qualche giorno, ma che ha tanto il sapore della nostalgia e della riconoscenza per una città, Cosenza, verso la quale nutre profondi sentimenti di attaccamento. Il colonnello Antonino Troia, attualmente al comando del Centro di addestramento della II brigata Mobile dei Carabinieri di Livorno, è tornato nella “sua” Cosenza, città che lo ha adottato dal 1995, anno in cui assunse, nel mese di luglio, il comando della compagnia Carabinieri e nella quale è rimasto fino al 2000.
L’occasione per questo autentico amarcord l’ha fornita la presentazione in città del suo ultimo libro, “Il 1° Tuscania: La lunga veglia”, edito dalla casa editrice cosentina “Periferia” di Pasquale Falco. Un’occasione colta al volo dalla Commissione Cultura del Comune di Cosenza per tributare al colonnello Troia un vero e proprio riconoscimento, nell’ambito di un nuovo percorso cui è stato dato il nome di “Illustri cosentini di adozione”, indirizzato proprio verso coloro i quali vengono percepiti dalla città di Cosenza come suoi figli, pur non essendo la loro città natale.
Dopo l’introduzione del Presidente della Commissione Cultura Claudio Nigro che ha presentato l’ospite speciale, presente l’Assessore Rosaria Succurro, in rappresentanza del Sindaco Mario Occhiuto, è toccato al consigliere Mimmo Frammartino il compito di relazionare sulle motivazioni che hanno indotto l’organismo consiliare ad organizzare il tributo per il Carabiniere poeta e paracadutista, due autentiche passioni di Antonino Troia.
“Che un cittadino mostri attaccamento alle sue radici e alla città che gli ha dato i natali – ha ricordato Mimmo Frammartino in apertura di manifestazione – è fatto normale. Ciò che va al di là del normale è che un cittadino, come nel caso specifico del colonnello Troia, per una città che non è la sua, finisce per amarla come se fosse propria e, attraverso i ricordi e le esperienze che ad essa lo legano, prosegua anche altrove ad apprezzarla ed onorarla”. Non solo uomo delle istituzioni e servitore dello Stato, ma anche uomo di cultura, apprezzato per i suoi versi, per la sua poesia, definita “poesia del dovere”. E uomo d’azione che opera al servizio del sociale e della collettività. Ripercorrendo le tappe dell’altra passione del colonnello Troia, il parcadutismo, coltivata da giovanissimo e che continua ancora a praticare, Frammartino ha ricordato come siano ancora impressi nella mente dei cosentini i suoi lanci con il paracadute con atterraggio alla confluenza dei fiumi o sull’allora Piazza Fera. Questa sua passione è stata fissata nelle pagine di un altro libro, “Lassù…attimo per attimo”, pubblicato sempre da Periferia nel 2004. Sempre dal consigliere relatore sono stati ricordati anche gli anni dell’effervescenza culturale del periodo di sindacatura di Giacomo Mancini coincisi proprio con quelli di permanenza del colonnello Troia in città. Ed è in quel periodo, contrassegnato anche da una rinascita del centro storico, che il carabiniere-poeta regala alla sua città di adozione un apprezzato libro di versi, dal titolo “Tra parole e colori, poesia del dovere”, dal quale traspare evidente il profondo legame professionale e culturale stabilito con la città.
Un libro che si avvale delle bellissime illustrazioni dell’artista calabrese Lucio Barci, che vive a Cosenza da molti anni anche se è di origini milanesi. Per Maria Lucente, Vice Presidente della Commissione cultura, “nelle sue poesie Antonino Troia dispensa perle di saggezza, facendo convivere le dimensioni del carabiniere e del poeta, la regola e l’emozione, la poesia e il volo. In entrambi i casi, sia come poeta che come paracadutista, è come se in alcuni momenti della sua esistenza si liberasse dalla rigidità cui lo costringe il suo ruolo difficile e delicatissimo e il protocollo e la razionalità imposte dalla sua funzione”. Anche il consigliere comunale Francesco Perri ha voluto dire la sua. “Esaltando gli aspetti culturali di cui il colonnello Troia è portatore – ha detto Perri – si dimostra che la cultura è anche rispetto della legalità e delle regole. La città e la commissione cultura hanno voluto tributare al colonnello Troia un riconoscimento per gli anni meravigliosi trascorsi a Cosenza”. L’Assessore Rosaria Succurro, che ha rappresentato il Sindaco Mario Occhiuto, ha dato all’illustre ospite il “bentornato nella città di Cosenza che l’ha apprezzato molto per il suo alto senso del dovere, ma anche per il suo impegno culturale. Ho capito subito che il colonnello Troia è stato una figura preziosa per la città di Cosenza”. Tutto “pensiero e azione”, nel senso più mazziniano del termine, quando prende il microfono, Antonino Troia è perentorio: “Per avere successo nelle azioni di contrasto è necessario agire primariamente su altri fronti e uno di questi è la cultura che vuol dire la scuola, la famiglia, le istituzioni. Se non c’è questo tessuto sociale che opera congiuntamente, ogni attività di contrasto è destinata a fallire”. Poi racconta aneddoti su Lucio Barci,suo amico e illustratore di fiducia, “capace di dipingere la poesia” e ricorda la figura di Giacomo Mancini, Sindaco della città ai tempi della sua permanenza a Cosenza, dicendosi onorato e fortunato di averlo conosciuto. “Aveva un profondo rispetto per le istituzioni e un grande amore per la sua Cosenza che ha finito per contagiare anche me”. Ringrazia la città, la commissione cultura, ma anche i colleghi presenti in platea, due su tutti, Cosimo Saponangelo e Francesco Parisi, per lui eterni marescialli anche se hanno nel frattempo guadagnato i gradi di luogotenente: “mi hanno fatto comprendere una volta di più perché l’Arma dei Carabinieri è benemerita. Soprattutto perché è col cuore che esercita la sua funzione”.
E si congeda dal Rendano con la certezza che l’importante riconoscimento tributatogli dalla città di Cosenza occuperà un posto di spicco tra le sue cose più care.

 

Autore: Giuseppe Di Donna