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Francesco Colella al Morelli in "Zigulì", diario di un padre sul suo rapporto col figlio disabile

spettacolo zigulì
19 mar 2014

“Un’opera capace di illustrare da una prospettiva inusuale un argomento forte come quello della disabilità, raccontando un rapporto padre-figlio rabbioso, intenso e fragile.
Per la perizia ed il rigore del registro stilistico scelto, in particolare per l'utilizzo del corpo, dello spazio scenico, dei suoni e delle musiche: elementi che contribuiscono a materializzare il mondo intimo e notturno nel quale si svolge la vicenda. Per la straordinaria prova d'attore di una delle eccellenze del teatro italiano, principale chiave d'accesso a uno spettacolo che utilizza un linguaggio universale e fa della schiettezza il suo punto di forza”.
Questa la motivazione con la quale lo spettacolo Zigulì, che nasce dal libro omonimo di Massimiliano Verga, ha vinto il premio In-box 2013.
La stagione “More”, organizzata da Scena Verticale per il progetto di residenza teatrale, non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione di fermare sulle tavole del Morelli una produzione del genere (la compagnia è Teatrodilina), proponendola venerdì 21 marzo alle ore 21. Vuoi per la tematica, che rispecchia la vocazione del “More” di presentare spettacoli che ‘lasciano il segno’ affrontando tematiche delicate, di quelle che ti costringono a riflettere; vuoi per le grandi prove d’attore che questa edizione di “More” in particolare sta privilegiando e, nel caso specifico, sulla scena c’è Francesco Colella, davvero una delle migliori espressioni della scena italiana, teatrale e cinematografica. L’adattamento e la regia sono di Francesco Lagi.

Note
Il nostro spettacolo nasce dal libro Zigulì di Massimiliano Verga. Un diario intimo che racconta un’esperienza estrema di paternità, il rapporto denso e accidentato fra un padre e un figlio disabile. Parla della possibilità e della capacità di queste due persone di contaminarsi l’uno con l’altro. Il testo di Massimiliano Verga è un testo vivo, che non dà appigli per trame o drammaturgie articolate. È fatto di spunti e di frammenti, di cocci e di slanci emotivi, e questo ci è sembrato molto prezioso. Non ci sono manuali che possano raccontare i due personaggi che animano il libro, c’è solo un rapporto vivo tra due individui. Il padre e il figlio sono due sconosciuti che qualcuno o qualcosa ha costretto a conoscersi. Il mondo del figlio, come quello di ogni figlio, è per il padre un mondo apparentemente impenetrabile. E il mondo del padre è altrettanto indecifrabile, per il figlio. È di questo mistero che parla Zigulì. Il personaggio di Zigulì è un uomo smarrito che si rapporta a suo figlio e alla sua disabilità con stupore, rabbia e ironia. L’azione dello spettacolo si svolge in uno spazio domestico ma notturno, un luogo che non è più una casa ma è il campo di battaglia dove si svolge la loro lotta quotidiana. Il tempo che il padre e il figlio vivono ogni giorno, scandito da relazioni e impegni, passato tra strutture per la fisioterapia e assistenti sociali, adesso è lontano. Quello che ci interessa raccontare non è il mondo del figlio e della sua disabilità, che non ci è dato conoscere, ma quello che lui ci mostra di sé, contagiando l’esistenza di suo padre. Gli taglia l’anima, gli fa male e gli fa paura, lo atterrisce e lo fa incazzare. Il figlio, nel nostro spettacolo, rimane sempre invisibile, solo evocato e sempre presente come una piccola e misteriosa divinità. C’è solo il padre che parla con lui e che cerca di dare corpo alle apparizioni e ai sentimenti discontinui del testo. La sua fragilità di fronte alla disabilità del figlio. La paura e il desiderio della morte. Il bisogno intimo di sparire. La pallina dolce di una caramella e l’amaro di una lingua che lecca per terra. I legni da raccogliere e da intagliare, levarne la crosta per accarezzare le impurità, i nodi. La camicia che si sporca sempre, che prima di uscire è sempre da cambiare e che comunque sempre rimane sporca. Il lupo che il padre, prima o poi, vorrebbe incontrare. E poi le testate, le spinte, i morsi, i graffi tra gli abbracci e le esplosioni di risate. E, qualche volta, i baci. Perché in questa storia, che è soprattutto una storia d’amore, tutto accade disordinatamente, senza nessun galateo sentimentale.
 

Autore: Annarita Callari