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Omaggio della Commissione Cultura allo storico Collettivo Dedalus

commissione ospita dedalus
09 lug 2013

Ha detto bene il poeta Ciccio De Rose, tra i tanti intervenuti a condividere il riconoscimento che la Commissione Cultura - nel suo percorso di valorizzazione dei nostri talenti, nelle arti e nelle professioni – ha voluto consegnare al collettivo Dedalus: “non c’è Dante senza Beatrice, non c’è Leopardi senza Silvia, non c’è Dedalus senza Enzo Costabile”.
Nella Sala Quintieri del teatro Rendano, sede prestigiosa dell’ultima riunione dell’organo consiliare, c’era tutto il Collettivo Dedalus – Giuseppe Pallone, Franco Caccuri, Fabio Pepe, Checco Pallone, Paola Dattis, Sergio Artese – e, non sembri strano, c’era anche Enzo Costabile, l’amico, il giornalista, il poeta, il paroliere dei Dedalus, evocato in tutti gli interventi perché “imprescindibili l’uno all’altro”.
Al consigliere Mimmo Frammartino, dopo il saluto introduttivo del presidente della Commissione Claudio Nigro, il compito della relazione introduttiva. Un viaggio nel tempo, nel percorso culturale-artistico-musicale del gruppo, cominciando da quello scantinato di via Mari, sede del circolo culturale Mondo Nuovo, sul finire degli anni ’60. Luogo di fermenti politici e culturali, palestra per una generazione – ricorda Frammartino – antagonista alla cultura ufficiale, dove si dibatteva, si proiettavano film, si facevano concerti e recitals”. Fu quello il battesimo dei Dedalus, con Franco Bifarella, Totonno Lombardi, e personaggi del calibro di Ignazio Buttitta, Goffredo Fofi, Caterina Bueno, Tommaso Chiaretti, Rosa Balistreri che volle i Dedalus in alcuni suoi concerti.

“Quello dei Dedalus è un impegno di tipo politico-culturale ampio – commenta il vicepresidente Maria Lucente – al quale guardare con ammirazione. Per alcuni sono anche stati una spina nel fianco, ma il tempo ha dato loro ragione”.
La ricerca artistica dei Dedalus – è ancora Frammartino a ripercorrere la storia del gruppo – era incentrata sul recupero dialettico della memoria storica collettiva, fino al momento in cui il bagaglio musicale che ognuno dei componenti si portava dietro, li portò ad allontanarsi dalla musica popolare in senso stretto per muoversi su un terreno di incontro fra più culture”. Da qui le produzioni discografiche dei Dedalus, dalla prima uscita “Singolare femminile”, passando attraverso “La terra delle ginestre” e qualche anno dopo, dal vinile al cd “Dedalus”. Il gruppo era cambiato in alcuni suoi componenti, si era aperto a collaborazioni esterne, ma la sua poetica era sempre quella. Nel 2003 “Baghdad” e poi la scomparsa prematura di Enzo Costabile che, non si può negare, ha rappresentato una battuta d’arresto. La commozione che Giuseppe Pallone non può e non vuole nascondere nel suo intervento la dice lunga del profondo legame tra i musicisti e il poeta, alla cui produzione attingono anche per il lavoro “Mari”, tra i primi 5 finalisti al Premio “Tenco” nel 2010. È un rincorrersi di aneddoti, ritratti di vita e di sana goliardìa dipinti con i colori dell’amicizia e dell’affetto più profondi.
“Non è semplice stare sempre dalla parte della musica popolare – commenta Franco Caccuri. La strada della ricerca e della sperimentazione è difficile ed impervia”. Ma su quella strada i Dedalus continuano il loro viaggio musicale. Oggi ne è compagno un altro bravo, e nostro, poeta, Franco Araniti, ed è oltremodo significativo il lavoro filologico dal quale è nata l’ultima creazione artistica, “Ammasca”. Una vera opera corale che - avvalendosi del supporto scientifico dei linguisti John Trumper e Marta Maddalon, insieme al poeta Araniti e a Franco Michele Greco – ha prodotto un volume ed un cd, editi da Città del Sole, che rappresentano due preziosi documenti sull’ammascante, antico gergo coniato dai ‘cuadarari’ di Dipignano per comunicare tra di loro senza rivelare i segreti del mestiere. Un video proiettato al termine dell’incontro, dopo la consegna della targa da parte dell’assessore Rosaria Succurro, testimonia il significativo incontro tra ricerca filologica e ricerca musicale trasferendo l’importanza del recupero di tradizioni tanto forti da influenzare la lingua di un paese. La presenza in sala della giovane assessore alla cultura di Dipignano fa ben sperare nel prosieguo di questa importante quanto affascinante attività di ricerca. Nella citazione di Ignazio Buttitta - “Un popolo diventa povero e servo quando gli rubano la lingua ereditata dai padri: allora sì, è perso per sempre” – risiede per noi il senso di un riconoscimento, dovuto a chi, come il Collettivo Dedalus, svolge, con il proprio talento, il compito di non far disperdere l’identità di un luogo e delle sue tradizioni.

Autore: Annarita Callari