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Intervista alla regista Guia Farinelli Mascagni, pronipote del grande compositore toscano

guia farinelli mascagni
11 mar 2013

Cresciuta con la nonna paterna Emy Mascagni (una dei tre figli del compositore livornese), Guia Farinelli Mascagni, pronipote dell’autore di “Cavalleria Rusticana”, ha vissuto lungamente in una vera e propria casa-museo, disseminata di cimeli appartenuti al bisnonno Pietro Mascagni, anche se ogni tanto la sacralità del luogo veniva infranta dai suoni provenienti dalla stanza accanto, occupata dai fratelli, che ascoltavano i vinili dei Pink Floyd.
E’ forse da questa contaminazione tra l’opera lirica e le chitarre elettriche che deriva l’amore per le contaminazioni tra generi musicali ed artistici che permea l’eclettismo e la versatilità di Guia Farinelli Mascagni, regista della “Cavalleria Rusticana” in scena al Teatro “Rendano” venerdì 15 marzo (ore 20,30) ed in replica domenica 17 marzo (alle ore 17,00), ma anche del resto dell’ambizioso programma delle celebrazioni del 150° anniversario della nascita del compositore toscano che il Teatro “Rendano” di Cosenza si appresta a far partire tra qualche giorno, prima ancora che alla memoria di Mascagni venga reso omaggio il prossimo autunno a Livorno, dalla Fondazione Teatro “Goldoni” di cui la Farinelli Mascagni è membro del comitato scientifico. Un programma che include : un prologo musical-cinematografico (giovedì 14 marzo, al Museo dei Brettii e degli Enotri, ore 17,00) con la proiezione del film muto restaurato “Rapsodia Satanica” di Nino Oxilia (1917), vera e propria rarità cinematografica, prima colonna sonora della storia del cinema italiano, musicata proprio da Mascagni ; il Gran Galà che rievocherà, la stessa sera di venerdì 15 marzo e domenica 17, prima di “Cavalleria rusticana”, alcune delle pagine più significative scritte dal grande compositore e, sabato 16 marzo (ore 20,30 e sempre al “Rendano”) l’Omaggio a “Parisina”, l’opera di Mascagni, scritta dal compositore toscano su libretto di Gabriele D’Annunzio ed eseguita per la prima volta nel 1913, esattamente cento anni fa, e la “Messa di Gloria”, composta da Mascagni nel 1888.
Per le celebrazioni mascagnane sarà a Cosenza venerdì 15 marzo, per assistere alla “prima” del Gran galà e di “Cavalleria Rusticana”, Maria Teresa Mascagni, 82 anni, nipote del compositore e figlia di Domenico, uno dei due figli maschi di Mascagni.
Per mettere a punto l’articolato programma, proseguono a ritmo serrato al “Rendano” le prove di cantanti, coro ed orchestra, il tutto sotto la supervisione di Guia Farinelli Mascagni, estremamente felice del fatto che a fare da apripista alle celebrazioni del compositore toscano sia proprio la città di Cosenza.
“La storia della vita di Mascagni e l’esordio con “Cavalleria Rusticana” – dice la Farinelli Mascagni – devono molto al Sud perché lui ha avuto un rapporto molto stretto con la Puglia. Mi fa piacere che si riparta dal Sud per celebrarlo perché in tutta Italia si sta un po’ ignorando questo discorso, dando magari la precedenza ad altre celebrazioni. E’ giusto, però, che Mascagni sia degnamente ricordato, perché ha dato tanto al suo Paese. Come al solito, è il Sud che si prende cura dei suoi figli ed è da Cosenza che riparte la storia di Mascagni e poi un’altra coincidenza è che il marito di mia nonna Emy era di Crotone. Mi sono messa subito a disposizione per poter realizzare un programma sotto certi aspetti anche ambizioso, perché di musica ce n’è tanta, ma è un abbraccio del Sud non solo a Mascagni, ma anche alle giovani generazioni, in quanto ci siamo affidati, accanto ad alcune voci più esperte, anche a dei giovani cantanti che abbiamo reclutato sul territorio.”
Sia “Cavalleria rusticana” che il “Gran galà-Omaggio a Mascagni” saranno in qualche modo contaminate dalla inclinazione professionale di Guia Farinelli Mascagni per il cinema ed i video.
“In genere – dice ancora la regista - cerco sempre di rispettare le tradizioni. Sarà, quindi, una “Cavalleria rusticana” nel rispetto della tradizione, sicuramente molto asciutta, avendo levato molti orpelli e recuperando, però, il senso del Sud e della Sicilia. Le proiezioni ci saranno, ma saranno poche, perché non volevo essere troppo invasiva: le utilizzerò soprattutto nella prima parte, quella del Galà che precede “Cavalleria”, con tutte le musiche sinfoniche e lì interverranno dei videoclip di contaminazione totale. Per la prima volta oso cimentarmi con la musica del mio bisnonno. In precedenza avevo fatto “Il Trovatore” di Verdi, ma col nonno avevo sempre avuto una sorta di pudore. Questa volta mi sono lanciata e vedremo il risultato, speriamo possa piacere. Utilizzerò lo strumento del videoclip abbinato alla musica lirica, perché bisogna cominciare ad aiutare i giovani ad approcciare al meglio l’opera lirica e ad entrare in questo mondo, aiutandoli a superare quella paura o diffidenza di trovarsi di fronte a cose stantìe, troppo vecchie. Il giovane è sensibile, bisogna solo riuscire a portarlo su questo terreno.”
Quando parla dell’Omaggio a “Parisina” che andrà in scena sabato 16 marzo al “Rendano”, Guia Farinelli Mascagni non può non ricordarne la portata innovativa nell’attività del compositore toscano, anche se la critica al debutto dell’opera l’accolse tiepidamente.
“Con Parisina – spiega – Mascagni cercò di rinnovarsi per non restare ancorato a “Cavalleria”. Aveva un temperamento forte ed era pieno di stimoli, tant’è che si chiedeva perché la musica doveva rimanere imprigionata nei cliché, senza evolversi.
Certo era un rischio, ma era una sperimentazione necessaria, anche a costo di piacere meno al pubblico. Le partiture vivranno sempre, al di là di noi, l’importante è non dimenticarle molto, perché poi studiarle diventerà un problema, specie quando si tratta di partiture molto articolate.” Nel ricordare il grande compositore al quale la lega anche una notevole somiglianza, la regista ammette di avvertire il peso di questa eredità, ma non si scompone e ne spiega le ragioni:
“Quando sono in un teatro e mi immergo nella musica, mi dimentico di tutto: della stanchezza, dei problemi, delle ansie, perché credo che, in periodi così difficili, come quelli che stiamo vivendo, poter avere la possibilità di immergersi dentro l’arte è una grande consolazione ed è anche un modo per alimentare lo spirito.”
E se le si chiede come sia stato possibile conciliare la sua permanenza in una casa che può essere considerata una casa museo con i suoni che arrivavano dalla stanza accanto che erano quelli dei Pink Floyd, messi sul piatto dai suoi fratelli, risponde senza esitazioni: “la musica che arriva, che ti dice qualcosa, non importa di che epoca sia. L’importante è che ci aiuti a vivere. Anche Vasco Rossi ha iniziato il suo concerto mettendo l’Intermezzo di Cavalleria, così come grandi registi come Coppola o Scorsese lo hanno utilizzato nei loro film. Se vogliamo contaminare le nuove generazioni dobbiamo comunque fargli arrivare delle sensazioni. Quando lo ascoltano, i ragazzi lo ricollegano alla musica del film, perché probabilmente non sanno chi lo ha composto, ma va bene lo stesso perché vuol dire che comunque il messaggio è stato lasciato dall’artista ed è passato e non lo dobbiamo disperdere.”


 

Autore: Giuseppe Di Donna