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Il direttore d'Orchesta Carlo Goldstein e il regista Rocco Pugliese svelano i segreti dell'Elisir d'Amore in scena al Rendano venerdì 19 e domenica 21 maggio

il direttore d\'orchestra carlo goldstein
17 mag 2017

Cita Oscar Wilde e Benedetto Croce con estrema disinvoltura. I suoi studi filosofici lo rendono estremamente colto e non solo in campo musicale. Tra i nuovi direttori d'orchestra dice di non avere modelli di riferimento. Ma se proprio gli si chiede di fare un nome, risponde senza esitazioni: “Bruno Walter, un grandissimo direttore di area austro-tedesca che poi lasciò la Germania negli anni del nazismo e concluse la sua carriera Oltreoceano. Uno che ha cambiato la vita musicale di ogni città nella quale ha lavorato e ha lasciato un segno profondissimo. E anch'io, che sono arrivato molte generazioni dopo, ascoltando i suoi dischi e vedendo i suoi video, percepisco quella scintilla ed energia che, come il magnete, non si vede, ma influenza tutto ciò che passa attorno e vicino. Da lui ho capito la bellezza, la nobiltà, il fascino di questa professione così astratta”.
Il triestino Carlo Goldstein è tornato a Cosenza per dirigere nuovamente l'Orchestra del Teatro “Rendano” ne “L'Elisir d'amore” di Gaetano Donizetti che venerdì 19 maggio (ore 20,15) e domenica 21 maggio (ore 17,30) chiuderà il cartellone della stagione lirico-sinfonica 2017 del teatro di tradizione cosentino. Lo aveva fatto la prima volta nel gennaio del 2016 per il galà lirico che aveva inaugurato quella stagione, dirigendo, con l'Orchestra, anche il tenore Antonello Palombi.
Ora è stato richiamato dal direttore artistico Lorenzo Parisi che gli ha rinnovato la fiducia anche per l'opera donizettiana. Goldstein si definisce “un innamorato dell'Elisir d'amore”, anche perché fu una delle primissime opere che ha diretto nella sua ancor giovane carriera, ma già ricca di successi e soddisfazioni. Lo dimostrano i molti progetti che sta realizzando in giro per il mondo. Pochi giorni fa ha diretto a Seul una “Madama Butterfly” e a dicembre vi farà ritorno per una “Traviata”. A giugno lo attende un concerto al Petruzzelli di Bari e da ottobre in poi sarà impegnato in una vasta produzione di “Carmen” che sarà rappresentata nei teatri della Lombardia. Tornando a l'Elisir del Rendano, il giovane direttore d'Orchestra triestino ne magnifica l'importanza ed il fascino. “E' un'opera – dice - che cresce nella mia considerazione ogni volta che ci ritorno. Credo che insieme a “Nozze di Figaro” e “Così fan tutte” di Mozart sia la metafora operistica dell'amore, dell'eros, più perfetta che c'è nel teatro. Le maschere di Elisir d'amore sono dei tipi che molto facilmente ancora oggi possiamo incrociare nella nostra vita di tutti i giorni. Ci sono in giro molti Belcore arroganti, come molti Dulcamara che cialtroneggiano, ma che in fondo sono buoni e ci regalano qualche quarto d'ora di felicità e spensieratezza.
Anche nei due protagonisti, Adina e Nemorino, sono presenti due personaggi che dietro l'aspetto iniziale, piuttosto naif, presentano una discreta profondità psicologica e di carattere. Adina è la parabola della donna che, pur non credendolo inizialmente, finisce con l'innamorarsi ed attraversa una metamorfosi complessa. Per non parlare di Nemorino che è, a mio avviso, un capolavoro di personaggio che rappresenta il trionfo della purezza. Non credo troppo a quelli che rappresentano un Nemorino idiota, perché se Adina è la più intelligente del villaggio, non può innamorarsi di uno stupido, ma si innamora di un uomo semplice la cui purezza, alla fine, vince su ogni cosa. In questo senso Elisir è una delle prime opere moderne ad avvertire la psicologia dei personaggi ed è molto più moderna delle opere rossiniane, di simile carattere e di poco precedenti”.
La regia di “Elisir d'amore” è di Rocco Pugliese che con il Rendano di Cosenza ha un rapporto speciale già dagli anni ottanta. Sono sue molte regie di quegli anni ed anche di recente è tornato a collaborare con l'istituzione culturale di Piazza XV Marzo per la “Tosca” diretta da Antonello Palombi, della quale ha curato scene e costumi.
“Il mio Elisir - ci anticipa Rocco Pugliese - è uno spettacolo prettamente teatrale, nel quale ho cercato di valorizzare tutte le qualità attoriali dei cantanti. Un lavoro, questo, importante, perché, normalmente i cantanti d'opera vengono considerati dei monumenti. Ho avuto la fortuna di avere una compagnia di canto formata da cantanti-attori e, valorizzando questa loro caratteristica, ho creato questa sorta di gioco, di divertissment, dall'inizio alla fine. L'allestimento che ho concepito – dice ancora il regista – è un contenitore che raccoglie e racconta una favola. Una favola “per adulti”, nel senso che riporta l'adulto ai ricordi del passato, ma una favola anche per i giovani. Un punto di forza è il personaggio di Dulcamara che non è solo un venditore di elisir, ma anche di illusioni, un ingannatore, un grande illusionista. Ci siamo riservati – spiega ancora Rocco Pugliese - delle piccole sorprese nella drammaturgia. Con Adina, ad esempio, volevo creare una situazione particolare, una sorta di pseudo accordo con Dulcamara. E' questa una piccola licenza rispetto al libretto originario, quasi impercettibile, ma che coincide con la mia visione del racconto”.
E se gli si chiede il segreto della longevità del suo rapporto con Cosenza ed il Rendano risponde senza pensarci su due volte: “il segreto risiede nel rapporto che si è creato negli anni con le maestranze locali, la facilità di collaborare con loro anche quando si fanno richieste complicate e difficili. Riusciamo sempre ad arrivare alla soluzione ottimale per la buona resa dello spettacolo. Questo si può fare solo se si crea una forte amicizia, una famiglia ed è fantastico ritrovarli. Passano gli anni e sono sempre uguali”.

 

Autore: Giuseppe Di Donna