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Il maestro Luca Ferrara dirige l'Orchestra del Teatro "Rendano" nel "Barbiere di Siviglia" che inaugura venerdì 21 novembre la stagione lirico-sinfonica

Luca Ferrara
17 nov 2014

Ultimi giorni di prove al “Rendano” di Cosenza, in vista della “prima” de “Il Barbiere di Siviglia” che venerdì 21 novembre (ore 20,30), aprirà la stagione lirico-sinfonica dell’istituzione culturale cosentina. Domenica 23 novembre è prevista la replica alle ore 17,00, mentre mercoledì 19 novembre, alle 15,30, l’opera sarà per così dire rodata nell’anteprima per le scuole (si preannunciano circa 650 studenti).
L’Orchestra del “Rendano” sarà diretta per l’occasione dal maestro Luca Ferrara, già sul podio del teatro di tradizione cosentino diversi anni fa.
Il maestro Ferrara, tra i collaboratori più assidui del “Rossini Opera Festival”, proviene dal Conservatorio “Gioachino Rossini” di Pesaro dove è docente di direzione d’orchestra e nel quale dirige l’Orchestra della stessa istituzione musicale pesarese. Allievo di Piero Bellugi e Massimo De Bernart, altre due bacchette di lusso delle stagioni del “Rendano”, il parmigiano Luca Ferrara ha avuto tra i suoi mentori anche il direttore d’orchestra russo Vladimir Delman.
Luca Ferrara sta, in questi giorni che precedono la “prima”, forgiando l’Orchestra del Teatro “Rendano” per la quale auspica una continuità nel tempo.
“L’Orchestra del Teatro Rendano – afferma il maestro Ferrara - è uno dei momenti importanti del nuovo corso impresso dal direttore artistico Parisi. Secondo me è la via maestra da percorrere in una regione come la Calabria che ha assolutamente tutte le carte in regola per esprimere una propria orchestra che sia qualcosa di più di una situazione estemporanea o un’agenda telefonica di riferimento da consultare alla bisogna.
Si è partiti dalle audizioni fatte due anni fa e se ne è tenuto conto in maniera massiccia, anche se, come era logico attendersi, alcuni dei ragazzi che due anni fa hanno sostenuto le audizioni e sono risultati idonei, nel frattempo hanno fatto anche altre audizioni e si trovano ora a fare i professori d’orchestra altrove, anche in teatri prestigiosissimi. Ho sempre saputo che il livello qualitativo dei ragazzi che studiano in Conservatorio in questa regione è assolutamente superiore. Ho avuto questa sensazione, fin dal 1987, durante il mio primo arrivo a Cosenza. Qui c’è materiale umano di spessore musicale superiore, quindi non mi meraviglia se poi questi ragazzi prendono il volo e ce li ritroviamo in giro per il mondo, perché i talenti musicali che ci sono qua sono notevoli e hanno bisogno di essere coltivati. Il Teatro “Rendano”
può fare da capofila di un’operazione orchestrale che possa essere spesa in tutte le situazioni che la regione si trovi ad organizzare, per far sì che l’Orchestra possa lavorare in maniera continuativa”. Luca Ferrara è molto legato alla città di Cosenza. “Ho sposato una calabrese (mio testimone di nozze fu proprio Massimo De Bernart), perché mia moglie, che ora purtroppo non c’è più,era di Catanzaro e l’ho conosciuta qui a Cosenza. Ecco perché sono legato a questa città e a questi luoghi in un modo viscerale. Ho avuto la fortuna di insegnare un anno al Conservatorio di Cosenza nel 1987 e da lì sono nate tutta una serie di combinazioni che mi hanno trattenuto in questa regione per diversi anni”.
Il ricordo della sua prima volta al “Rendano” è ancora nitido.
“Feci – racconta Ferrara - l’altro maestro per un’intera stagione. L’altro maestro è quello che si mette il frac e sta lì pronto che se per caso succede qualcosa al direttore titolare, interviene. Ed è proprio quello che è accaduto quell’anno lì. In apertura di stagione c’era una Adriana Lecouvreur con la Kabaiwanska e dopo la prima ora di prova con l’Orchestra, il direttore titolare, mi pare fosse Giacomo Zani, non è stato bene e fu costretto a dare forfait. Dalla sera alla mattina mi sono sentito dire “c’è da metter su l’Adriana Lecouvreur con la Kabaiwanska” Un mito!
E allora mi sono rimboccato le maniche, ero un ragazzino, avevo 26 anni, e ho montato quest’opera fino a quando non è arrivato il direttore che avrebbe dovuto fare l’opera successiva, che se non sbaglio era “Ballo in Maschera”, Gianfranco Rivoli, uno splendido musicista che ha fatto carriera in Francia e poi l’ha diretta lui, però io ho fatto l’altro maestro per tutta la stagione che oltre all’Adriana e al Ballo in Maschera aveva in cartellone anche “Il Trovatore”. Poi sono tornato anche successivamente e ogni volta che succede è un piacere”.
Subito dopo spiega il fascino immarcescibile de “Il Barbiere di Siviglia”.
“Il Barbiere di Siviglia” – dice ancora Ferrara - è una delle quattro o cinque opere perfette. Faccio fatica a trovare altre opere perfette, soprattutto perché non c’è un attimo di stanca, neanche un attimo. Il Trovatore pur essendo bellissima, non è un’opera perfetta, perché pur essendo un’opera in cui i momenti di stanca sono rarissimi, però ci sono. “Barbiere” è come “Carmen” o “Traviata”. Sono pochissime le opere di fronte alla quali il pubblico alla fine va via con un pizzico di appetito. Se poi si pensa che l’ha scritta un ragazzo molto giovane (Rossini all’epoca aveva ventiquattro anni) è ancora più sbalorditivo. I personaggi sono tracciati in modo straordinario da subito. Naturalmente quando un compositore si appoggia su una storia di grande qualità, un bel pezzo del lavoro è fatto. Quando Rossini si affida a Beaumarchais diventa tutto più semplice. E poi la musica è indubitabilmente bellissima, è un Rossini in stato di grazia. Averla potuta ristudiare mi ha dato la possibilità di cogliere in questo Barbiere dei momenti in cui si sente il Rossini del Guglielmo Tell, del Mosè che è il Rossini romantico, già pienamente inserito in quella che è l’onda poetica ed estetica che viene dopo di lui. E’ un’opera che rappresenta, nonostante l’abbia scritta così giovane, la sua poetica a 360 gradi”.





 

Autore: Giuseppe Di Donna