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Applausi a scena aperta al "Rendano" per lo spettacolo "Amore sbarrato", interpretato dai detenuti della Casa circondariale, attori per un giorno

spettacolo amore sbarrato
06 giu 2014

Tra i velluti rossi della platea del “Rendano”, la commozione a fine spettacolo è palpabile. Siamo al lungo applauso finale che accompagna l’epilogo di “Amore sbarrato”, l’atto unico, scritto e diretto dall’attore cosentino Adolfo Adamo e interpretato da un gruppo di detenuti della Casa circondariale “Sergio Cosmai” di via Popilia. Andrea, Giuseppe, Pietro, Fabio, Rosario, Armando e Salvatore per tre mesi hanno seguito il laboratorio teatrale che Adolfo Adamo ha tenuto all’interno della casa circondariale, auspici la direzione del carcere e l’Amministrazione comunale, sempre più unite nell’obiettivo di promuovere e favorire quei percorsi riabilitativi indirizzati verso chi è privato della libertà personale.
Data storica quella di ieri. Per la prima volta, infatti, le porte del teatro “Rendano” si sono aperte ad un gruppo di attori-detenuti che potrebbero diventare presto il nucleo fondante di una vera e propria compagnia, sull’esempio di quanto accaduto più di vent’anni fa in altre carceri italiane dove sono sbocciate significative esperienze, come la Compagnia della Fortezza di Volterra o come quelle attecchite nel carcere di Opera a Milano o a Rebibbia. L’idea di una compagnia stabile all’interno della casa circondariale di via Popilia piace molto anche al Sindaco Mario Occhiuto, visibilmente entusiasta, ma anche commosso al termine della rappresentazione di ieri.
“E’ una delle più importanti manifestazioni alle quali ho partecipato da quando sono Sindaco – ha detto sul palco del “Rendano” quando, al termine dello spettacolo, ha consegnato ai detenuti-attori una targa della città, in ricordo di questa giornata indimenticabile. Li ringrazia “perché sono stati bravissimi” e confessa candidamente che da ragazzo ha coltivato il sogno di fare l’attore anche lui, proposito al quale ha rinunciato, vinto dalla sua timidezza. Poi rivolge altri ringraziamenti: al magistrato di sorveglianza Paola Lucente, al direttore della Casa circondariale “Sergio Cosmai” Filiberto Benevento per l’opportunità che è stata data, non solo agli ospiti dell’istituto di pena, ma anche alla città intera. Poi lascia intendere che quel che accaduto ieri avrà un seguito. “E’ questa la prima di una serie di esperienze che possiamo mettere in cantiere insieme alla Casa circondariale.” E chiude il suo intervento mandando un saluto anche a tutti gli altri detenuti che sono rimasti nella casa circondariale. Tornando ad “Amore sbarrato”, stando ai risultati, si vede lontano un miglio che Adolfo Adamo ha lavorato sodo, vincendo quella diffidenza iniziale dei detenuti, manifestata al primo approccio durante il laboratorio e che forma anche l’incipit della rappresentazione del “Rendano”, subito dopo un prologo in cui Adamo, l’ottavo attore in scena, dalla platea declama i versi del primo canto dell’Inferno.
Metaforicamente l’inferno dantesco coincide con il reclusorio dove Adamo fa il suo ingresso per presentarsi ai suoi futuri allievi. Il tutto accade in una scena molto minimale dove lo spazio dell’azione potrebbe essere quello della sala mensa del carcere o un altro spazio del reclusorio dove si radunano i detenuti. E’ qui che l’attore e direttore del laboratorio teatrale fa la sua conoscenza con i suoi compagni d’avventura. Man mano che le ritrosìe e gli sberleffi iniziali cedono il passo alla curiosità e all’accettazione della sfida, si fa strada la fiducia, il rapporto si consolida e la magia del palcoscenico e i misteri del teatro si materializzano, facendo presa anche su coloro che all’inizio avevano mostrato scetticismo, ad eccezione di Rosario che col teatro mostra di avere avuto confidenza in passato, vantandosi di aver recitato al “Masciari” di Catanzaro. Anche se il corpo è in carcere e la testa è altrove i miglioramenti registrati durante il laboratorio proiettano i protagonisti verso una tournèe immaginaria nei migliori teatri italiani. Tutto lo spettacolo è costruito come un work in progress e Adolfo Adamo, sorta di demiurgo che plasma i suoi allievi, punteggia i cambi di azione con il ricorso ad una colonna sonora molto virata sul rock e sull’hard rock, con l’unica eccezione del minimalismo di “Fly” di Ludovico Einaudi. E, infatti, si va da “Outro” degli M83 a “Roxies’ suite” di Danny Elfman fino ai Radiohead di “Creep” e ai Pink Floyd di “Hei you”. L’epilogo è affidato al 33° canto del Paradiso (ancora Dante) con Adamo che ritorna in platea, come all’inizio, mentre salgono le note di “Stairway to heaven” dei Led Zeppelin. E la scalata al Paradiso è alla portata di tutti. La catarsi può dirsi compiuta. Ma al culmine del percorso di redenzione si è arrivati grazie a quella che può essere ritenuta la scena più suggestiva di “Amore sbarrato”. In un rovesciamento di prospettiva, l’attore e regista arriva a vestire i panni dei detenuti e questi ultimi quelli di un gruppo di volontari arrivati in carcere per prestare assistenza al recluso Adolfo. Il regista rende questo “passaggio di consegne”, quasi una sorta di staffetta, facendo arrivare dalla graticcia gli abiti che ognuno di loro indosserà di lì a poco perché si compia la metamorfosi richiesta dal copione. E’ un momento molto alto dello spettacolo, con Adamo che intona tutta la malinconia della situazione in “Amara terra mia” di Domenico Modugno. Poi, non appena ognuno è tornato al suo posto, il gioco finisce e il ritorno alla realtà è duro da mandar giù, ma una certezza si fa strada. L’amore non può essere sbarrato. C’è tempo per un altro omaggio a Modugno, artista caro ad Adolfo Adamo, che ritorna con il primo verso di “Volare”, senza musica, scandito, parola per parola, da ciascuno dei detenuti-attori.
Il pubblico- tanti in platea i familiari dei protagonisti – applaude a scena aperta.
Oltre le sbarre c’è il teatro, capace di accorciare le distanze tra il mondo esterno e l’universo carcerario, ma anche di commuovere fino alle lacrime. E ieri sera erano in tanti, fuori dal “Rendano”, ad avere gli occhi lucidi.





 

Autore: Giuseppe Di Donna