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Ricordata a Palazzo dei Bruzi, in un convegno sul femminicidio, Fabiana Luzzi, la giovane studentessa uccisa a Corigliano

convegno il sangue rosa
08 giu 2013

Quel “sangue rosa” non dovrà più scorrere. Mai più come Fabiana! Il monito arriva dritto al cuore. La forte opposizione alla violenza sulle donne ha il volto innocente e ancora incredulo dei compagni di classe della giovane studentessa Fabiana Luzzi, barbaramente assassinata a Corigliano Calabro qualche settimana fa. Quei ragazzi che frequentano l’Istituto tecnico commerciale “Luigi Palma” di Corigliano non hanno voluto mancare l’appuntamento con una nuova occasione di riflessione per ricordare la loro amica e compagna di studi: il convegno dall’eloquente titolo, “il sangue rosa”, patrocinato dal Comune di Cosenza e promosso dall’A.N.I.MED (Associazione Nazionale Interculturale Mediterranea) e svoltosi questa mattina nel salone di rappresentanza di Palazzo dei Bruzi per aprire un importante momento di riflessione sul femminicidio, la strage delle donne, che le statistiche indicano come la forma omicidiaria attualmente più frequente con 200 assassinii all’anno.
I lavori sono stati aperti da Cinzia Falcone, Presidente dell’A.N.I.MED, cui si deve l’ideazione dell’iniziativa. Il convegno ha visto la partecipazione delle massime autorità cittadine, dal Sindaco Mario Occhiuto che ha sposato fortemente l’iniziativa dell’A.N.I.MED, al Questore di Cosenza Alfredo Anzalone, al Vice Prefetto Vicario Massimo Mariani, in rappresentanza del Prefetto Raffaele Cannizzaro, al Comandante Provinciale dei Carabinieri, Colonnello Francesco Ferace, al criminologo Francesco Bruno cui è toccato tirare le somme del convegno.
Prima degli interventi è stato proiettato un toccante video per ricordare Fabiana Luzzi, realizzato e prodotto dai suoi compagni di classe. “Ciao Fà, questo è per te”, il titolo del video, una carrellata di immagini messe insieme artigianalmente dai suoi amici più cari, ma che racchiudono messaggi di particolare profondità. A rendere ancora più forte l’emozione che ha attraversato tutto il salone di rappresentanza di Palazzo dei Bruzi, la canzone che è stata scelta dai ragazzi come leit-motiv delle immagini: “E’ per te”, di Eros Ramazzotti che ha nel testo qualcosa di quasi profetico quando in un verso sentenzia : “la tua storia meritava più ascolto”.
Prima di aprire ufficialmente la serie degli interventi, il Sindaco di Cosenza Mario Occhiuto ha consegnato ai compagni di classe di Fabiana Luzzi, per conto dell’Associazione A.N.I.MED, una targa-ricordo “per l’impegno e la sensibilità dimostrati in occasione di questa immane tragedia, soprattutto nei confronti della famiglia di Fabiana, ed anche per l’odierna testimonianza nel rivendicare il loro diritto alla giustizia, alla legalità, all’amore.”
Nella sua introduzione la Presidente dell’A.N.I.MED Cinzia Falcone ha preannunciato una serie di iniziative ed un percorso di interazione da attivare nelle scuole a partire dal prossimo anno scolastico 2013/2014: tavole rotonde, testimonianze dirette e momenti di riflessione volti a diffondere la cultura del rispetto per l’altro da sé e per il valore della vita.
La Falcone ha fatto cenno anche al reato di stalking, tra i più diffusi e che rappresenta quasi “una chiave d’accesso” per reati più gravi, come l’omicidio della donna oggetto di persecuzione. A questo proposito la Presidente dell’A.N.I.MED, pur esprimendo soddisfazione per la recente ratifica da parte della Camera dei Deputati della Convenzione di Istanbul, ha invocato un inasprimento della pena e soprattutto la possibilità di prevedere tempi processuali brevi per gli stalker.
Per il Questore di Cosenza Anzalone “il problema è sì di ordine legislativo, ma anche di carattere culturale. Amare è facile – ha detto il questore – è il dopo che va gestito, non solo nel rispetto delle leggi, ma anche di un codice morale”.
“Non ci sono parole di fronte ad una tragedia di questo tipo”- ha esordito il Sindaco Mario Occhiuto dopo aver ringraziato i ragazzi di Corigliano per la loro presenza e con loro i docenti e i dirigenti scolastici. “Chiunque – ha aggiunto il primo cittadino – rimarrebbe con un vuoto profondo dentro di sé quando ci si trova a dover fronteggiare una realtà così triste e atroce. C’è molto da fare – ha detto ancora Mario Occhiuto. La nostra cultura occidentale è orientata, purtroppo, ancora verso una sorta di misoginia o antropocentrismo atavici. Nel Vangelo si rinvengono tracce di una sorta di rivoluzione che riporta la donna ad un ruolo primario. Per il resto esiste – ha aggiunto il Sindaco Occhiuto – un percorso che fino ai giorni nostri ci conduce ad una cultura di prevaricazione nei confronti della donna che occorre in tutti i modi contribuire a cambiare”.
E il Sindaco Occhiuto ha poi fatto riferimento alla visita ricevuta ieri pomeriggio in Municipio da Don Mazzi che gli ha offerto ulteriori spunti di riflessione sui giovani d’oggi. “Oggi i giovani – ha detto Occhiuto trovandosi d’accordo con Don Mazzi – sono più vulnerabili perché più sensibili che intelligenti. Hanno sviluppato, proprio perché sottoposti a maggiori sollecitazioni che in passato, una maggiore sensibilità, ma, paradossalmente, hanno minore intelligenza e minore esperienza per resistere a quelle situazioni che li rendono più fragili”. Ai ragazzi di Corigliano il Sindaco Occhiuto ha voluto ricordare, in chiusura, alcuni significativi passaggi della lettera dell’Arcivescovo di Cosenza, Mons.Salvatore Nunnari, rivolta ai giovani della Chiesa cosentina e nella quale viene richiamato il sacrificio della giovane martire di Longobardi Arcangela Filippelli, nata nel 1853, e uccisa, all’età di sedici anni, in circostanze analoghe a quelle di Fabiana Luzzi.
Dopo il primo cittadino, ha dato un significativo contributo alla discussione il Comandante Provinciale dei Carabinieri, Colonnello Francesco Ferace, che ha lasciato da parte nel suo intervento ogni considerazione relativa alla sociologia criminale o alla psicopatologia forense, richiamando alla memoria l’uccisione, avvenuta negli anni ’60, di una ragazza, Milena Sutter, che rappresentò uno dei casi di cronaca nera più clamorosi dell’epoca. “Allora – ha sottolineato il colonnello Ferace – non conoscevamo forme di violenza così esasperate ed esisteva una forte incidenza della famiglia e della scuola, più inclini a forme protettive e di tutela nei confronti dei ragazzi che rappresentavano il futuro del Paese. Il momento che stiamo vivendo – ha aggiunto il colonnello Ferace – è un momento assai violento, nel quale si stanno affermando, purtroppo, forme di violenza bieca, incivile, spropositata, quella che si abbatte sui bambini, sugli anziani, i diversi, i disabili.” E il Comandante provinciale dei Carabinieri ha indicato “nell’educazione alla tolleranza” una delle vie d’uscita. “Un’educazione che non può non venire dalla famiglia e dalla scuola”.
L’altra via d’uscita Ferace la intravede “nell’esigenza di stare uniti e di avere fiducia nel proprio vicino. Solo così si può rompere il muro dell’indifferenza, così come va riconsiderato il rapporto uomo-donna. Se non si riconsidera il grande rispetto che deve esserci nei confronti della donna, avremo costruito una società destinata a morire e a veder fallire miseramente i nostri obiettivi.”
“Dobbiamo difendere il nostro mondo valoriale e respingere la violenza – ha aggiunto dal canto suo il Vice Prefetto vicario della Prefettura di Cosenza, Massimo Mariani.” A nome di tutti i compagni di classe ha preso poi la parola per un breve ricordo di Fabiana Luzzi, uno dei docenti, il prof.Giuseppe Schiumerini. Anche la sua, una testimonianza toccante.
Tra gli intervenuti anche Daniella Ceci, responsabile del Centro antiviolenza di Cosenza che ha chiesto maggiore attenzione per una struttura che esiste dal 1988 e che fa parte, a pieno titolo, del progetto nazionale “Arianna” del Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Poi le conclusioni del criminologo Francesco Bruno per il quale fatti come quello dell’uccisione di Fabiana Luzzi “sono, purtroppo, divenuti quasi una costante. Negli ultimi dieci anni – ha aggiunto – gli omicidi si sono ridotti da 2000 a 600 all’anno. Ma di questi 600, più di 200 maturano nel contesto dei rapporti familiari o nelle relazioni tra uomo e donna.” Il primo passo per uscire da questa spirale è – secondo il criminologo Bruno – una nuova coscienza e una nuova cultura. Gli uomini e le donne devono cambiare e l’atteggiamento che deve informare il loro modo di essere deve essere improntato al rispetto.”







 

Autore: Giuseppe Di Donna