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"Telesio d'argento" a Salomon Resnik: l'intervento dell'Assessore Machì

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20 ott 2012


“Il capotreno di un convoglio di maestri influenzanti che formano un gruppo formidabile di pensatori.”
Così Marina Machì, assessore alla formazione della coscienza civica e alla scuola, ha definito Salomon Resnik, lo psichiatra e psicanalista argentino, tra le personalità di maggior spicco nel panorama mondiale della psicoanalisi e della gruppo analisi, nella relazione introduttiva che ha preceduto la consegna, ieri sera, nel salone di rappresentanza di Palazzo dei Bruzi, allo stesso Resnik del Premio Cultura Città di Cosenza “Telesio d’Argento”.
Un elenco lunghissimo quello dei maestri, amici e collaboratori di Salomon Resnik: da Enrique Pichon-Rivière a Melanie Klein, da Roger Bastide a Claude Lévi-Strauss, fino a Jorge Luis Borges e Italo Calvino, per dire che in lui è molto forte l'interesse per l'arte e la letteratura.
“Salire sul treno di Resnik –ha detto ancora Marina Machì - vuol dire entrare in contatto con quel gruppo formidabile, così come tirargli la giacca vuol dire portarsi a casa un lembo di pensiero di quell'allegra comitiva, oltre che suo, da lui elaborato, da lui sperimentato.
Al contrario di quanto succede con le Ferrovie dello Stato, il treno Resnik è accogliente e puntuale. Anche quando le percorrenze sono lunghe: Argentina, Francia, Inghilterra, Italia (non dimenticando l'Ucraina). La stazione centrale è in Francia, ma in anni più lontani è stata l' Inghilterra, poi l'Italia: l'Italia è una costante. Vuol dire Venezia, Roma, Napoli e poi, tra le tante tappe, anche Cosenza. La Cosenza di Telesio, di Parrasio e dell'Accademia Cosentina, la Cosenza eretica di Salfi.”
Ecco perché l’Assessore Machì ,delegata alla consegna del premio dal Sindaco Mario Occhiuto, trattenuto fuori città da impegni istituzionali, ha parlato, nel definire la consegna del “Telesio d’Argento” a Resnik, di un “mandato piuttosto complicato”.
La cerimonia a Palazzo dei Bruzi era stata introdotta da Gaetano Marchese, Presidente dell’AION, l’Associazione per la ricerca, la formazione e la diffusione della gruppoanalisi e del lavoro analitico nell’istituzione, che ha avuto il merito della presenza di Resnik a Cosenza e che sul finire degli anni ’90 promosse in città diversi incontri scientifici, programmando l’iniziativa “I seminari cosentini con Salomon Resnik”. Marchese ha ringraziato sia l’Amministrazione comunale che l’imprenditore Sergio Mazzuca che si è occupato della realizzazione del “Telesio d’argento”.
Prima di ritirare il premio Salomon Resnik ha apposto la sua firma al libro d’onore del Comune di Cosenza. Nel pomeriggio di ieri, invece, aveva ricevuto, nell’aula magna dell’Università della Calabria, la laurea honoris causa in Scienze Filosofiche cui è seguita la lectio magistralis sulle “Preoccupazioni metafisiche e ontologiche nella follia”.
Salomon Resnik ha salutato di buon grado l’accoglienza riservatagli dall’Amministrazione comunale di Cosenza ed ha più volte citato Bernardino Telesio, così come durante la cerimonia all’Università non si era separato un attimo dal libro “De rerum natura iuxta propria principia” del filosofo cosentino.
Di grande profondità i pensieri espressi da Resnik durante la cerimonia di consegna del “Telesio d’argento”:
“Ognuno – ha detto Resnik – porta con sé l’Universo e questo arricchisce il nostro cosmo interiore, specie quando si entra in gioco con gli altri.” E ancora: “il bambino nasce poeta e quello che è poesia o creatività è poter preservare la capacità di giocare con le idee, con altri bambini, piccoli o grandi che siano. Fondamento della fenomenologia è lo svelamento della realtà per ritrovare la sua essenza alla luce del giorno. Se si perde la possibilità della scoperta, la vita sarebbe finita. Invece, la vita è un’avventura infinita.”
Nel suo intervento, inoltre, l’Assessore Machì ha definito inoltre Resnik “uno di quei pochi capitani coraggiosi che agiscono sul terreno sospeso tra psicoanalisi, filosofia e antropologia.
E a proposito di psicanalisi Marina Machì, facendo riferimento alle sue deleghe, ha messo in luce il carattere relazionale dell’esperienza psicoanalisi, “nella quale – ha detto citando proprio Resnik - se la coppia paziente-analista giunge a poter lavorare, essi sono come due bambini che giocano portando ognuno qualche giocattolo e creando così un sistema di giocattoli da condividere”.
Grazie a Salomon Resnik – questa la conclusione di Marina Machì - che oggi ha accettato di giocare con noi.”

 

Autore: Giuseppe Di Donna