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Al Rendano,"Colazione da Tiffany", con Francesca Inaudi e Lorenzo Lavia

colazione
11 apr 2012

Più che al celebre film di Blake Edwards, del 1961, con Audrey Hepburn e George Peppard, guarda direttamente alla pièce di Samuel Adamson, tratta dal romanzo di Truman Capote (1958), la nuova trasposizione per le scene di “Colazione da Tiffany”, la cui regia è firmata da Piero Maccarinelli e che ha per protagonisti Francesca Inaudi, nei panni di Holly Golightly, e Lorenzo Lavia, in quelli dell’aspirante scrittore William Parson. Lo spettacolo, una produzione della Compagnia “Gli Ipocriti”, sarà al “Rendano” di Cosenza martedì 17 aprile (ore 20,30) e mercoledì 18 aprile (ore 20,30) per il cartellone della stagione di prosa curato da Isabel Russinova.
L’io narrante è direttamente William Parson (Lorenzo Lavia), lo scrittore giovane che arriva dall’Alabama a New York, forse un alter ego di Truman Capote, e che racconta la storia di Holly.
Siamo nel 1957 e lo scrittore incontra Joe Bell, il barista che, segretamente innamorato di Holly, lo invita a ripercorrere la sua storia e a rivedere il suo vecchio appartamento nell’East Side.
William ritorna e ricorda tutto del 1943, l’anno in cui ha conosciuto per la prima volta Holly, una ragazza del Sud che si è trasferita a New York, dove frequenta il bel mondo dell’East Side ma anche personaggi equivoci come il mafioso Sally Tomato che lei visita a Sing Sing o il suo avvocato Mr. O’Shaughnessy. Ed anche i suoi amici sono personaggi fatui.
Holly si innamora del diplomatico brasiliano Josè, ma a provocare un cortocircuito emotivo è l’arrivo, dal Texas, del suo primo marito, Doc Golightly.
Holly vorrebbe sposare Josè di cui è rimasta incinta, ma uno scandalo le impedisce di farlo. Perde il bambino che aspettava da Josè e decide, nonostante tutto, di partire da sola per il Brasile dove vuole incontrare “i venti miliardari più ricchi di ogni razza e di ogni colore”… Da quel momento, dopo aver abbandonato anche il suo gatto, di Holly si perdono le tracce…
“Forse Nina, la madre di Truman Capote, detta Lilli Mae – afferma nelle note di regia Piero Maccarinelli è la prima ispiratrice della figura di Holly Golightly-Lulamae Barnes.
Anche Nina come Holly si sposa in giovanissima età, lascia il marito, si ribella alle convenzioni ed al rigido moralismo americano degli anni ‘30 - ’40; anche Holly, come Nina, attraversa la vita in punta di piedi spargendo sugli altri leggerezza e buonumore, anche lei ha un’ebbrezza che ha sempre l’amaro retrogusto di una insondabile malinconia.
Il nostro spettacolo – avverte ancora Maccarinelli - ha voluto ispirarsi al mondo di Capote, alla sua biografia e, cercando di mantenere la brillante leggerezza e la spleenetica malinconia, raccontare attraverso William/Truman e Holly/Lulamae, la vera storia di Colazione da Tiffany.
Holly non conosce quello che ama se non quando lo ha buttato via, ma è lei che consente a William di diventare Truman, che gli insegna la leggerezza e l’accettazione degli altri e di sé, che gli consiglia cosa scrivere e perché, ma senza nessun moralismo, senza pesantezza…”
Accanto a Francesca Inaudi, tra le attrici emergenti del nostro cinema (Cristina di Belgioioso in “Noi credevamo” di Mario Martone) e Lorenzo Lavia (figlio di Gabriele Lavia), in “Colazione da Tiffany” recitano anche Mauro Marino (OJ Berman), Flavio Bonacci (Mr. Yunioshi, Doc Golightly), Anna Zapparoli (Madame Spanella), Vincenzo Ferrera (Joe Bell), Giulio Federico Janni (Rusty Trawler), Cristina Maccà (Middy Munson), Ippolita Baldini (Mag Wildwood), Riccardo Floris (Sid Arbuck, Harry Sears e Connor) e Pietro Masotti (il diplomatico brasiliano José Ybarra-Jaegar). Le scene sono di Gianni Carluccio, i costumi di Alessandro Lai.

 

Autore: Giuseppe Di Donna