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Il Seicento strumentale nel concerto dell'Ensemble Barocco del Conservatorio "Giacomantonio" di Cosenza

21 feb 2012

Dal 2000, anno della sua costituzione, l’Ensemble barocco del Conservatorio di Cosenza, emanazione del Dipartimento di Musica Antica, realizza una pregevolissima attività didattica delle prassi esecutive con strumenti storici.
Ma soprattutto ha conquistato giudizi molto lusinghieri all’attività concertistica che, in diverse formazioni, dal trio all’orchestra, ha tenuto sia in Calabria che fuori regione.
La Stagione concertistica del Teatro “A. Rendano” che, tra le sue sinergie, non poteva non annoverare quella con la maggiore istituzione musicale del territorio, propone un raffinato appuntamento con “Il Seicento strumentale italiano”. È il titolo scelto per il concerto che l’Ensemble Barocco propone giovedì 23 febbraio, alle ore 20.00, nella Sala “Quintieri” del Teatro di Tradizione cosentino.
La formazione si presenta in quartetto: il traversiere di Assisi di Laura Pontecorvo, il flauto dolce di Tommaso Rossi, il violino di Alessandro Ciccolini e il clavicembalo di Rosanna Posareli. Gli strumenti utilizzati sono tutti copie di strumenti antichi suonati con tecniche esecutive ricostruite dallo studio dei trattati dell’epoca. Il traversiere, in particolare, è una copia di uno strumento anonimo; si tratta di uno dei pochissimi flauti traversi costruiti in Europa nel 17° secolo. L’originale, conservato presso la Biblioteca del Sacro Convento di Assisi insieme ad altri sei strumenti a fiato, deve la sua importanza al fatto di essere un unicum, strumento di transizione tra il flauto rinascimentale (molto in uso in Europa nel XVI secolo) e quello barocco di stile francese che conquisterà l’egemonia negli anni ’80 del 1600.
Il programma è centrato sulla produzione strumentale italiana della prima metà del XVII secolo. I compositori rappresentati gravitarono principalmente nel nord Italia e le loro opere vennero stampate in larga parte a Venezia, importante centro dell’ editoria dell’epoca, insieme a Roma e ad Amsterdam. Erano inoltre strumentisti molto stimati all’epoca. Tutti hanno lavorato a servizio di corti e cappelle italiane ed europee svolgendovi il ruolo di esecutori e compositori. Solo Jakob van Eyck ha avuto una storia diversa, era uno scienziato cieco e maestro delle campane che ebbe l’incarico dalla municipalità di Utrecht (che in cambio lo assisteva) di eseguire le sue opere flautistiche nel giardino adiacente alla chiesa di Sint Janskerk, dilettando passanti e coppiette romantiche.

Autore: Annarita Callari