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Rendano: il regista Francesco Antonio Castaldo illustra la chiave di lettura del suo "Rigoletto"

16 feb 2012

Che il suo “Rigoletto” in abiti moderni e con l’azione scenica trasposta ai giorni nostri e uno script pieno di rimandi alla realtà nazionale, anche a quella politica che ha preceduto l’attuale governo in carica, sia – per sua stessa ammissione - “un’operazione rischiosa”, Francesco Antonio Castaldo, regista dell’opera verdiana che debutterà il prossimo 24 febbraio al “Rendano” di Cosenza, lo sa benissimo. “Sono confortato da un fatto – ammette. Conosco bene la sensibilità dei cosentini di cui ho massima fiducia e spero che il pubblico che accorrerà al “Rendano” abbia la capacità di vedere la realtà, al di là delle apparenze.”
Nella sua versione del “Rigoletto”, Castaldo compie una salto in avanti nei secoli e dipinge il personaggio del melodramma verdiano non più come un buffone di corte, ma come uno dei tanti portaborse di cui è popolato l’universo politico dei nostri giorni “in cui – afferma Castaldo nelle note di regia – passano davanti i tantissimi Rigoletto che orbitano intorno al Potere. Segretari, deputati, ministri che siano – spiega ancora il regista – tutti hanno con sé una borsa da portaborse e una grande cravatta fuori misura che li fa sentire ancora più eleganti, o meglio, più perbene.”
Tra gli elementi scenici voluti dal regista e firmati dagli scenografi Pierluigi Manetti e Dora Zagari, c’è anche una piramide sormontata da un occhio onniveggente che si illumina: “un simbolo del potere – chiarisce Castaldo – un universo in cui ciascun elemento che lo compone, dal più grande al più piccolo, è parte di un sistema di equilibri.”
Tra gli altri elementi scenici del “Rigoletto” targato Castaldo, alla sua prima esperienza con l’opera lirica, c’è anche, al centro del palcoscenico, un grande letto con un tiro a segno posto sulla spalliera. “Il luogo per antonomasia – sottolinea ancora Castaldo nelle note di regia – dove nascono e si consumano gli innamoramenti, intesi come quell’invenzione dell’anima che nobilita il piacere dei sensi.”
Per Francesco Antonio Castaldo, dati i suoi trascorsi e la provenienza prettamente cinematografica (è stato stretto collaboratore di Ennio De Concini, uno degli sceneggiatori più prolifici del nostro cinema, ma anche aiuto regista di Steno, Pasquale Squitieri e Giorgio Capitani) forte sarebbe stata la tentazione di leggere il “Rigoletto” in chiave anche cinematografica e qui e là, per la verità, qualche soluzione mutuata dal cinema sarà adottata. “Chi è abituato, come me, a lavorare nel cinema – ammette Castaldo – può cadere in questa tentazione. Al cinema, però, esistono gli stacchi. Spontaneamente, chi fa cinema pensa di poter fare questo anche a teatro, lavorando molto sulle luci. Dovendo rispettare, però, la partitura musicale, non ci si può concedere quei tagli che sono una costante del linguaggio cinematografico. Con la lirica si è molto più legati alla musica che è l’elemento portante dell’opera.
La licenza che mi sono preso è quella legata soprattutto all’utilizzo di una storia antica che trova dei punti di contatto e delle similitudini con i nostri giorni. Questo perché “Rigoletto”, a mio avviso, si presta più di ogni altra opera ad un discorso di attualizzazione e di trasposizione nella dimensione contemporanea.”
L’attualizzazione dell’opera, nelle mani di Castaldo, passa anche attraverso una quasi metamorfosi degli altri personaggi che affiancano Rigoletto: il Duca di Mantova assume l’aspetto di uno spirito libero, alquanto licenzioso, che, fuori da ogni ipocrisia, non subisce i condizionamenti del mondo circostante ed anche Gilda (la figlia di Rigoletto) resta in qualche modo segnata da questo cambiamento registico.
“Gilda – sottolinea Castaldo – è il personaggio più positivo di tutta l’opera, rappresenta la purezza ed ha un ruolo preciso nella riabilitazione della spiritualità e dell’importanza della donna, anche se i suoi abiti non sono convenzionali, ma presentano un rigore che la rendono comunque donna.
I cortigiani, tutti rigorosamente in giacca e cravatta, come gli altri protagonisti del melodramma verdiano, sono tratteggiati, invece, come tanti “yes man”, pronti a servire il potente di turno e a gravitare con deferenza nella sua orbita.”
Insomma, le sorprese non mancano. Una ragione in più per assistere alla “prima” di Rigoletto di venerdì 24 febbraio (ore 20,30) e alla replica di domenica 26 febbraio (ore 17,00), precedute, mercoledì 22 febbraio, dall’anteprima per le scuole (ore 17,00).



 

Autore: Giuseppe Di Donna