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BoCs Art, per la prima volta una collettiva a evidenziare la condivisione nelle residenze. Dall'analisi del movimento Ultras del Cosenza Calcio alla sacralità della natura: le opere in mostra lunedì 29 luglio

Ingresso BoCs Art Museum
28 lug 2019

A jumi cittu un ji a piscà” è un classico detto cosentino per indicare prudenza di fronte a persone o a situazioni apparentemente pacate ma che potrebbero inaspettatamente ribellarsi.
A Jumi” è proprio il titolo scelto per la mostra collettiva che raccoglie i lavori prodotti durante la quarta residenza artistica del 2019 dei Bocs Art curati dal professore Giacinto Di Pietrantonio e che rimanda appunto al famoso detto locale: “a jumi cittu un ji a piscà”, ovvero “non pescare sulle rive di un fiume silenzioso come il Busento”. Questo detto mette in guardia il visitatore - spiegano i curatori - lo invita a un senso di diffidenza rispetto al fiume. I “residenti”, gli artisti, vogliono invece ribaltare questo detto e rompere il suo silenzio con le loro parole e le loro opere. Lunedì 29 luglio, si terrà l’inaugurazione-opening dalle 18 alle 21 in viale Norman Douglas (Lungofiume Crati), durante la quale sarà possibile visionare le opere realizzate durante la quest’ultima residenza artistica. I curatori Giacinto Di Pietrantonio, Irene Angenica, Giovanni Paolin e Giacomo Pigliapoco hanno scelto di lavorare in condivisione, realizzando una vera e propria esperienza partecipativa e condivisa anche nella restituzione finale dei lavori. Presso i bocs della piazzetta area 3 del Lungofiume, infatti, saranno esposte le opere di tutti gli artisti: Pietro Ballero, Jacopo Belloni, Paolo Bufalini, Giovanni Chiamenti, Davide La Montagna, Nicola Lorini, Matilde Sambo, Patrizia Emma Scialpi, Davide Sgambaro, Marta Spagnoli, Gabriel Stöckli e Alberto Venturini.
Per la prima volta, dunque, ai BoCs Art il periodo della residenza si concluderà con una mostra collettiva, rompendo lo schema che prevede l’assegnazione di un bocs ad ogni artista ed evidenziando lo scambio su cui si è basato l'intero periodo di residenza. In ognuno dei sei bocs dell’area 3 saranno esposte più opere di diversi artisti, a differenza delle passate edizioni dove ogni artista esponeva il proprio lavoro nel bocs abitato. In questa edizione si è deciso di esporre i diversi lavori prodotti seguendo un dialogo tra le poetiche dei diversi artisti e anticipando la condivisione di un momento espositivo che si sposterà successivamente nel BoCs Art Museum (nella foto). Le opere esposte nascono anche dalle conferenze e dai dibattiti che si sono tenuti nelle serate della residenza proprio nella piazzetta del Lungofiume. Attraverso una forte attenzione curatoriale si è creato un programma fitto di iniziative volte allo scambio e alla conoscenza reciproci, sfociati nel dialogo tra le opere prodotte e tra gli stessi partecipanti della residenza.
Le suggestioni emerse dal territorio hanno contaminato la creazione delle opere degli artisti. In particolare, Patrizia Emma Scialpi ha svolto un lavoro di ricerca sulla controcultura cittadina analizzando il movimento Ultras del Cosenza calcio; Paolo Bufalini si è lasciato ispirare da ciò che vedeva dalle grandi vetrate del suo bocs per scrivere un dialogo intenso e straniante; Nicola Lorini ha ripercorso esplorazioni territoriali attraverso le parole del racconto “Vento del Sud” di George Norman Douglas, scrittore da cui prende il nome il viale su cui sono disposti i bocs; Davide Sgambaro in “Non posso stare senza te” avvia una riflessione sul format della residenza che sfocia in un lavoro site specific; Stoeckli si lascia ispirare dalla leggerezza che caratterizza i mesi estivi per realizzare un’opera partecipata e performativa; Jacopo Belloni approfondisce aspetti legati alla gestualità archetipica e propone una struttura esoscheletrica; Matilde Sambo ha lavorato su sculture in cui riesce ad accumulare diversi livelli materici, esplorando contemporaneamente lo spazio e il tempo della residenza tramite sperimentazioni audio e video; Alberto Venturini ha trattato tematiche affini alle sottoculture urbane giovanili attraverso sonorità e tatuaggi carichi di valenze semantiche; Pietro Ballero catapulta lo spettatore in un’ambientazione legata ad un compleanno appena passato in cui potrà ragionare sulla condanna della società della prestazione; Giovanni Chiamenti presenta “Numen”, una nuova serie di altari in omaggio alla sacralità della natura, e “Before Behind Between Above Below”, uno squarcio su un mondo che potrebbe anche essere il nostro; Marta Spagnoli presenta una grande tela, sintesi del sua poetica e della sue visioni dedicate alla mitologia e alla storia, ispirata anche dalla visita al Museo Archeologico di Cosenza.

Autore: Iole Perito