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Smartdays 2015 si interroga sulle nuove strategie per le città intelligenti del Mezzogiorno

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20 ott 2015


La seconda giornata di SmartDays 2015 inizia all'insegna di una riflessione sullo stato dell'arte, compresa l'individuazione dei punti deboli, per interrogarsi subito dopo sulle “Strategie per le Smart City del Mezzogiorno” , tema generale di questa full immersion sulla città intelligente.
Così Mauro Annunziato di Enea, responsabile scientifico del progetto Res Novae che coinvolge le città di Cosenza e Bari, va subito al sodo, individuando nella necessità di un approccio sistemico alla smart city il vero punto di svolta. La città intelligente non è da intendersi soltanto come utilizzo di strumenti innovativi – è in sintesi il pensiero di Annunziato – ma presuppone un nuovo modo di pianificare la città, con un impatto sociale determinante in quanto tocca inevitabilmente gli stili di vita. E qui si inserisce la collaborative governance, quella che fa entrare il cittadino nelle dinamiche di gestione. Se ad oggi i progetti riconducibili alle smart city, pregevoli certamente, hanno agito isolatamente e soprattutto sono stati su piccola scala, ora è il momento di agire su scala più ampia, se vogliamo davvero ricavarne dei modelli. E qui entra in gioco lo Smart District, da realizzarsi più facilmente al Sud dove i fondi strutturali sono più consistenti.
Un investimento su progetti più significativi, e con un impatto più incisivo sulla città, è anche l'auspicio del Sindaco di Cosenza Mario Occhiuto. “Smart City – afferma – significa anche attivare processi di democrazia urbana che vanno di pari passo con le buone pratiche”. Richiamando due anni di Res Novae, positiva esperienza a braccetto con il comune di Bari, Occhiuto ripercorre le azioni smart della municipalità cosentina, vedi l'efficientamento energetico e idrico, i percorsi pedonali e tattili, le piazze, la mobilità sostenibile. “Puntare sulle buone pratiche è un'esigenza di tutte le città – sostiene – ma siamo in ritardo, e dobbiamo perseguire progetti che abbiano un senso compiuto per la città”. Analoga riflessione viene da Bari, per voce del consigliere delegato Marco Lacarra, prossimo ad un ruolo regionale in materia di innovazione e smart city. Non si risparmia in autocritica quando afferma che il percorso intrapreso dalla città di Bari è faticoso, evidenziando anche le resistenze al progetto da parte della città così come della politica, entrambe più interessate alla risoluzione del problema tangibile”. Accelerare è la parola d'ordine, rimettendo in moto il PAES (Piano d'Azione per l'Energia Sostenibile).
Sono ormai prossimi alla chiusura (ufficialmente dicembre 2015), i progetti sulle smart city approvati nel 2012. Riparte una nuova programmazione del MIUR, rappresentato al tavolo da Fulvio Obici, Responsabile Comunicazione-PON Ricerca e Competitività. Nella comunicazione sta un altro tallone di Achille del progetto smart city che, proprio in funzione di quel concetto di community richiamato in tutti gli interventi, necessita secondo Obici di una nuova spinta. Smart City non può prescindere dalla partecipazione – ribadisce – e come tale necessita di obiettivi condivisi, partendo dai territori che spesso vivono l'illusione di potercela fare da soli contro un livello alto che propone progetti slegati dalla realtà”.
Al confronto, coordinato da Milly Tucci dell'Istituto Piepoli – porta il proprio contributo il professore Natale Arcuri, responsabile del progetto per l'Università della Calabria, che è anche tra i protagonisti del workshop pomeridiano. Arcuri disegna il nuovo ruolo dell'ateneo, non solo luogo di ricerca in senso stretto ma artefice di sperimentazione sul territorio, che coinvolge anche gli esperti sociologi per valutare quell'impatto con la città e capacità ricettiva delle nuove tecnologie che sono presupposto di partecipazione.

Autore: Annarita Callari