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Il Consiglio comunale chiede cambio di destinazione dei terreni adiacenti all'Istituto Agrario. Il 28 aprile si torna in aula per il Rendiconto di gestione

consiglio comunale dicembre
20 apr 2015

Con un minuto di raccoglimento in memoria delle centinaia di migranti vittime del naufragio nel Mediterraneo, si è aperta la seduta del Consiglio comunale presieduta da Luca Morrone.
Rinviati i punti sulla relazione del sindaco all’esito della Commissione di inchiesta su piazza Bilotti (per l’assenza del presidente e vicepresidente della stessa) e sulla istituzione nella città capoluogo di un dipartimento universitario (per assenza del secondo firmatario Carmelo Salerno che, attraverso il collega Nucci, chiede espressamente il rinvio all’aula auspicando si costituisca un gruppo di studio che elabori un documento), si è invece discussa la questione della vendita di terreni in centro città, quelli annessi all’Istituto Agrario, sulla quale ha relazionato il primo firmatario Marco Ambrogio (PD).
“Si tratta della vendita di terreni da parte della Provincia ma ricadenti in una parte centrale della città, in una zona strategica e, come tali, meritevoli della nostra attenzione”, ha esordito l’esponente del PD. “E’ una vendita rispetto alla quale abbiamo molti dubbi che sicuramente il Sindaco che è anche Presidente della Provincia potrà chiarirci. Il Sindaco, che è anche componente dell’Anci, sa bene che le Amministrazioni sono guidate verso un indice di costruzione zero, si punta più a riqualificare che a costruire. Vogliamo capire allora che interesse dare a quella zona. Parliamo di 25.000 metri quadrati, che possono tradursi in circa 300 appartamenti, o forse si vuole costruire un ospedale privato? Non sarebbe piuttosto il caso di riqualificare quei terreni annessi a una scuola importante come l’Istituto agrario?”


Prima del dibattito, interviene il Sindaco Mario Occhiuto.
“Siamo nella fase di presentazione del nuovo Piano Strutturale Comunale che è stato anche illustrato nelle commissioni, ora inviato al Genio Civile, per arrivare poi in Consiglio comunale. L’ultimo piano regolatore, che è poi una variante al Piano Vittorini (datato 1972), è del 1995, passaggi epocali che hanno segnato la trasformazione del territorio per i decenni successivi. Il Piano Strutturale ribalta la logica dell’espansione della città a macchia d’olio, tendendo alla riqualificazione e al recupero, alla città che si costruisce sul costruito. Abbiamo trovato un Piano Strutturale vigente che ha ancora una possibilità di edificazione su aree destinate a residenze e uffici per circa 4 milioni di metri cubi residui. La nostra logica è invece di contenimento dei metri cubi, abbiamo così ridotto i 4 milioni possibili a 2 milioni di metri cubi, e soprattutto li abbiamo concentrati nelle zone che vanno riqualificate, dove ci sono soprattutto edifici popolari, per renderle più appetibili.
Nell’area di cui parla il consigliere Ambrogio, il piano regolatore vigente prevede un indice di 4,5 metri cubi. La Provincia è proprietaria dell’area ma il Comune vi ha destinato questa volumetria. Poiché c’è un piano di alienazione di queste aree, inizialmente si è ritenuto di fare una manifestazione di interesse pubblico. Successivamente ho ricevuto una lettera da parte della scuola che segnalava dei vincoli legati alla natura della proprietà. C’è una serie di problemi che mi induce a immaginare che sia difficile una vendita dei terreni, penso piuttosto sia possibile il progetto di realizzare gli orti solidali urbani collegati alla scuola, per una parte, e spostare il quartiere fieristico in questa area per creare tutta una zona ove da una parte c’è la Città dei Ragazzi, gli orti urbani e solidali, e poi una zona espositiva e anche di vendita per queste attività. Abbiamo già presentato un progetto in questo senso, che va recepito anche sul piano strutturale comunale. Possiamo farlo anche su richiesta formale del Consiglio, per cambiare la destinazione”.
Nel dibattito seguito all’intervento del Primo Cittadino si è espressa soddisfazione nei confronti dei progetti dell’Amministrazione per l’area in questione.
Sergio Nucci (Polo Civico Buongiorno Cosenza) “Quando abbiamo presentato l’Ordine del Giorno intendevamo porre le medesime problematiche sollevate dal Sindaco, cioè che quest’area ha mostrato negli anni una vocazione precisa posta come esigenza da parte dell’istituto scolastico, evitando quindi colate di cemento che avrebbero svilito la zona.
Prendiamo atto della volontà dell’Amministrazione di riqualificare in maniera intelligente quell’area. Aggiungendo l’aspirazione di farne anche un polo universitario, verificato che le facoltà di agraria sono oggi molto gettonate. Se questo un giorno si potesse realizzare, ne saremmo molto contenti. Comunque la soddisfazione nasce in generale dalla volontà delle Amministrazioni, provinciale e comunale, di avere una riqualificazione di un certo tipo, con uno strumento urbanistico che dà una certa garanzia ai cittadini e ai docenti sulla destinazione dell’area”.
Marco Ambrogio (PD) “Venti giorni fa abbiamo fatto un’assemblea dei nostri iscritti perché preoccupati per quell’area e per le sorti dell’istituto scolastico. Parlammo anche noi di parchi urbani e orti solidali che stasera ritroviamo con soddisfazione nelle parole del Sindaco. Dico che sarebbe opportuno che dal Consiglio uscisse un documento che inviti a recepire questa volontà nel Piano Strutturale Comunale”.
Giovanni Perri (PSE) “Mi associo alle considerazioni del collega Marco Ambrogio. Aggiungo però l'invito a che si tenga conto di quei beni di tipo boschivo del Comune perché non vengano dismessi ma diventino piuttosto fonte di reddito continuativo per l’ente comunale. Sarebbe un atto di responsabilità dell’Amministrazione comunale a tutela del patrimonio naturale di grande entità”.
Francesco Perri (Popolo delle Libertà) “A volte gli amministratori pubblici costruiscono le cose non sulla base di una visione ma sulla scorta di episodi che avvengono quotidianamente. Il Piano Strutturale Comunale doveva invece essere approvato a monte dell’attività dell’Amministrazione comunale. L’area di cui stiamo parlando rappresenta forse uno degli ultimi polmoni verdi della città. Dobbiamo tradurre in termini immediati le volontà che si esprimono nel Consiglio Comunale, valorizzare il bene per renderlo più produttivo possibile”.
Tutti d'accordo, dunque, sui progetti dell'Amministrazione per l'area adiacente all'Istituto Tommasi, prova ne è il documento che il Consiglio comunale ha approvato all’unanimità nel quale “chiede all’Amministrazione comunale di rivedere la destinazione d’uso attuale (F3) convertendo gli stessi terreni ad altra destinazione (uso sociale ed in particolare orto solidale urbano) nel nuovo PSC”.
Il Consiglio comunale, su richiesta del consigliere Giuseppe Mazzuca (PSE) ha dunque rinviato i successivi punti 5 e 6 per assenza del consigliere Paolini; e sono state rinviate ad apposita seduta anche le risposte alle interrogazioni consiliari (protesta la minoranza per quest’ultimo rinvio). Sulle quote rosa si è invece registrata un'appassionata relazione introduttiva del consigliere Maria Lucente (PD). “Già altri si sono espressi sul tema, dal punto di vista economico parlando del peso sulle casse comunali di una eventuale resistenza in giudizio. Io punto sulla dimensione culturale che la questione delle quote rosa trascina con sé, aldilà di argomentazioni di tipo giuridico- legale. È in questa cornice che affronto il tema, al quale sono stata sempre favorevole, in genere non lo sono gli uomini o le donne che hanno ottenuto ruoli politico-istituzionali per appartenenze politiche o altro genere di contingenze.Penso invece a quelle donne, tante, che hanno vissuto sulla propria pelle quanto sia mortificante e offensivo essere escluse nonostante riconosciute qualità. Le quote rosa servono in quanto aprono maggiori spazi e opportunità anche a quelle donne che non hanno appartenenze. Ecco perché intervengono norme precise, che servono a rompere cristallizzazioni e corporativismi. Senza tanti interventi legislativi penso che alle donne sarebbe ancora negato il diritto di voto. Si tratta di un diritto costituzionale e di un dovere che le donne devono mettere in atto nell’interesse del bene comune. Si tratta di fare uscire Cosenza dall’asfittica mortificazione culturale in cui è stata messa dalla non applicazione della legge Delrio. Un colpo devastante all’immagine di quella Cosenza colta che le è sempre stata riconosciuta. Per questo m’era molto piaciuta la prima giunta di questa Amministrazione con ben 5 donne. Il senso politico, civile, culturale della legge Delrio ha una forza in sé strepitosa e il Sindaco deve indurre i suoi interlocutori ad entrare nella dimensione culturale delle quote rosa”.
Apre il dibattito il consigliere Giovanni Perri (PSE) per sottolineare che “l'art 1 della legge 137 non pone equivoci,almeno il 40 % della giunta deve essere di sesso femminile. Per questo motivo, parlando della censura mossa dal Tar a questa Amministrazione, vi prego di non perdere ulteriore tempo e di non disperdere risorse economiche in inutili contenziosi. La norma è chiara. Bisogna rapidamente allinearsi”.
Marco Ambrogio (PD) “Intervengo anche come presidente di Anci giovani, perché di questo tema abbiamo fatto una questione di principio, per tante Giunte alle quali abbiamo sollecitato il rispetto della legge Delrio. Mi rifiuto di credere che oggi il Comune di cui faccio parte, guidato da un Sindaco che ha pure un ruolo importante nell’Anci a livello nazionale, si opporrà alla sentenza del Tar. Il Sindaco sapeva bene che al Tar sarebbe stata una battaglia persa, e comunque poteva farla con l’ottima avvocatura comunale, evitando la spesa per un legale esterno. Non peggioriamo le cose, evitiamo il Consiglio di Stato e anche di far fare una cattiva figura alla nostra città. L'invito è dunque ad adeguarsi alla legge”.
Francesco Perri (Popolo delle Libertà) “Ricordo le battaglie delle donne in generale per il diritto alle pari opportunità. La prima Giunta del Sindaco Occhiuto l’ho molto apprezzata, ma quando la politica si fa prendere la mano da rancori e questioni personali, si commettono degli errori. Sono certo che la sensibilità del Sindaco non mancherà di rispettare quanto la legge Delrio impone”.
Nella sua replica il Sindaco Mario Occhiuto ricorda che “già nel 2011 nominò nella sua Giunta ben 5 donne. Sono diventato sindaco con un Consiglio eletto con una legge, oggi invece mi confronto con altre norme. Ma ci sono anche Comuni eletti nel 2014, dopo l’introduzione della legge, che hanno fatto ricorso e hanno ottenuto la sospensiva. Il principio delle quote rosa è giusto, lo era anche prima quando l’ho applicato e senza alcun obbligo di legge. In fase di rimpasto abbiamo ritenuto che l’obbligo non ci competesse.
Ci sono però situazioni in cui vanno considerate le persone, aldilà che siano uomini o donne. L’assessore Bozzo ha fatto un ottimo lavoro, ha affrontato situazioni difficili, lo stesso per l’assessore Luciani. Le persone non sono semplici pedine che vengono utilizzate ma sono appunto persone che hanno condiviso un progetto e bisogna tenerne conto. Questo oggi è il mio imbarazzo. Vorrei allora che la questione non fosse svilita a una strumentalizzazione e apprezzo molto che l’intervento della minoranza sia andato in tutt'altra direzione”.
La replica del Sindaco chiude di fatto la discussione sulle cosiddette “quote rosa” mentre la minoranza, per una questione di procedura formale, deve rinviare ad altra seduta la votazione di un documento (presentato tardi alla Presidenza) sul punto all'ordine del giorno.
Il Consiglio comunale viene dunque aggiornato a nuova data.

Autore: Annarita Callari