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Ricordata l'esperienza de "Il Baricentro", a 50 anni dalla fondazione

conferenza stampa sul baricentro
15 dic 2014

L’istituzione dell’Università in Calabria fu una questione centrale e non certamente periferica che fu risolta per dare coesione ad una regione non ancora completamente affrancata dalle troppe frammentazioni.
Ma se la Calabria ebbe la sua prima Università, una parte del merito fu anche di un periodico studentesco, “Il Baricentro”, che vide la luce a Cosenza e al Liceo Scientifico “Scorza” 50 anni fa, ben prima del sessantotto, proprio per organizzare e promuovere una serie di manifestazioni che intendevano richiamare l’attenzione del governo nazionale su una delle questioni maggiormente avvertite, alle nostre latitudini, come anelito di libertà e riscatto.
A 50 anni esatti dalla fondazione de “Il Baricentro” e dalla fioritura di quell’humus di libertà e di riscatto che contrassegnò i suoi allora giovani redattori, tutti studenti dello “Scorza”, la Commissione cultura del Comune di Cosenza ha voluto ripercorrere quell’esperienza in una conferenza stampa tenutasi questa mattina nel Chiostro di San Domenico, alla presenza di alcuni dei suoi protagonisti, proprio mentre il prossimo 19 dicembre, nell’aula magna del liceo scientifico cosentino, un convegno con la partecipazione di Gianni Cimbalo, attualmente ordinario di Diritto Ecclesiastico all’Università di Bologna e fondatore del periodico, ne suggellerà le celebrazioni.
L’incontro con i giornalisti è stato introdotto dal Presidente della Commissione Cultura Claudio Nigro, presenti anche la Vice Presidente Maria Lucente e i consiglieri Raffaele Cesario e Mimmo Frammartino, quest’ultimo artefice dell’iniziativa per ricordare i 50 anni de “Il Baricentro”.
Raffaele Cesario ha messo in luce “il fermento culturale, ideale e sociale di quel gruppo di giovani che in anni difficili contribuì a portare avanti un’opera di sensibilizzazione per l’istituzione dell’Università in Calabria. Un patrimonio che abbiamo il dovere di custodire – ha detto Cesario - ma anche di rinverdire, a beneficio delle nuove generazioni”.
Per Mimmo Frammartino “Il Baricentro” restituisce uno spaccato di vita e insieme un granello di storia della nostra città che ci ricorda i tanti studenti scesi in piazza per rivendicare l’istituzione dell’Università in Calabria”.
All’incontro di questa mattina ha partecipato una nutrita rappresentanza dei redattori dell’epoca, che, quando “Il Baricentro” nacque (era il 1964 e durò dignitosamente fino alla fine del ’68, inizi del ’69), avevano circa sedici anni: il giornalista Luigi Michele Perri, il critico d’arte Tonino Sicoli ed anche, confusi tra il pubblico, Franco Geremicca e Gianluigi Cinelli.
A ripercorrere le tappe della nascita del periodico studentesco è stato anzitutto Tonino Sicoli che ha ricordato il contesto, di particolare arretratezza, in cui il giornale vide la luce. Un contesto nel quale spiccava l’assenza di un vero sistema della cultura e dove a mancare non era solo l’Università, ma anche quelle agenzie culturali determinanti per il radicamento e lo sviluppo di fermenti di questo tipo.
Il “Baricentro” ebbe il grande merito di essere stato uno dei primi giornali nati a Cosenza in un periodo in cui l’unico quotidiano era “La Gazzetta del Sud”. Il direttore era Achille Morcavallo. Sicoli ha ricordato inoltre come in un numero speciale venne ironicamente messo in luce cosa il governo di allora, ministro della Pubblica Istruzione Luigi Gui, non aveva fatto per istituire in Calabria l’Università.
Gli animatori del “Baricentro” si inventarono la trovata di far pervenire alle autorità del tempo una pergamena goliardica per rimarcarne l’inoperosità.
Tonino Sicoli, oggi apprezzatissimo critico d’arte e tra le anime di quel manipolo di ragazzi che volevano cambiare il mondo, ricorda quegli anni formidabili senza troppi richiami nostalgici, ma riconoscendo al “Baricentro” il ruolo di seme di un processo che venne innescato, che diede i suoi frutti e che, in qualche modo, continua ancora oggi ad avere una sua vitalità.
Sicoli ha rimarcato inoltre come il gruppo di studenti che rappresentava l’ossatura della redazione non aveva un’identità ideologica, rappresentando piuttosto degli ingenui che credevano ancora in una realtà dialogica. “Il Baricentro” divenne terreno di coltura per le aspirazioni di coloro che partecipavano dall’interno a quella esperienza, una vera e propria fucina dalla quale sono usciti professionisti, giornalisti e dirigenti apprezzati ancora oggi.
A trarre le conclusioni Luigi Michele Perri che ha riconosciuto al “Baricentro” il ruolo di precursore del ’68, ponendosi come iniziativa funzionale alle manifestazioni di protesta per l’istituzione dell’Università in Calabria.
Del Baricentro si occupò anche il grande giornalista Antonio Ghirelli che scrisse la prefazione al libro di Luigi Michele Perri “Giornalisti a sedici anni – Esperienze studentesche alle soglie del sessantotto”. Un volume che ripercorre quella memorabile esperienza e che è stato ristampato dall’editore Pancallo di Locri proprio in occasione del cinquantesimo anniversario della fondazione del periodico. Per Ghirelli – lo ha ricordato questa mattina Perri - il Baricentro fu una sorta di bandiera della gioventù calabrese, un modo per affrancarsi dall’isolamento e condurre una battaglia di libertà per realizzare se stessi e misurarsi con il mondo, senza più complessi di inferiorità.
“Il messaggio del Baricentro – ha detto ancora Perri - fu lanciato ed in parte l’obiettivo centrato, proponendosi come lievitazione politica e culturale rispetto ai problemi del Mezzogiorno e alla stessa questione meridionale”.
Perri, il cui intento è quello di istituire un centro culturale che possa portare il nome del giornale studentesco e che contribuisca alla valorizzazione della vita culturale della città, ha poi rivelato un retroscena: la complicità del primo Presidente della Regione Calabria Antonio Guarasci che era favorevole alle battaglie dei giovani del “Baricentro”, ma non poteva darlo a vedere. E così, mentre, grazie ad un’intesa tacita e sotterranea,li spronava ad andare avanti fuori dalle occasioni ufficiali, quando era all’interno dell’istituzione che guidava, si rifiutava, invece, di riceverli. Ma restava dalla parte degli studenti, perché in quei moti di libertà egli stesso, probabilmente, si riconosceva.











 

Autore: Giuseppe Di Donna