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Giornata della donna: presentato in Commissione cultura il libro di Rita Fiordalisi "L'ultima carezza di Vincenzo"

foto commissione cultura rita fiordalisi
07 mar 2014

A molti il nome di Mariangelica De Gotti probabilmente non dirà nulla. Di lei non ci sono molte tracce nei libri di storia. Le uniche tracce che ci riconducono a lei, soprattutto per far luce sulla storia vissuta dal marito Vincenzo Federici, tra i principali artefici della rivolta dei cosentini contro i francesi e tra i precursori del primo nucleo carbonaro sorto in Calabria, impegno che pagò a caro prezzo con la fucilazione in Piazza XV Marzo nel 1813, si rinvengono più nei testi di storia scritti in Francia, Inghilterra e in Germania che non in Italia.
A rimettere a posto le tessere del mosaico e a ridare dignità a questo singolare personaggio della nostra microstoria risorgimentale è la studiosa Rita Fiordalisi, elemento di spicco della Biblioteca Nazionale di Cosenza, che a Vincenzo Federici e a sua moglie Mariangelica De Gotti ha voluto dedicare un libro: “L’ultima carezza di Vincenzo”, pubblicato per i tipi della casa editrice “Editoriale Progetto 2000” dell’infaticabile Demetrio Guzzardi.
In occasione della giornata della donna, il libro della Fiordalisi è stato presentato in Commissione cultura a Palazzo dei Bruzi nel corso di un incontro introdotto dal Presidente Claudio Nigro, alla presenza della Vice Presidente Maria Lucente e dei consiglieri Mimmo Frammartino, che ha avuto il ruolo di relatore, e Francesco Perri.
Alla seduta ha preso parte anche l’Assessore alla crescita economica urbana Nicola Mayerà. Il libro racconta, in forma romanzata, la storia di Vincenzo Federici, detto Capobianco per via del precoce incanutimento dei suoi capelli, soprattutto per colmare il deficit di conoscenza attorno alla figura del patriota cosentino.
Dalle pagine del romanzo si staglia non solo la figura di quest’uomo carismatico, a metà strada tra il brigante e il patriota, ma soprattutto quella della moglie Mariangelica De Gotti, una sorta di eroina ante litteram.
Il libro della Fiordalisi colma quello che le cronache non dicono. La protagonista del volume è una donna innamorata che, tra mille segreti e reticenze, assiste alla progressiva presa di coscienza del suo uomo, del quale non comprende fino in fondo le scelte, ma le ammira e le rispetta, consapevole che le idee e il coraggio di agire che spingono il marito alla ribellione partono da una sete di giustizia insopprimibile.


Nella sua relazione il consigliere Frammartino ha messo in luce l’instancabile voglia di proporre e di fare cultura che caratterizza il percorso di Rita Fiordalisi ed anche il suo rigore nella ricerca storica. Giudizio ampiamente condiviso anche dalla Vice Presidente della Commissione cultura Maria Lucente.
Intervenendo al termine dell’incontro e ringraziando per il riconoscimento che la Commissione cultura ha voluto tributarle, Rita Fiordalisi si è soffermata a tratteggiare soprattutto la figura di Mariangelica De Gotti. “Ha seminato una grande voglia di democrazia. Ha assistito al martirio del marito, che ha combattuto contro la crudeltà, manifestando una grande dignità e un altissimo senso di civiltà e di amore per la patria.” Quel che si dice una grande donna.
E un altro passaggio del suo intervento Rita Fiordalisi lo ha dedicato alla matrice in qualche modo risarcitoria del suo volume che si presta a diverse chiavi di lettura, una più politica, l’altra più sospesa tra il religioso e il tenero amore, sublimato dal rapporto tra Vincenzo Federici e Mariangelica.
“Il sangue versato dai cosentini nessuno lo ha raccontato, nè glorificato”. Tanto da indurre la Fiordalisi ad immaginare, nel suo libro, quasi una sorta di passaggio di testimone tra Vincenzo Federici e i Fratelli Bandiera, sospinta dalla volontà di unire idealmente due storie simili.
E allora Rita Fiordalisi intreccia la vicenda di Capobianco con quella di Attilio ed Emilio Bandiera, attraverso l’evocazione di due forti figure femminili: Angelica e la madre dei Bandiera. Angelica paga con la perdita del marito il desiderio di libertà dell’uomo, la mamma dei fratelli veneziani lascia in terra calabra il desiderio di un’Italia libera.
A testimoniare l’intensità dell’impegno di Vincenzo Federici contro ogni forma di sopruso c’è una una pagina del libro, dolce e cruenta al tempo stesso, che dà conto dell’incontro che Capobianco- come veniva chiamato - ebbe con Fiamma, una donna violentata. A leggerne alcuni significativi passi, l’attrice cosentina Rossella Gaudio che, con singolare disinvoltura, alterna i successi della ormai richiestissima commedia “Conzativicci” alle letture impegnate come quella del libro della Fiordalisi.
La Gaudio dà corpo e anima a Fiamma con un prologo che tratteggia mirabilmente la figura di Vincenzo Capobianco: “dove passava Capobianco venivano issate le bandiere...., dove andava Capobianco nasceva la voglia di combattere...”
La Commissione cultura apprezza ed anche dalla platea gli applausi si sprecano.


 

Autore: Giuseppe Di Donna