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La cantante Rosa Martirano incanta il "Rendano" nel concerto del primo dell'anno

rosa martirano
02 gen 2014

Una voce che potrebbe legittimamente aspirare a calcare palcoscenici ancora più prestigiosi. La timbrica e l’estensione che, mescolate ad un piglio interpretativo da consumata cantante, le consentono di affrontare con singolare naturalezza i repertori più disparati, dal jazz, all’etno-folk, alla bossa nova, fino a sorprendenti rivisitazioni di canzoni d’autore o a innesti di testi in calabrese su musiche jazz avvolte da un’aura di sacralità, apparentemente al riparo da ogni forma di contaminazione, figurarsi poi dal dialetto. Eppure la cantante cosentina Rosa Martirano ha qualità tali da potersi permettere questo ed altro ancora. E una tangibile dimostrazione è venuta dal concerto che ha tenuto ieri sera al “Rendano” di Cosenza per la quindicesima edizione del tradizionale Concerto di Capodanno nel centro storico organizzato dall’Associazione “Salotto 12” ed ideato da Sergio Nucci.
Inserito nel programma della manifestazione “Buone feste cosentine”, promosse dall’Amministrazione comunale e, in particolare, dall’Assessore agli spettacoli e agli eventi Rosaria Succurro, il concerto ha fatto registrare il tutto esaurito con un Rendano gremito in ogni ordine di posti.
Il progetto presentato da Rosa Martirano è quello confluito nel suo disco più recente, “La curpa è di l’amuri”, nel quale la cantante cosentina, in un afflato di eterna riconoscenza per la sua terra, che ama visceralmente, rispolvera il dialetto, eleggendolo a filo conduttore di un percorso nel quale le influenze musicali che l’attraversano, ritornano o tutte insieme o poco alla volta. E così in “A’ malatia d’amuri”, brano di apertura dell’esibizione al “Rendano”, alle sonorità jazz fanno da contraltare echi di Astor Piazzolla, suggeriti dall’ottima fisarmonica di Enzo Naccarato. Ma sono tutti i musicisti che accompagnano la Martirano a salire sugli scudi, ben ispirati dal bassista Roberto Musolino al quale si devono gli azzeccatissimi arrangiamenti del disco, ovviamente trasfusi nel concerto.
Alberto La Neve al sax ricorda il miglior Stefano Cocco Cantini, ma anche Javier Girotto. Roberto Risorto alle tastiere prepara un tappeto sonoro sul quale Rosa Martirano si destreggia a meraviglia. Per non dire della parte percussiva affidata sia al veterano Vittorino Naso, alla batteria, che al sempre più maturo Checco Pallone, presenza insostituibile della formazione. Quando sono chiamate in causa, anche le due coriste, Daniela Butera e Anna Passarelli, danno il loro importante contributo.
I migliori frutti di questa combinazione alchemica sono, per i brani contenuti nel cd, la traccia che dà il titolo al disco “La curpa è di l’amuri”, la già citata “A’ malatia d’amuri”, riproposta come bis di chiusura del concerto, “Lu rre di chistu munnu”, che rivela la solida fede di Rosa Martirano, “Populi migranti”, composta dopo aver letto alcune lettere appartenute ai corpi senza vita di alcuni extracomunitari finiti in mare dopo una traversata della speranza e “Nun sceglieri lu mali”, che Rosa ha dedicato alla nonna Elena, donna coraggiosa e dispensatrice di buoni consigli. L’omaggio alla sua terra viene completato dalla cantante con una struggente “Calabrisella mia”, in una versione rivisitata dagli arrangiamenti eccellenti di Roberto Musolino.
Soprattutto nella seconda parte il concerto del “Rendano” scorre sulle note delle cover di celebri canzoni: “If you leave me now” dei Chicago, dalla salda impostazione jazz, “Alba Chiara” di Vasco Rossi che diventa un’altra cosa e quasi migliora, “O’ surdato ‘nnammurato”, in una versione che evoca quella di Anna Magnani, cantata nel film “La sciantosa”, alcuni pezzi scritti a quattro mani con il violoncellista e compositore jazz Paolo Damiani. Anche “Con tutto l’amore che posso”, che rievoca gli anni della collaborazione con Claudio Baglioni, ai tempi del tour “Oltre”, quando la Martirano la cantò accompagnata al piano dallo stesso cantautore romano, diventa una preziosità da incorniciare. Rosa Martirano cuce addosso alle canzoni un vestito nuovo che le fa risplendere di una luce ancora più sfavillante.
C’è ancora tempo per un altro omaggio, quello a Bruno Martino e alla sua “Estate”, divenuta nel tempo uno degli standard jazz più eseguiti al mondo, con un numero imprecisato di versioni. Una canzone alla quale Joao Gilberto ha riconosciuto il diritto di cittadinanza nella storia della bossa nova. Rosa Martirano l’ha riproposta alla sua maniera, dopo averla cantata qualche anno fa accompagnata dal figlio del grande Bruno Martino, Walter, ai tempi della loro collaborazione.
Se non l’avessimo ascoltata attentamente, si sfiorerebbe il sacrilego con la riproposizione di “Spain” di Chick Corea, ma l’innesto di dialetto calabrese sulla notissima melodia del pianista americano di origini calabresi è il coronamento di un percorso che fa spellare le mani al pubblico del “Rendano”.
Che torna a casa soddisfatto come lo è Sergio Nucci che, direttamente dal palco, dà appuntamento all’anno prossimo per la sedicesima edizione del Concerto di Capodanno nel centro storico.

 

Autore: Giuseppe Di Donna