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Inaugurata al Convitto nazionale la mostra foto-documentaria "La nave degli scugnizzi", promossa dall'Assessorato alla scuola

mostra convitto
04 mar 2013

E’ la storia di una straordinaria esperienza educativa quella che viene evocata dalla mostra “La nave degli Scugnizzi”, inaugurata questa mattina al Convitto Nazionale, alla presenza dell’Assessore alla formazione della coscienza civica e alla scuola Marina Machì, che l’ha promossa, del Dirigente scolastico del Liceo Classico “Bernardino Telesio” Antonio Iaconianni e della curatrice Monia Valeriano. Presente anche, in rappresentanza della Commissione cultura di Palazzo dei Bruzi, il consigliere comunale Mimmo Frammartino.
Nelle bellissime foto in bianco e nero e nei pannelli della mostra è racchiusa la meravigliosa storia della “Caracciolo”, una pirocorvetta a vela costruita nel 1867 e adibita a Nave Asilo nel 1913. La “Caracciolo” divenne, grazie alla dedizione assoluta di una grande educatrice come Giulia Civita Franceschi, figlia di uno scultore fiorentino trapiantato a Napoli, che quando il padre era via per lavoro si dava un gran da fare intagliando il legno nell’officina di famiglia, il luogo per una seconda nascita per tutti quei fanciulli abbandonati nelle strade della città di Napoli, tant’è che i suoi ospiti assunsero presto il nome di “caracciolini”.
Giulia Franceschi trasformò, dall’aprile del 1913 fino al 1928, la “Caracciolo” nella casa di quei bambini di strada che una casa non l’avevano mai avuta, così come non avevano mai avuto una famiglia. La sua grande intuizione e vocazione verso l’età infantile diedero vita ad un vero e proprio modello pedagogico preso ad esempio anche da altri pedagogisti di fama, come Maria Montessori, Edouard Claparède ed Enrico Ferri.
Per l’inaugurazione della mostra è stata organizzata una visita guidata degli allievi delle scuole elementari e medie del Convitto nazionale, accompagnati dalle insegnanti, che hanno ascoltato con grande interesse l’illustrazione della curatrice dell’esposizione Monia Valeriano.
La Valeriano, studiosa di Formia, ha analizzato attentamente tutto il materiale fotografico sulla “Nave degli scugnizzi” sin dal 1989 e dopo un’intensa attività di approfondimento ha allestito la prima esposizione nel 2004 a Napoli nel Complesso monumentale di S.Maria La Nova. Una scelta non casuale, perché proprio a S.Maria La Nova, Giulia Civita Franceschi aveva tenuto nel 1947 il suo discorso al Convegno delle donne napoletane per ripristinare la Nave Asilo “Caracciolo” che era stata dismessa durante il fascismo.
“Anche la scelta del Convitto Nazionale di Cosenza non è frutto della casualità, spiega la curatrice della mostra Monia Valeriano. I luoghi sono fondamentali – ha affermato nel corso dell’inaugurazione la Valeriano – per la loro valenza simbolica. Il fatto di aver allestito la mostra sulla “Nave degli Scugnizzi” al Convitto Nazionale predispone i giovanissimi che la visiteranno ad un approccio diverso all’educazione”.
“Giulia Civita Franceschi, artefice di questo autentico miracolo educativo come può essere considerato la Nave Asilo “Caracciolo” – ha aggiunto dal canto suo Marina Machì, assessore alla formazione della coscienza civica e alla scuola del Comune di Cosenza – fa venire in mente la figura di una maestra di strada ante litteram, particolarmente attiva sul fronte delle azioni di contrasto alla dispersione scolastica. Per le modalità utilizzate, il sistema educativo abbracciato dalla Franceschi, che si rifaceva da vicino alle teorie dell’attivismo pedagogico, anche se era accompagnato da azioni molto più concrete ed intrise di pragmatismo, considera i bambini e i ragazzi uno per uno, esaltandone le inclinazioni ai fini della loro formazione professionale e valorizzazione”.
La mostra “La Nave degli Scugnizzi”, che resterà aperta fino al prossimo 8 marzo, dalle 9,00 alle 13,00 e dalle 15,30 alle 18,30, con ingresso gratuito, documenta, attraverso le foto in bianco e nero dell’epoca, tutto l’evolversi dell’esperienza educativa di Giulia Civita Franceschi, votata al puerocentrismo (il bambino al centro del suo metodo pedagogico) : dalle lezioni di aritmetica all’aperto, alla scuola di meccanica e falegnameria allestite a bordo del veliero, alla lavorazione a mano delle reti adoperate nelle frequenti battute di pesca.
Un microcosmo tutto da esplorare, anzitutto da parte delle scuole cosentine che avranno tanto da apprendere curiosando tra i pannelli e gli scatti della mostra.
Domani mattina sarà la volta degli alunni della scuola media di via De Rada.


 

Autore: Giuseppe Di Donna