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Al "Rendano" per la stagione di prosa lo spettacolo "Upupa" di Antonio Orfanò

caroleo in upupa
24 gen 2013

La fonte di ispirazione è la commedia “Gli uccelli” di Aristofane, testo eternamente attuale, nonostante sia stata rappresentata per la prima volta nel 414 a.c.
Antonio Orfanò, autore dello script e regista di “Upupa - My dream is my rebel king” (Il mio sogno è il mio re ribelle), lo spettacolo che andrà in scena al Teatro “Rendano” di Cosenza sabato 26 gennaio (ore 20,30) e domenica 27 gennaio (ore 18,00) per la stagione di prosa diretta da Isabel Russinova, ne ha tratto spunto per una nuova rilettura che ha visto il suo debutto in prima nazionale a Taormina Arte per poi
essere rappresentata a Torino, per le Olimpiadi della cultura di Luca Ronconi, ed anche a Siracusa, Atene, Bruxelles e Parigi.
“E’ estremamente interessante – sottolinea il direttore artistico del “Rendano” Isabel Russinova - l'atmosfera particolare di questo lavoro teatrale che risente della contaminazione di più linguaggi, restituendo uno spettacolo molto vicino al mondo fantastico. Aristofane d’altra parte si presta molto a questa lettura, così da affascinare anche un pubblico più giovane”.
La vicenda è arcinota e narra di due vecchi ateniesi, Pistetero ed Evelpide, che, stanchi e disgustati della loro patria (dove imperversano delatori e maniaci dei processi), decidono di emigrare. Guidati da una cornacchia e da un corvo, raggiungono Tereo, un uomo trasformato dagli dèi in upupa, e gli manifestano la loro intenzione di stabilirsi in un luogo dove poter vivere tranquilli. Anzi, Pistetero lancia a Upupa una proposta: fondare una città nell’aria, la cui particolare collocazione, tra cielo e terra, permetterà agli uccelli di comandare sugli uomini e diventare addirittura più potenti degli dei.
La regia e la sceneggiatura di Orfanò tracciano il percorso dell'uomo, dalla ricerca di libertà alla distruzione del sogno di un mondo ideale, Upupa appunto, che i protagonisti raggiungono a fatica. La distruzione di questo sogno è causata dal forte desiderio di potere, un potere ingannatore che si intrufola nel mondo "puro" e priva gli uomini dei propri sogni.
La critica che ha già recensito lo spettacolo di Antonio Orfanò (produzione della compagnia “La Chapliniana” di Roma in collaborazione con “Taormina Arte”) ne ha parlato come di “una parabola sulla fragilità dell'uomo con le sue debolezze. Una leggenda moderna su temi antichi dove comunque trionfa la fantasia.”
Secondo il regista Antonio Orfanò “Upupa è una metafora senza tempo, il simbolo della speranza di un mondo più bello, più armonioso. L'intreccio di stili e di miti è tale da disarmare qualsiasi spettatore, che sarà chiamato a sognare e riflettere.
Lo smarrimento, la confusione, l'incertezza, la violenza degli eventi –spiega ancora Orfanò - sollecitano la fuga e la ricerca, rimettendosi così all'immaginifico quale misterioso, ineluttabile e insopprimibile valore di vita: l'uomo, quindi, spiega le ali evadendo da una realtà limitata, dissacrata e mortificata, pensando a un "mondo ideale" come giusto e legittimo corrispettivo: questo luogo utopico è "UPUPA" dove il mondo degli uomini è visto dall'alto e con distacco.
In questo mondo ideale immagina di trovarsi, in una sequenza onirica, Pistetero per il quale “Upupa” è il rifugio, la speranza e il sogno dell'uomo e di ogni giovane in particolare.
Nel sogno tutto è perfetto, persino la malvagità del "Potere" è gentile: infatti, il "Potere" ingannatore s'intrufola nella nuova città e, servendosi dei propri poteri, abbaglia, avvince e priva Pistetero del proprio sogno.
Risvegliatasi l'antica coscienza che lo aveva portato ad "UPUPA", Pistetero si avvede della distruzione del proprio "sogno".
Ed è qui – spiega ancora Antonio Orfanò – che si entra nella seconda fase del dramma: la ribellione. Infatti Pistetero sciorina e brandisce la propria esplosiva e dignitosa ribellione: “Il mio sogno è il mio re ribelle” come creatura vivente nel miracolo di una nevrotica e scalpitante “fantasia-certezza” in cui si concretizza una funzione di immagini e finzioni.
Alla fine l’uomo, con la sua capacità di creatività e fantasia e il suo desiderio eterno e ineluttabile di sognare devono prevalere e sovrastare il reale.”
Al “Rendano” di Cosenza reciteranno, insieme ad Antonio Orfanò, anche Lorenza Caroleo, Andrea Niccolini, Francesco Maltese, Giuseppe Mortelliti, Alberto Calligaris, Giulio Fazio, Ilenia Dagostino ed Elisa Angelucci.
Biglietti in vendita sia al botteghino del teatro che all’agenzia Inprimafila di Viale degli Alimena.

Autore: Giuseppe Di Donna