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In arrivo al "Rendano" Vinicio Capossela con il suo tour "Rebetiko Gymnastas"

capossela
12 dic 2012

Manca ancora qualche giorno, ma la febbre per il concerto che il cantautore Vinicio Capossela terrà al Teatro “Rendano” di Cosenza lunedì prossimo 17 dicembre, alle ore 21,00, comincia a salire, anche in considerazione del fatto che la data cosentina del tour “Rebetiko Gymnastas” ha già fatto registrare il sold out al botteghino.
Il tour che fa tappa al “Rendano” e che è inserito nella sezione “Celebrity” della stagione del teatro di tradizione cosentino, firmata dal direttore artistico Isabel Russinova, prende il nome dall’ultimo disco di Vinicio Capossela, uscito nel giugno scorso, dopo una lunga gestazione, iniziata nel 2007 ad Atene, quando il cantautore irpino si chiuse in sala di registrazione insieme ad alcuni tra i più grandi musicisti rebetici dell’era moderna. Il disco e il tour celebrano, infatti, il rebetiko, la musica popolare greca nata negli anni venti, ad Atene e Salonicco, figlia di una crisi diversa, ma non meno drammatica di quella che attualmente attanaglia la Grecia, strangolata dalla crisi economica e dall’incertezza del vivere. Una musica fiorita tra porti, emarginati, fuorilegge, capace di raccontare dolore e rabbia, ma soprattutto l’assenza. Infatti, il rebetiko, sorta di blues dell’Egeo che viene suonato ancora oggi nelle taverne e nelle cantine, è essenzialmente il canto dell’assenza, ma anche, oggi più che mai, espressione di fierezza e resistenza.
E quei sentimenti di cui il rebetiko è portatore e che trovarono sfogo quasi un secolo fa, quando la Grecia visse un altro periodo nerissimo, riaffiorano magicamente e quasi per incanto, a sottolineare la ribellione di un popolo che non ci sta a piegarsi.
E’ lo stesso Vinicio Capossela a spiegarci la forza e la profondità dei contenuti di questo singolarissimo genere musicale.
“Il rebetiko – sottolinea il cantautore - evoca un modo di prendere la vita. Sono cose che si ri-conoscono perché ci appartengono già. Ho sempre amato il rebetiko perché è musica che fa male, che non prova a renderti migliore ma solo te stesso, che riapre i conti con te stesso. Musica rivoltosa perché accende la rivolta di quanto le convenzioni hanno occultato di noi stessi. E poi è musica bellissima, che sa di fierezza, di oriente, di assenza, di qualcosa di perduto.
Praticare questa musica tiene in esercizio il " mangas " che è in noi.
Di sicuro mio nonno paterno – continua Capossela - era un mangas (chi canta rebetiko), non aveva di certo ascoltato Markos Vanvakaris, ma era un mangas. Il suo modo di vantarsi, di portare il cappello, di avere un codice, di sapere cosa era giusto per lui e cosa non lo era, il modo di essere despota in casa e compagnone tra i suoi simili, la sua anarchia politica. Tutto questo lo faceva un mangas. E quando vedo le vecchie foto dei rebetis, riconosco gente che mi appartiene.
Gente dignitosa, con un’identità, che non faceva dipendere chi si era da quello che si possedeva… Mi fa sentire vecchio, dignitosamente vecchio. E poi è musica per il corpo, per tutti i muscoli, soprattutto il cuore. E il cuore si scambia solo con il cuore.”
Sul palco del “Rendano” di Cosenza, Vinicio Capossela sarà affiancato da grandi musicisti della tradizione rebete, coloro che lo hanno già accompagnato nel disco ed ora, dal vivo, nel corso di questo apprezzatissimo tour: anzitutto Manolis Pappos, re del bouzuki (lo strumento tricorde tradizionale), poi Vassilis Massalas alla chitarra e baglamas, Ntino Chatziiordanou alla fisarmonica e all'organo Farfisa, Dimitri Emmanouil alle percussioni. Completano l'organico, due autentici pilastri della band di Capossela: Glauco Zuppiroli al contrabbasso e Giancarlo Bianchetti alla chitarra.
Nel concerto di Vinicio Capossela alcuni dei suoi brani cult come “Il ballo di San Vito” e “Che cos’è l’amor” saranno, grazie agli strumenti della tradizione rebetika, rivestiti di nuove sonorità. E' ancora lo stesso cantautore a spiegare la magica alchimia che ne deriva.
“In scaletta – chiarisce Capossela - ci sono brani della tradizione anarchica, come “Lavorare con lentezza” di Enzo del Re e una versione di "Quello che non ho" di De Andre’, sulla musica di un brano del grande Markos Vanvakaris, dal titolo "Primo ministro". È musica che non si vergogna dei propri peccati e dei propri errori. E' un concerto di canzoni, che attingono a un repertorio vario. Ci sono canzoni dei miei primi dischi, canzoni di anarchici, canzoni di rebetiko cantate in originale da Manolis Pappos e Vassili Massalas. Sono canzoni che praticano esercizi ginnici di rebetiko, perchè sono suonate da musicisti di quella tradizione. Tanto è vero che in scena ci sono delle spalliere che evocano l'esercizio ginnico: sollevamento di pesi emotivi, esercizi di disequilibrismo, ma soprattutto mettersi a nudo, perché "gymno" in greco significa nudo.
E poi ci siamo fatti crescere i baffi finti. Li consigliamo a tutti. Facciamo crescere i baffi, infiliamo la giacca da una manica sola. Distinguiamoci. C'è inoltre un vero piano-bar. Un piano con il bar incorporato, come un luna park portabile.”



 

Autore: Giuseppe Di Donna