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Il Consiglio comunale approva il Rendiconto della gestione relativo all'esercizio finanziario 2011

23 apr 2012

Il Consiglio comunale di Cosenza, presieduto da Luca Morrone, ha approvato il rendiconto della gestione relativo all’esercizio finanziario 2011.
Al termine di un dibattito molto partecipato, che ha registrato espressioni unanimi di apprezzamento nei confronti della relazione svolta dall’assessore al ramo Luciano Vigna, il consuntivo è stato votato favorevolmente da 20 consiglieri. Nove le astensioni, dei consiglieri di minoranza.

La relazione dell’assessore Vigna
“Il consuntivo è un passaggio importante, soprattutto quando vi è un cambio di Amministrazione, che va a certificare la situazione economico-finanziaria dell’ente. È evidente che questo documento, il consuntivo 2011, eredita anche la fase precedente, in quanto alla base ci sono atti posti in essere da due governi comunali differenti e un bilancio di previsione, approvato nel mese di luglio, con sette dodicesimi già spesi.
Oggi gli enti locali devono guardare non solo all’interno dei numeri ma analizzare i flussi finanziari, la cosiddetta cassa. La capacità di un ente e la sua virtuosità, si percepiscono analizzando quante risorse l’ente comunale acquisisce dai cosiddetti mercati di capitali - i finanziamenti - quante dai fornitori e quanto soprattutto è in grado di produrre. La situazione non è delle più rosee e questa non è una novità. Nei finanziamenti a lungo termine - mutui e Boc con durata pluriennale - l’esposizione dell’Amministrazione comunale è di circa 90 milioni di euro con scadenze approssimativamente sino al 2036.
A breve termine la situazione analizza l’acquisizione di risorse finanziare per far fronte a immediate situazioni di deficit di cassa. Un esempio sono le anticipazioni, di tesoreria o dell’agente di riscossione. Al 31 dicembre l’analisi evidenzia finanziamenti a breve termine intorno ai 30 milioni di euro, ossia 18 milioni in anticipazioni di tesoreria e circa 12 da istituti di credito per azione di crediti scaduti. I debiti di funzionamento, che sono la stragrande maggioranza, e sono quelli verso i fornitori, registrano una somma che si aggira intorno ai 100 milioni di euro. Questo è il quadro negativo finanziario.
Dall’altra parte troviamo l’acquisizione delle risorse, la faccia positiva della medaglia, che mostra trasferimenti dello Stato che nell’anno passato hanno raggiunto la quota di circa 29 milioni di euro, ai quali si aggiungono incassi per tributi di circa 20 milioni di euro, con una esposizione notevole rispetto al’esigenza di liquidare la parte debitoria che ci ha portato ad acquisire finanziamenti a breve termine.
Gli investimenti seguono il canovaccio lineare rispetto agli ultimi anni, ossia l’adeguatezza dell’incasso da alienazione e oneri di urbanizzazione che però non ha limitato l’investimento. In questo caso si è compensato il deficit utilizzando la spesa corrente per liquidare gl investimenti.
Le buone notizie: chiudiamo con un avanzo di circa 4 milioni e 900 mila euro. Sono numeri che evidenziano un minimo segnale positivo. È stato ottenuto grazie ad una gestione degli investimenti oculata, per quanto possibile, e ad uno sforzo importante per acquisire maggiori accertamenti. Così mi sento di ringraziare tutta la parte amministrativa che, insieme ad un importante sostengo dell’Università attraverso giovani stagisti, è riuscita ad identificare la procedura di registrazione delle fatture passive che ci ha portato a recuperare molta iva a credito, almeno per gli ultimi 3 anni. Quindi, c’è stato un maggiore accertamento per circa 2 milioni e mezzo di euro. Altra buona notizia è il rispetto del patto stabilità, che significa poter continuare ad elargire servizi primari e dare risposte a tutti i servizi a domanda individuale che in assenza del rispetto del patto sarebbero stati in pericolo.
A proposito dei finanziamenti a breve termine e della cronica assenza di cassa, ci si riferisce a situazioni che hanno raggiunto i massimi livelli, cioè le cosiddette partite residuali. Parliamo di più di 200 milioni di euro ai quali corrisponde tutta la parte residuale attiva. Accade che dietro alla cosiddetta spesa corrente, vi è a copertura la cosiddetta entrata, legata a tributi, trasferimenti, finanziamenti. la logica è stata sempre quella di costruire il bilancio in relazione alle spese e non di strutturare entrate in funzione dell’analisi reale del territorio e della capacità di incassare. Tutto ciò ha determinato una marea di partite residuali attive, riportate negli anni in corso, che hanno creato residui storici pari a 50 milioni di euro, il cui grado di esigibilità si abbassa col passare degli anni.
Bisogna partire da una analisi più realistica, mettendo a confronto i costi reali con i ricavi reali. La logica è evidente, risente di un bilancio che definire rigido è un eufemismo, soprattutto per la spesa. È evidente che i margini sono pochi ma non bisogna abbassare la guardia nel cercare una strada che porti a una razionalizzazione della spesa, quale attività obbligata. Il volume di spesa è troppo elevato rispetto alle capacità finanziarie di questo Comune. Ci sono i margini per farlo. È necessario pensare un altro modo di pensare la spesa. Si può migliorare ma solo con i soldi che abbiamo in casa e non con i salvadanai delle giovani generazioni”.

(Seguirà dibattito)
 

Autore: Annarita Callari